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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Il carrozzone dell’antisemitismo dopo Tolosa 21/06/2012

Il carrozzone dell’antisemitismo dopo Tolosa
Analisi di Manfred Gerstenfeld
(Traduzione di Angelo Pezzana)


Manfred Gerstenfeld, Tolosa, il liceo Ozar HaTorah

Sono state unanimi le condanne, quando Mohammed Merah, il francese di origini algerine, ha assassinato nel mese di marzo nella Scuola ebraica ‘Ozar HaTorah’ di Tolosa un professore e tre bambini ebrei. L’allora presidente Nicolas Sarkozy aveva visitato la scuola subito dopo il crimine,e  il suo sfidante, François Hollande, eletto poi presidente, interruppe per due giorni la campagna elettorale come segno di rispetto per le vittime. Le condanne non arrivarono solo dalla Francia, ma anche da diversi musulmani, e da tutto il mondo. Il re del Marocco porse le sue condoglianze inviando una delegazione. 

Vi furono, però, altre reazioni alla strage. La scuola ricevette molte e-mail piene di odio, accompagnate da minacce. Si è saputo dopo, che nelle ore successive al massacro di Tolosa, gli atti di antisemitismo erano fortemente aumentati in Francia, come ha documentato il SPCJ – il servizio di sicurezza della comunità – segnalando 90 attacchi contro gli ebrei nei soli 10 giorni successivi alla strage nella scuola.

Il Ministero degli Interni francese ha registrato 148 incidenti tra marzo e aprile, dei quali 43 sono stati classificati violenti. Il doppio di quanto è avvenuto nello stesso periodo l’anno precedente. L’ultimo violento attacco in aprile è avvenuto a Marsiglia, dove un ebreo ed un suo amico sono stati assaliti da un gruppo auto-dichiaratosi palestinese e che voleva sterminare gli ebrei. Il SPCJ una pubblicato il 2 giugno un rapporto dopo un'altra aggressione contro tre ebrei a Villeurbanne, vicino a Lione, sottolineando come questi attacchi fossero la testimonianza di una solidarietà nei confronti di Merah.(1)
Dopo un altro attacco antisemita a Sarcelles, un sobborgo di Parigi, il Ministro degli Interni Manuel Valls ha partecipato ad una cerimonia religiosa per dimostrare la propria simpatia verso la comunità ebraica (2).

Oggi, i maggiori casi di violenze contro gli ebrei nell’Europa occidentale, sono in genere legati a quanto avviene in Medio Oriente. E’ andata così nel 2000, durante la seconda intifada, la seconda guerra del Libano e durante l’operazione a Gaza del 2008/2009.

Queste ondate di violenza antisemita sono molto diverse da quelle verificatesi nella seconda metà del secolo scorso. Vi fu la “Epidemia della Svastica” (1959-60), poi alla fine degli anni ’70 e inizio degli ’80, e una tra il 1987 e il 1900. Questi tre tipi di violenza vennero studiati dall’esperto di antisemitismo Simon Epstein (3). La sua conclusione fu che questi attacchi rispondevano a leggi non connesse fra loro. In altre parole, vi erano diversi raggruppamenti dediti ad atti antisemiti. C’era chi li iniziava, mentre altri, senza legami diretti con i primi, intervenivano successivamente.

Quel che è avvenuto dopo la strage di Merah apre una prospettiva terrificante. Gli sviluppi degli avvenimenti in Medio Oriente non solo sono alla base dell’aumento degli attacchi antisemiti, ma atti di violenza ancora maggiore possono a loro volta dare origine ad altri atti simili. L’autore di questi crimini può così essere certo che l’impatto del suo gesto non colpisce soltanto le sue vittime, ma diventa uno stimolo per realizzare altri attacchi.

Ci sono infine due lezioni da trarre dalla strage di Merah. La prima, che la simpatia nei confronti della comunità ebraica e delle vittime, ovviamente molto apprezzata, è sovrastata dalla violenza successiva, che ha svariate origini. Quelle più facilmente identificabili sono da rintracciare nella comunità musulmana. E’ la dimostrazione che le forze del male, non importa la loro dimensione, possono vincere su quelle del bene.

Questa è la pura e semplice realtà che molti fanno fatica a comprendere. In Europa sono stati fatti molti sforzi per combattere l’antisemitismo, ivi compreso lo studio della Shoah. Ma per tanto che sia stato fatto per dimostrare quanto intollerabile sia l’antisemitismo, la sua presenza nelle società europee contemporanee impregna ancora questi atti criminali.
Diffamazione e delegittimazione sono moneta facile da spendere. Combatterli è molto difficile.

Una seconda lezione è meno visibile. Una volta che una qualche propaganda è entrata nel tessuto sociale, aumenta la forza di questi gruppi mafiosi. Gli imitatori di Merah sono probabilmente marginali nella società, ma a livelli più importanti gli effetti di questa propaganda si notano in molte situazioni. Un esempio: quando nelle cene o nelle riunioni, la corrente dominante è anti-Israele, quelli che cercano il consenso dei presenti, o del padrone di casa, si allineano con l’opinione della maggioranza, mentre chi è dalla parte di Israele si trova isolato. Più questi gruppi sono folti, più influenzano la pubblica opinione, anche se per motivazioni sociali più che ideologiche.

Nel mondo accademico, se il professore o un capo dipartimento è contro Israele, i  sottoposti, se vogliono avanzare nella carriera, sono obbligati a condividerne le opinioni.
Lo stesso succede spesso agli studenti se vogliono ottenere un buon voto. Effetti simili  capitano ai giornalisti che lavorano in stazioni Tv  su posizioni anti-Israele, o ai corrispondenti in Israele di molti giornali europei. Gli effetti mafiosi di questi gruppi europei anti-Israele non sono stati oggetto finora di vere indagini, anche se rappresentano il pregiudizio più grande.

1 “Toulouse Massacre Encouraged More French Antisemitic Attacks, Report Says,” Jewish Telegraphic Agency, June 4, 2012. For more details, see Communique, Service de Protection de la Communauté Juive, June 4, 2012. 2 “Three arrested for attacking Jewish man near Paris,” JTA, 11 June 2012.
3  Simon Epstein, “Cyclical Patterns in Antisemitism: The Dynamics of Anti-Jewish Violence in Western Countries since the 1950s.” Vidal Sassoon International Center for the Study of Antisemitism, Hebrew University, 1993. Analysis of Current Trends in Anti-Semitism.

Manfred Gerstenfeld fa parte del gruppo direttivo del Jerusalem Center for Public Affairs, dove è stato presidente per 12 anni.
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