Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 02/07/2012, a pag. 38, l'articolo di Daniele Mastrogiacomo dal titolo "Pakistan, la nuova sfida dei Taliban: No all´antipolio, i medici sono spie " .
Daniele Mastrogiacomo, Talebani
I Taliban mettono al bando il vaccino contro la polio. Brutta storia per migliaia di bambini pachistani. Rischiano di restare monchi, costretti a camminare su grucce di fortuna: pezzi di legno fissati a plantari di gomma usurata. Ossessionati dalle spie che vedono aggirarsi come fantasmi tra i vicoli polverosi del Waziristan, nelle valli dello Swat, lungo i villaggi del passo Khyber, i comandanti del Movimento coranico hanno deciso che la scienza medica non è neutrale. Per loro, sanitari, infermieri, volontari muniti di pillole e di siringhe per combattere una delle malattie più diffuse nelle Aree tribali di amministrazione federale (Fata), ai confini tra Pakistan e Afghanistan, sono in realtà al servizio della Cia. Entrano nelle case, visitano i pazienti, osservano cosa accade in giro e forniscono le coordinate ai droni americani con i loro carichi di bombe.
«Con la scusa della campagna di vaccinazione», ha sostenuto il mullah Nazir, leader dei Taliban nel Sud Waziristan, «gli Usa e i loro alleati hanno spedito nei nostri territori una rete spionistica. Con una mano ammazzano bambini innocenti; con l´altra giurano di volerli salvare». Hafiz Gul Bahadur, capo dei Taliban nel Nord Waziristan, ha ordinato l´uccisione di ogni medico che si aggira nell´area che controlla. Non sono i soli. Già nel 2007, il mullah Fazlullah, capo Taleban della valle dello Swat, ammonì la popolazione a non accettare alcun vaccino. Sfruttò paure e ignoranza: «Vogliono sterilizzare tutti i musulmani».
Tanto fervore contro la medicina preventiva non è casuale. Si sa che i combattenti radicali salafiti diffidano della modernità. Ma in questo caso c´è un precedente che li ha feriti nell´orgoglio: Osama bin Laden sarebbe stato individuato grazie a una traccia ematica carpita da un medico impegnato nella campagna contro la polio. Un retroscena mai provato. Ma che la messa al bando dei vaccini adesso conferma.
Per far scattare l´operazione Neptune spear, "Lancia di Nettuno", mancava un ultimo tassello. Il più importante: stabilire l´esatta identità di quel vecchietto, spacciato per un contadino della zona, che viveva blindato dentro una casa ad Abbottabad, 70 chilometri a nord est di Islamabad. La certezza poteva arrivare solo dal Dna. A dispetto della leggenda che lo descriveva malato ma sempre in giro, lo sceicco del terrore in realtà viveva braccato dai tempi di Bora Bora. Non si fidava di nessuno. Per comunicare ricorreva a messaggi cifrati. Nessuna visita, anche la spesa veniva ordinata e lasciata fuori il portone; i bambini che affollavano il suo compound dovevano chiedere il permesso per uscire a giocare.
Siamo nel marzo del 2011. La Cia ha già agganciato i messaggeri fidati del capo della jihad internazionale. I satelliti puntati sull´area e le centrali di ascolto confermano che la pista è quella giusta. Ma ci vuole la prova regina: la certezza assoluta che il contadino di Abbottabad sia proprio Osama Bin Laden. Qualcuno deve avvicinare l´uomo più ricercato al mondo e sottrargli una traccia del codice genetico. Uno degli agenti di Langley che bazzica la zona tribale si ricorda di un medico. Si chiama Shakil Afridi, 40 anni, il viso largo, gli occhi neri e profondi, i baffoni che gli circondano la bocca. Da due anni gira in quelle regioni distribuendo vaccini contro la polio. Lo conoscono tutti. È un medico ma anche un personaggio controverso.
Di lui non si sa nulla, ufficialmente. Il suo nome spunta un anno dopo la morte di Bin Laden. Viene arrestato nel mercato di Karkhano, nel Peshawar, dagli uomini dell´Isi, i servizi segreti pachistani. È accusato di alto tradimento: avrebbe complottato contro lo Stato partecipando ad attentati, estorsioni, sequestri. Ma soprattutto di aver ucciso e non guarito, con i suoi vaccini, almeno duecento abitanti delle aree tribali.
L´arresto fa clamore. L´Isi accredita le voci che si rincorrono tra le valli e le montagne dietro il passo Khyber. È un ciarlatano, non un benefattore. Ma i servizi conoscono bene la verità: sanno che è stato lui a fornire alla Cia la prova regina su Osama Bin Laden. È riuscito a vaccinarlo e a prendere un campione del Dna. Il tassello mancante all´operazione Neptune spear.
Shakil Afridi subisce una condanna a 33 anni di carcere dopo un processo frettoloso. La Cia protesta, propone l´asilo negli Usa. Si espone perfino Leon Panetta, il Segretario alla Difesa americano. Il Pakistan fa finta di niente, continua a sostenere le responsabilità del medico come complice dei terroristi. Dice e non dice. Un classico dei servizi pachistani: insinuazioni per provocare reazioni. E la reazione Usa arriva subito: il Dipartimento di Stato taglia 33 miliardi dal flusso di finanziamenti. Tanti quanti gli anni di condanna. Poi il silenzio. Iniziano le trattative dietro le quinte. Per chiudere la partita di Osama Bin Laden e del medico che lo ha tradito. Assieme ai vaccini delle spie.
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