Da domani, 1° luglio, entra in vigore l'embargo petrolifero contro il programma nucleare iraniano. Sul SOLE24ORE di oggi, a pag.25, con il titolo " Iran, l'Europa ferma le importazioni di petrolio", Roberto Bongiorni analizza gli scenari possibili. Non è ben chiaro se le sanzioni, volute dagli Usa, saranno rispettate. Soprattutto dall'Italia.
Ecco il pezzo:
Il conto alla rovescia è terminato: domani, domenica 1° luglio, entrerà in vigore l'embargo europeo contro le importazioni di petrolio dall'Iran. Le compagnie di assicurazione sul mercato di Londra, che coprono il 95% del traffico marittimo mondiale di greggio contro collisioni e incidenti vari, cesseranno di assicurare i carichi di greggio iraniano. Pochi giorni dopo seguirà un nuovo round di sanzioni americane per persuadere Teheran ad arrestare il suo controverso programma nucleare. Importare greggio dall'Iran sarà sempre più difficile. E caro.
Italia in ritardo
Molti dei 27 Paesi dell'Unione Europea, che nel 2011 importava da Teheran quasi 500mila barili al giorno (oltre il 20% dell'export iraniano)avevano già ridotto gli acquisti in autunno. Non , però, i Paesi energeticamente più esposti verso l'Iran: Grecia (l'import iraniano nel 2011 rappresentava il 30% del totale) Spagna (oltre il 15%) e Italia (13,3% nel 2011 ma in termini assoluti la quantità maggiore). Ma se Grecia e Spagna da marzo hanno drasticamente tagliato l'import (in aprile Madrid era sotto il 4% sul totale), lo stesso non è avvenuto per l'Italia. I dati più aggiornati dell'Unione petrolifera italiana (Upi) segnalano che in marzo l'import dall'Iran è cresciuto del 5% circa, arrivando a 421mila tonnellate. In aprile ha registrato un balzo di circa il 30%, salendo a 548mila tonnellate. In altri termini il 13,4% dell'import complessivo italiano, un livello simile a quello del 2011. I dati relativi a maggio non sono stati ancora diffusi, ma una fonte dell'industria petrolifera ha fatto sapere che almeno due raffinerieitaliane hanno continuato ad acquistare( una ha ordinato due carichi).
È vero che in maggio c'era ancora tempo per tagliare gli acquisti. E che l'Eni, che vantava un credito (da corrispondere in greggio) nei confronti di Teheran, ha avuto il permesso di importare anche dopo l'entrata in vigore dell'embargo. Ma questa quantità incide solo in parte sull'import e comunque non spiega l'incremento degli acquisti di marzo e aprile. «Tutto sotto controllo - ribatte Pietro De Simone, direttore generale dell'Upi - Gli acquisti di petrolio iraniano proseguiranno fino a che non saranno poste in essere le alternative. Ma l'embargo sarà rispettato. Le raffinerie si sono premunite. A quanto mi risulta, non ci sono problemi di approvvigionamento. Stanno acquistando più greggio da Arabia, Russia e Iraq. Non a costo zero. Il prezzo sui mercati spot è più alto».
Paesi esclusi dall'embargo
Le sanzioni americane renderanno l'embargo ancor più effettivo. Perché i Paesi extra Ue che continueranno a comprare greggio da Teheran, dovranno rinunciare al remunerativo business con le compagnie americane. Per evitare di creare troppe difficoltà, anche alla propria economia, la Casa Bianca ha stilato una lista di 20 Paesi che potranno rifornirsi di limitate quantità di greggio per altri sei mesi senza incorrere nelle sanzioni: tra questi la Cina, l'India, il Giappone (che comunque ha già tagliato del 46% rispetto al maggio 2011), Singapore e la Turchia (-35% rispetto al mese precedente). Altri Paesi, come la Corea del Sud, hanno invece deciso di fermare l'import.
Crolla l'export iraniano
Il morso delle sanzioni ha già assestato un duro colpo alle casse della Repubblica islamica, un Paese che soffre di petro-dipendenza (l'export di greggio copre l'80% in valore di quello complessivo). Da maggio le vendite di greggio dell'Iran, 3° esportatore mondiale, sono precipitate da 2,5 milioni di barili al giorno (mbg) del 2011 a 1,5 mbg. Un danno che finora è costato 32 miliardi di dollari. «Nel mondo non dovrebbero esserci problemi di offerta. Grazie all'aumento produttivo dei Paesi Opec il gap iraniano sarà colmato», spiega da Londra Leo Drollas, capo economista del Center for global energy studies.
I trucchi contro l'embargo
Per aggirare l'embargo l'Iran le sta provando di tutte. Ha creato nuove assicurazioni statali per i Paesi che vogliono continuare a comprare il suo greggio. Non solo. Ha cambiato colore e nome a 24 delle sue 44 petroliere per sfuggire ai controlli. Con l'India si è accordato di farsi pagare in rupie anziché in dollari. Ma soprattutto sembra funzionare il ricorso allo strumento del baratto: grano in cambio di petrolio. «Trucchi che serviranno solo in parte parte - conclude Drollas - Ogni embargo non è mai totalmente impermeabile. L'Iran dovrebbe comunque continuare ad esportare 1,3 mbg. Ma questo embargo è più solido dei precedenti. Questa volta il vero perdente è l'Iran».
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