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Informazione Corretta Rassegna Stampa
22.06.2012 I libri per le vacanze da mettere in valigia
i consigli letterari di Giorgia Greco

Testata: Informazione Corretta
Data: 22 giugno 2012
Pagina: 1
Autore: Giorgia Greco
Titolo: «I libri da mettere in valigia»

I libri da mettere in valigia
di Giorgia Greco


Giorgia Greco

Un libro per….viaggiare con la mente

“Il libro è una delle possibilità
di felicità che abbiamo noi uomini
"
Jorge Luis Borges

Una pregevole iniziativa a favore delle popolazioni terremotate dell’Emilia individua nel libro un oggetto prezioso, un bene necessario come cibo e abbigliamento da destinare a chi ha perso tutto nel terremoto delle scorse settimane. Alcune fra le più importanti case editrici, ma anche singoli cittadini, si sono uniti per donare centinaia di volumi alle famiglie che hanno lasciato sotto le macerie delle loro abitazioni intere librerie e offrire attraverso la lettura di un romanzo o di un saggio un’occasione per pensare ad altro, per svagarsi o riflettere e per guardare al futuro con rinnovata speranza.
In un periodo di vacanze, oltre che di crisi economica, il libro assurge più che mai al ruolo di bene prezioso e insostituibile, “cibo per la mente” e non solo intrattenimento o svago sotto l’ombrellone.
Come ogni anno Informazione corretta vi propone una carrellata di titoli scelti fra romanzi e saggi di recente pubblicazione ma anche classici della letteratura ebraica e israeliana augurandoci che fra essi possiate trovare dei compagni di viaggio piacevoli perché come scrive Elisabeth Strout (vincitrice del Premio Pulitzer per la narrativa nel 2009 con il romanzo Olive Kitteridge, Fazi) “…leggere è un’attività costante, è un vagare lungo le strade della vita; il veicolo a bordo del quale si viaggia può essere più o meno confortevole, ma ce c’è sempre un altro sopra cui salire”.


A Gerusalemme
di Fiamma Nirenstein – Rizzoli

Brillante scrittrice e giornalista, Nirenstein è da molti anni un’attenta commentatrice delle vicende del Medio Oriente per il quotidiano Il Giornale.
La sua ultima fatica ci conduce fra le pieghe oscure della città santa per eccellenza, capitale dei tre monoteismi, ebraismo, cristianesimo e islamismo per raccontarci, con stile emozionante e coinvolgente, frammenti di storia, archeologia e politica di una città mediorientale carica di conflitti e di simboli, ma anche luogo dello spirito vivo e pulsante.
Attraverso un dialogo intimo e pubblico la giornalista racconta del suo amore per Gerusalemme descrivendo vicoli, negozi, volti, usanze e linguaggi, ricorda l’angoscia degli anni delle stragi e il terrore per il ritardo del figlio Ben, ripercorre con minuziosa cura storica gli avvenimenti politici che hanno segnato l’esistenza di una città unica e al contempo speciale.
E’ un libro appassionato quello di Nirenstein, un canto d’amore per un luogo che sfida orgogliosamente i suoi nemici, che coltiva una dimensione multietnica e multiculturale oltre che una memoria in cui si depositano millenni di storia.
A noi lettori la giornalista regala un motivo in più per amare e rispettare Gerusalemme.


Il mondo libero
di David Bezmozgis – Guanda

L’ultimo romanzo dello scrittore lettone, considerato dal New Yorker uno dei venti migliori autori americani under 40, è ambientato a Roma nel 1978, una città che “può pretendere di far parte dell’Europa soltanto da un punto di vista geografico” e dove approdano in una soffocante calura i Krasnaskij al completo. Dopo essere transitata per Vienna la famiglia lettone, carica di bagagli e borse contenenti ogni sorta di ammennicoli sovietici da rivendere, si ferma a Roma in attesa di partire per l’America e qui, fin dai primi giorni, sfuma il sogno americano. La nuova meta è il Canada, un paese scelto in pochi minuti per via del clima rigido che ricorda la patria abbandonata.
In attesa del visto è a Roma che i Krasnanskij si arrabattano a vivere, loro malgrado, per cinque mesi e sullo sfondo di una città caotica e divisa si declinano le vicende bizzarre dei protagonisti, in una commedia umana priva di pathos eroico ma arricchita dai continui flash back del patriarca Samuil in una terra e in un’epoca ormai lontane.
E’ un affresco corale che attraverso la storia, simile a tante altre, di una famiglia di emigranti ebrei, ci restituisce un racconto di straordinaria maturità letteraria, commovente, pervaso di ironia e umanità confermando - come testimonia la biografia dell’autore - che “Al cuore di ogni opera d’arte deve esserci una perdita irrecuperabile”.


