Sul FOGLIO di oggi, 23/06/2012, a pag.1, con il titolo "Un nuovo cavallo di Troia nella lotta a nucleare Iran", Giulio Meotti scrive una accurata indagine sulla guerra al nucleare iraniano a base di virus, messi a punto nella base americana di Oak Bridge.
Ecco l'articolo:
Giulio Meotti
Roma. Quando nel 2003 il colonnello Muammar Gheddafi dismise il suo programma nucleare, la Libia acconsentì a trasferire agli americani centrifughe e tecnologia, la stessa usata da iraniani e pachistani. Il materiale fu portato a Oak Ridge, la centrale nel Tennessee dove nacque la bomba H. Secondo il New York Times è lì che gli americani avrebbero riprodotto Natanz, la centrale dove gli iraniani arricchiscono uranio al venti per cento. Da lì arriverebbe anche il virus “Flame”, fiamma, creato per attaccare gli impianti iraniani. E’ notizia di ieri che il virus ad aprile avrebbe attaccato le centrali di Teheran. Finora gli iraniani avevano riscontrato danni alle infrastrutture economiche, ma un programmatore della Symantec, Vikram Thakur, ha scoperto che anche centinaia di computer del regime sono infettati. Il Washington Post ha rivelato che sono stati Stati Uniti e Israele a sviluppare il virus informatico, per ritardare le capacità iraniane di assemblare la bomba nucleare. Nel corso dell’operazione è stato usato anche il già noto virus Stuxnet. “La vera ragione per cui questo virus è stato efficace sta nel fatto che sono stati gli israeliani a testarlo”, aveva detto al New York Times un alto ufficiale militare americano. La massima compagnia russa di realizzazione di antivirus, Kaspersky Lab, ha trovato un legame stretto tra Stuxnet e Flame. Il reporter del New York Times, James Risen, nel libro “State of war” ha rivelato un piano israelo-americano messo a punto durante l’Amministrazione di George W. Bush per mettere fuori uso le centrali iraniane. Una guerra combattuta con “bombe logiche” (virus risvegliati dopo un letargo con impulsi a distanza), “vermi” (che si moltiplicano all’infinito, fino a distruggere le memorie) e “cavalli di Troia” (codici malevoli dissimulati in programmi in apparenza innocui). L’operazione di sviluppo e diffusione del Flame sarebbe stata denominata “Giochi olimpici” ed è iniziata sotto Bush e proseguita, in maniera più incisiva, sotto la presidenza di Barack Obama. Parte del lavoro, oltre che nel Tennessee, sarebbe stata realizzata nella Kirya le Mehekar Gariny o Negev Nuclear Research Centre. Un’oasi di palme e sabbia in Israele chiusa a chiunque ma nota al mondo con il nome di Dimona. Yaakov Katz, corrispondente militare del Jerusalem Post, nel suo nuovo libro “Israel vs. Iran: The Shadow War”, spiega come un ruolo determinante nella messa a punto del virus lo abbia svolto l’unità israeliana Aman. Un anno fa la Repubblica islamica era stata colpita da un altro virus noto come “Stars”. Poi è stata la volta del virus “Duqu”, simile allo Stuxnet. Ieri la tv di stato iraniana ha detto che gli impianti nucleari sono sotto un “massiccio attacco degli hacker”. Per testare il virus, la National Security Agency ha usato i locali e le macchine nella copia della centrale di Natanz ricostruita nel Tennessee. A guidare l’operazione il generale James Cartwright e Michael Morell, vicedirettore della Cia. Esperti americani di informatica si sarebbero incontrati con il presidente Obama nella Situation Room della Casa Bianca, di fronte alla cosiddetta “gualdrappa”. Una mappa che raffigura i siti nucleari iraniani da colpire con i virus.
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