Consigliamo ai nostri lettori di seguire con attenzione le corrispondenze di Maurizio Molinari sulla STAMPA sulle esercitazioni navali nei vari mari nei quali avvengono. La nuova strategia militare Usa sarà tutta rivolta al potenziamento della flotta, perchè è sul mare - non più nei cieli - che si capirà se l'America risucirà a recuperare le posizioni perdute in anni di politica estera disastrosa. Il pezzo di oggi, 23/06/2012, esce a pag.17, con il titolo "Il Pentagono schiera le navi e fa arrabbiare Pechino":
Maurizio Molinari
Dozzine di navi da guerra, centinaia di aerei e migliaia di uomini sono protagonisti di un’imponente esercitazione militare congiunta delle forze americani, giapponesi e sudcoreane percepita come una minaccia dalla Nord Corea e vissuta con allarme a Pechino. I “War Games” coincidono con il 62° anniversario dell’inizio della guerra di Corea, quando il Nord attaccò il Sud con il sostegno della Cina di Mao, e simulano un’identica aggressione contro Seul al fine di preparare una risposta migliore di allora, visto che nel 1950 le forze comuniste riuscirono a sorprendere il Sud impossessandosi anche della capitale Seul.
La prima fase delle manovre si è svolta sulla terraferma, a ridosso della zona smilitarizzata, con l’impiego di duemila soldati americani e sudcoreani, appoggiati da mezzi pesanti e artiglierie che, sparando munizioni vere, «hanno fatto sollevare colonne di fumo davanti alle bandiere nordcoreane sul confine ma per fortuna senza colpirle» come ha scritto il «China Post». Da lunedì scattano le operazioni navali nel Mar Giallo che vedono la Us Navy schierare il gruppo navale della portaerei George Washington, affiancato da numerose unità da guerra sudcoreane e da tre cacciatorpedinieri giapponesi. Sebbene Tokyo affermi che si tratta di «manovre di routine fra alleati» in realtà è la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale che la Marina nipponica partecipa da protagonista - e non da osservatrice - a esercitazioni navali congiunte a ridosso delle acque della Corea del Nord. Per Pyongyang si tratta di «una dissennata provocazione militare che può portare ad un conflitto nucleare» come recita un comunicato governativo, ammonendo Washington e Seul a «pensare bene due volte cosa stanno facendo perchè basta la minima provocazione per innescare una guerra». In realtà il vero intento delle manovre sembra rientrare nello scenario anticipato dal capo del Pentagono, Leon Panetta, in occasione di una recente visita a Singapore, quando previde l’intensificazione della «cooperazione strategica» con gli alleati dell’Estremo Oriente per contenere la crescita dell’apparato militare cinese. Anche per questo la stampa governativa di Pechino ha dato notizia delle manovre mostrando allarme e dando voce ai gruppi di opposizione sudcoreani che vi vedono il rischio di «conflitti nell’Asia del Nord-Est».
Ad avvalorare l’impressione che Washington punti sul rafforzamento della Us Navy nei mari a ridosso della Cina ci sono le indiscrezioni trapelate a Washington sull’imminente varo di una nuova generazione di navi «Stealth», capaci di navigare sottocosta sfuggendo alla sorveglianza radar per attivare sofisticate apparecchiature elettroniche capaci si monitorare le attività militari. Le coste cinesi sono l’area dove l’esercito di Pechino schiera la maggioranza delle unità, di artiglieria e missilistiche, capaci di minacciare Taiwan.
Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sulla e-mail sottostante