Per mare e per terra
  di Mitchell James Kaplan – Neri Pozza

E’ un romanzo storico intenso e raffinato l’opera prima di Kaplan, traduttore, sceneggiatore e consulente editoriale. Lo scrittore americano inquadra, avvalendosi di un’accurata ricostruzione storica, il regno di Ferdinando e Isabella, il clima di odio religioso istigato dalla Nuova Inquisizione di padre Tomàs de Torquemada e la drammatica svolta segnata dall’editto di espulsione degli ebrei dalla Spagna nel 1492.
In questo scenario storico delineato con tocco magistrale prendono vita personaggi indimenticabili i cui destini si intrecciano con la Storia in un’epoca caratterizzata da lotte, intrighi e passioni violente. Fra questi, Luis de Santàngel, un uomo di successo e cristiano solo da tre generazioni che adempie con impegno al compito di cancelliere presso la corte spagnola di Ferdinando e Isabella. Nonostante il ruolo prestigioso che ricopre, il suo status di converso lo rende ancor più visibile agli occhi della Nuova Inquisizione di Torquemada che nel 1481 ha messo in atto una persecuzione senza limiti nei confronti degli ebrei e dei conversos.
Una trama serrata si dispiega pagina dopo pagina e il risultato è un romanzo affascinante e avvincente nel quale Kaplan con sapienza narrativa indaga i risvolti più profondi dell’anima dei personaggi facendo emergere le inquietudini dei potenti, le debolezze degli uomini di Chiesa, l’incertezza di chi non ha più un orizzonte cui volgere lo sguardo, ma anche le passioni e le lotte che agitano i loro cuori.


Il poeta di Gaza
di Yishai Sarid – e/o

Dalle atmosfere cupe dell’Inquisizione spagnola approdiamo ad una storia di suspense tutta israeliana.
L’autore è un avvocato che ha affrontato casi penali di una certa rilevanza prima di dedicarsi alla scrittura. Con questo libro che tiene il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina Sarid ha vinto il Grand Prix Policière per il miglior romanzo straniero in Francia.
E’ un racconto avvincente e serrato con un giovane ufficiale dei servizi segreti israeliani del ramo antiterrorismo che ottiene un incarico insolito: si finge aspirante romanziere per avvicinare l’affascinante scrittrice Daphna che i servizi segreti vogliono usare come ponte per arrivare all’amico Hani, famoso poeta palestinese.
Mentre il protagonista penetra nelle vite di Hani e Daphna riaffiorano in lui quei sentimenti che dopo anni di attentati e interrogatori non riusciva più a esprimere.
L’agente segreto è in crisi, le sue certezze vacillano e non sa più cosa è giusto.
Dopo i romanzi de tre “tenori” (Grossman, Oz e Yehoshua) che hanno fatto conoscere ed apprezzare la letteratura israeliana nel nostro paese, per gli amanti del thriller  si apre uno scenario promettente che rappresenta un’autentica novità nel panorama letterario israeliano.


