Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 02/07/2012, a pag. 20, l'articolo di Domenico Quirico dal titolo "Kenya, sangue nelle chiese".
Domenico Quirico
La domenica: il giorno del martirio. Bisogna apprestare il proprio coraggio, oggi come in lontani tempi ignobili e vili, per sillabare un Credo, per inginocchiarsi alla nudità della Croce. Il terrore è un frutto di stagione per i cristiani d’Africa, in questa estate del 2012. Lo ha ricordato il portavoce vaticano padre Lombardi : «L’attacco ai cristiani nei luoghi di culto è diventato un metodo considerato come particolarmente efficace per moltiplicare l’odio e la paura».
Ieri a Garissa, in Keny, gli assassini, il volto coperto da cappucci, hanno atteso che la messa fosse al culmine in due chiese, tra cui la cattedrale, per lanciare granate sui fedeli in preghiera. Quaranta feriti di cui una decina in stato grave. Nessun firma, nessuna rivendicazione. Non è neppure necessario per decifrare la mano omicida: a colpire sono stati gli Shebaab, i fondamentalisti somali, esorbitanti ed indefessi annunciatori dello sfacelo universale in nome di un altro dio, il loro, feroce e cieco .
Ma attenzione: non è una crociata, è semai una vendetta. Perché i somali vogliono punire il Kenya, i cui soldati dall’ottobre dello scorso anno hanno invaso il sud della Somalia. Un’aggressione per i miliziani del più pestifero fondamentalismo africano, impegnati in una guerra senza quartiere per conquistare, per la seconda volta, la capitale e trasformare la Somalia in uno stato taleban.
L’episodio di ieri a Garissa è solo l’ultimo anello di questa catena sanguinaria, gli shebab hanno colpito anche la capitale Nairobi e la grande città costiera di Mombasa. I servizi americani avevano appena lanciato una allerta per quello che ritenevano un minaccia «imminente» di attentato proprio in questa città turistica e avevano fatto allontanare tutto il personale amministrativo. All’inizio di giugno le truppe keniane sono state integrate nel contingente della Unione Africana formato da undicimila uomini che costituisce il più fastidioso impiccio per gli Shebaab decisi a decapitare l’odiato governo provvisorio di transizione sostenuto dagli occidentali.
L’armata keniana vuole creare una striscia di sicurezza contro quelle che definisce infiltrazioni terroristiche nel paese. Il confine in realtà è abitato da genti di razza somala che costituiscono da sempre un problema di sicurezza per i kenioti. Inoltre molti sospettano dietro la lotta al terrorismo mire annessionistiche su una parte del territorio di confine. Non si conosce il numero esatto di soldati entrati in Somalia, si parla di 4 - 5000uomini .
la avanzata dapprima rapida ha incontrato poi gravi difficoltà per la stagione delle piogge ch e ha reso le piste impraticabili e per la tenace tattica di guerriglia applicata dai somali. I kenioti, comunque, hanno appena conquistato Afmadow, chiave della strada che porta al grande bastione Shebaab di Chisimaio . Si parla di un attacco alla città entro agosto.
Per gli Shebaab, sul piano militare, è un momento difficile anche se controllano ancora ampie zone del centro e del sud del paese. Le loro strutture di comando sono state gravemente intaccate sotto la tenaglia dei keniani, da sud, e degli etiopici che hanno riattraversato il confine dall’Ogaden a nord. Per questo hanno deciso di aumentare la pressione terroristica: per convincere i keniani che il prezzo da pagare per mettere il naso nel groviglio somalo può essere molto elevato. E’ la tattica che ha pagato con l’Etiopia, costretta ripiegare dopo due anni da quello che stava diventando una tomba infernale per i suoi soldati.
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