Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Jet abbattuto: Siria contro Turchia Analisi di Guido Olimpio
Testata: Corriere della Sera Data: 23 giugno 2012 Pagina: 16 Autore: Guido Olimpio Titolo: «Jet turco precipita in mare, 'abbattuto da Damasco'»
Sul CORRIERE della SERA di oggi, 23/06/2012, a pag.16, con il titolo "Jet turco precipita in mare, 'abbattuto da Damasco' ", Guido Olimpio racconta la crisi turco-siariana dopo l'abbattimento del jet.
WASHINGTON — Un episodio misterioso che può cambiare il volto alla crisi in Siria. Un caccia turco è stato abbattuto dalla contraerea siriana perché — secondo una versione — ha violato lo spazio aereo del Paese arabo. Una verità emersa nel cuore della notte dopo tesi contrastanti e spiegazioni bizzarre, a conferma del timore per le conseguenze. Ankara non può restare a guardare ma neppure agire di impulso. Ecco perché il governo prima vuol chiarire i fatti e poi muoverà i «passi necessari con decisione». Questa lunga giornata inizia alle 10 del mattino quando due Phantom turchi decollano da Erhac, vicino a Malatya. I caccia sono impegnati in una missione non lontano dal territorio siriano. Zona ad alto rischio. Ed è qui che, 90 minuti più tardi, avviene qualcosa. Secondo due tv libanesi filo-iraniane il jet è stato abbattuto dalla contraerea di Damasco ed è caduto in mare davanti a Latakia. Da Ankara confermano di aver perso i contatti radar. Seguono notizie confuse sui due piloti. Sono «in vita» rilanciano i media turchi. Prigionieri, insistono quelli libanesi. Li cercano i mare anche con l'intervento di navi siriane. Le informazioni operative si intrecciano con quelle diplomatiche. Sale la tensione, cala la Lira turca. Ma è il premier Recep Tayyip Erdogan a stabilizzare il «termometro». Rientrato dal summit in Brasile, convoca una conferenza stampa e per 15 minuti parla d'altro. Poi, finalmente, affronta la questione del caccia. E quando gli chiedono se è vero che Damasco si è scusata sostiene di non essere sicuro neppure di quello. Affermazione quanto meno strana. Non sono d'aiuto neppure gli americani. Dal Pentagono dicono: «Il caccia era nel raggio del sistema siriano, però non possiamo confermare l'abbattimento. Una linea cauta che cambia dopo il vertice (e probabilmente contatti con gli alleati) al quale partecipano Erdogan, i principali ministri e i generali. Il comunicato passato ai media accusa la Siria di aver abbattuto il Phantom e apre scenari imprevedibili. La Turchia è un membro della Nato e potrebbe anche invocare l'assistenza dei partner. Damasco, muta per l'intera giornata, rompe il silenzio. E sostiene che il Phantom era ad appena un chilometro dalla costa siriana. Quindi la difesa ha reagito scoprendo solo dopo che si trattava di un caccia turco. Ma che cosa ha spinto la Siria a un gesto che può costare caro? La prima risposta è che pensavano potesse essere un jet israeliano. La seconda è che sia un monito disperato agli altri avversari. Da mesi sono segnalati voli da parte di droni americani, aerei spia U2 e velivoli turchi che sgancerebbero strani «oggetti elettronici». Missioni per tenere d'occhio l'esercito di Assad che si aggiungono all'appoggio agli insorti. In Turchia — dove ci sono 32 mila profughi — hanno rifugi e centri di coordinamento. Il regime ha voluto lanciare un messaggio? E' un'ipotesi. Se volevano potevano evitare di sparare. La distruzione del caccia è forse anche un modo per rimediare al colpo della fuga del colonnello a bordo di un Mig e ricompattare i ranghi mentre si moltiplicano sussurri su defezioni importanti. La tesi di Damasco potrebbe anche nascondere manovre all'interno del regime. Siamo nella terra degli intrighi. Una terra dove c'è spazio anche per il ruolo di Mosca. I russi hanno una stazione radar (e d'ascolto) a Kessab, base che «guarda» verso la Turchia e decine di consiglieri militari si occupano dei missili siriani. Possibile che abbiano lasciato fare? Mosca appoggia il regime ma non le avventure. Il punto è che nel conflitto — marcato ieri da altre stragi — tutti hanno qualcosa da nascondere. E sanno anche che in qualsiasi momento può diventare totale.
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