I falò dell’autunno
di Irène Némirovsky – Adelphi

Nell’ultimo romanzo ambientato fra la Grande Guerra e il 1941, scritto a Issy-l’Eveque e uscito postumo nel 1957, la scrittrice di origine ebraica nata a Kiev nel 1903, rifugiata a Parigi dal 1919, perseguitata durante il regime di Vichy e deportata ad Auschwitz, ripercorre il processo di dissoluzione della società francese attraverso le vicende di un giovane, Bernard Jacquelain, dall’ animo irrequieto e mediocre. Come negli altri romanzi del filone francese Némirovsky volge il suo sguardo critico verso la borghesia francese arrivista che ha fatto del denaro e del piacere una parola d’ordine e un obiettivo da perseguire ad ogni costo. Personaggi cinici, egoisti, avidi costellano il romanzo, pochi si salvano. Fra questi la candida Thérèse, moglie di Bernard che nonostante le avversità di un’esistenza poco benevola conserva intatta un’umanità fiduciosa che le permette di coltivare la speranza in un futuro migliore anche quando tutto sembra ormai perduto.
In quest’ultimo pregevole romanzo la scrittrice francese conferma il suo talento narrativo addentrandosi nel groviglio di sentimenti che abitano l’animo umano per restituirci con grande nitidezza l’immagine fedele di un’epoca e del suo declino.


Generazioni
di Gabriele Rubini – World Hub Press (Phasar)

Con un’opera d’esordio imperdibile Gabriele Rubini, studioso di storia ebraica e del Medio Oriente, ci regala un romanzo storico di ampio respiro che attraverso l’avventurosa saga di cinque famiglie ebraiche ripercorre le tragiche vicende che hanno coinvolto fra il XIX e il XX secolo l’ebraismo europeo, lacerandone le abitudini diasporiche mentre all’orizzonte prende corpo il sogno sionista e il popolo ebraico si riappropria del proprio destino.
I personaggi magistralmente ritratti si muovono su un palcoscenico internazionale: siamo nella Russia zarista dove il romanzo prende avvio e dove alcuni commercianti affrontano i pogrom e maturano il proposito di vivere nella Terra Promessa,mentre affiorano i dissidi fra bundisti, sionisti ed ebrei religiosi.
Ci spostiamo in Italia nella Bologna papalina del 1897 dove il giornalista del Resto del Carlino, Daniele Morpurgo, ricorda il rapimento e il battesimo forzato di Edgardo Mortara. E poi ancora a Parigi, con le cronache dominate dal caso Dreyfus che inducono gli ebrei a riflettere sull’antisemitismo che permea molte fasce della società francese. Il racconto di Rubini si sposta anche in America, meta di tanta emigrazione ebraica e accompagna uno dei personaggi fin nella Terra Promessa.
Generazioni è un meraviglioso affresco nel quale l’autore intrecciando mirabilmente vicende di invenzione e fatti storici reali conduce il lettore nella grande Storia regalandoci pagine di forte impatto emotivo che hanno il sapore della storia vera.


Il suicidio della ragione
di Lee Harris – Rubettino

Conoscere il nemico per conoscere se stessi": questa è la massima che sembra ispirare Lee Harris, definito il "filosofo dell'11 settembre", perché non edulcora lo scontro di civiltà, e non ha paura di chiamare il nemico col suo vero nome: l'islam radicale. Persuaso che la sua ascesa sia speculare alla crisi di valori dell'Occidente edonista e post-illuminista, egli individua due grandi minacce alla nostra sopravvivenza: un’ esagerata fiducia nel potere della ragione e una profonda sottovalutazione del potere del fanatismo. “E se il nostro nemico è fatto di uomini che non si fermano davanti a nulla, pronti a morire ed uccidere, allora dobbiamo trovare uomini che combattano al nostro fianco e siano disposti a fare lo stesso».


1948
di Yoram Kaniuk - Giuntina

A ottant’anni Kaniuk è una delle voci più intense d’Israele, ma è noto anche per le sue posizioni anticonformiste verso lo stato ebraico. Il suo ultimo libro che Giuntina manda in libreria in questi giorni ha vinto il prestigioso premio Sapir e in tre mesi ha venduto più di 100.000 copie. 1948 è un flusso di ricordi e di memorie che lo scrittore israeliano ha cercato di scrivere senza riuscirci per 59 anni, un libro dal ritmo serrato dove la Guerra di Indipendenza che ha combattuto e la fondazione dello Stato d’Israele assurgono a veri protagonisti. Kaniuk è un testimone senza orpelli della sua partecipazione alla guerra d’Indipendenza e i ricordi scorrono con ritmo intenso e dovizia di particolari: una battaglia dopo l’altra, la fame, la brutalità dei cadaveri fatti a pezzi, il disagio della vita da soldato, l’assenza di una vera strategia di guerra, l’incoscienza di giovani, molti reduci dalla Shoah, che andavano a morire senza sapere bene cosa volesse dire fondare uno stato.
Commovente, a tratti spietato, pervaso da un filo di sarcasmo e di ironia, 1948 non è soltanto la cronaca della nascita di uno Stato, ma è un grande romanzo sulla crudeltà della guerra, sui paradossi della storia e su quella labile eppure fondamentale àncora di salvezza dell’uomo chiamata memoria.


Voci di muto amore
di Yehoshua Kenaz – Giuntina

Considerato un classico della letteratura israeliana e molto lodato dalla critica questo romanzo racconta l’inesorabile scorrere degli anni e la vecchiaia, con quella strana mistura di degradazione e di ritorno all’infanzia che la caratterizza. Commovente e a tratti incredibilmente comico Voci di muto amore ci presenta il microcosmo chiuso di una casa per anziani e lo snodarsi di una quotidianità fatta di ossessioni, di piccole sopraffazioni, d’ impotenza, ma anche di orgoglio e del desiderio di contrastare il proprio decadimento. Ricco di personaggi che ispirano pietà e tenerezza, attraversato da una vena ironica che alleggerisce il racconto, il romanzo dello scrittore israeliano è un libro che incanta, una storia di apparente semplicità e profonda umanità.


Appena ieri
di Shemuel Yosef Agnon – Einaudi

Pubblicato a Tel Aviv nel 1945, il romanzo di Agnon, lo scrittore in lingua ebraica che fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1966, è un autentico capolavoro.
Ambientato nella Terra di Israele dell’inizio del Novecento, all’epoca della seconda Alyah, Appena ieri racconta la storia di un giovane sionista galiziano, Isacco Kumer, discendente di un’ illustre famiglia rabbinica che allontanatosi da ogni pratica religiosa sceglie di mettere in pratica le sue idee e trasferirsi in Erez Israel. Il romanzo racconta la sua vita fra Giaffa e Gerusalemme, tra il sogno di coltivare la terra, realizzando il sogno sionista e le inevitabili difficoltà, tra due donne, l’una libera e laica, l’altra religiosa. Fra i personaggi salienti c’è anche un cane “pensante”, Balac, alter ego di Isacco, che per la sua natura canina è libero di muoversi fra gli ebrei e i gentili benché sia spesso preso a calci. Con il trascorrere del tempo Isacco recupererà le tradizioni religiose abbandonando la laica Giaffa per la sacra Gerusalemme pur conservando una sorta di curiosità mista a riserbo verso il mondo che lo circonda. Indimenticabili sono le pagine che descrivono la trasformazione del paese, la creazione dei primi kibbutzim, la nascita di Tel Aviv, il clima bohemien di Giaffa. “Un affresco straordinario, che ridà vita a quel mondo di ieri cogliendone il senso, i colori, i sapori, che ne restituisce la storia con maestria, molto più in profondità di qualsiasi libro di storia” (Foa).


La cucina nella tradizione ebraica
di Giuliana Ascoli Vitali Norsa - Giuntina

“Il cibo ebraico è tanto delimitato dai divieti quanto capace di spaziare nella geografia fisica e umana: ovunque sia arrivata la diaspora d’Israele ha assorbito usanze, sapori e ingredienti”. Se i figli d’Israele sono sopravvissuti per più di quattromila anni non c’è dubbio che le madri di Israele hanno saputo cucinare come si deve! Le ricette tramandate di generazione in generazione hanno contribuito alla trasmissione delle identità specifiche. Ogni comunità - aschenazita, sefardita, italiana – ha elaborato nei secoli tradizioni culinarie in cui le ricette dei paesi di accoglienza venivano rivisitate in funzione delle leggi alimentari ebraiche e dei sapori e dei gusti portati con sé nel continuo pellegrinare diasporico con risultati quasi sempre eccellenti!
La cucina ebraica “è una finestra aperta che non ha segreti da conservare gelosamente, bensì infinite storie che si raccontano, come in questo prezioso libro, da una ricetta all’altra”
Un libro che vi consigliamo per…. imparare gustando piatti prelibati!


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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