Riportiamo da LIBERO di oggi, 21/06/2012, a pag. 17, l'articolo di Maurizio Stefanini dal titolo " L’eccezione della primavera araba: libertà religiosa in Tunisia ".
Tunisia Moncef Marzouki
Stefanini prende per oro colato le parole di Moncef Marzouki, presidente della Tunisia, il quale sostiene che, nel suo Stato, ci sarà libertà religiosa. Un miraggio, non esistono Paesi islamici con una libertà del genere.
In più, dopo la rivoluzione dei gelsomini, sono tornati in Tunisia (vincendo le elezioni) islamisti e salafiti. Con un governo guidato dal partito islamista Ennahda si può credere ad un futuro laico per la Tunisia ?
Nelle università i laici vengono presi di mira da salafiti e islamisti. Le donne sono scese in piazza per protestare. Un imam ha aizzato la folla perchè uccidesse gli ebrei tunisini, senza che ci fossero conseguenze per lui.
La verità è che l'economia tunisina sta colando a picco per via dell'emorragia di turisti. Con queste dichiarazioni, Marzouki sta solo cercando di risollevare le sorti economiche della Tunisia.
Per ora non c'è ancora sharia legale in Tunisia, ma è solo questione di tempo.
Ecco il pezzo:
In Occidente sembra scontato, ma per l’islam sarebbe veramente una rivoluzione in grado di dimostrare che con la primavera araba sta cambiando qualcosa di decisivo: Moncef Marzouki, presidente della Tunisia, ha promesso formalmente libertà di cambiare religione. Il particolare è ancora più clamoroso se si pensa che Marzouki, pur personalmente un laico, è stato eletto capo dello Stato il 12 dicembre nell’ambito di un accordo di unità nazionale per cui non solo presidente dell’Assem - blea Costituente è diventato il socialdemocratico Mustapha Ben Jafaar, ma primo ministro è stato designato il segretario del partito islamista Ennahda Hamad Jebali, alla testa di un governo dove sono islamisti 16 dei 30 ministri. Né sono mancati segnali inquietanti: dall’inchiesta penale per blasfemia che il ministero degli Affari Religiosi ha fatto partire contro il noto blogger Jalel Brick, alle bande di salafiti che hanno iniziato a picchiare baristi, donne senza velo e intellettuali, scatenando infine una sommossa contro una mostra di arte ritenuta anch’essa blasfema. Ma Marzouki ha deciso evidentemente di rilanciare. A un convegno organizzato a Tunisi da Oasis, rivista sul dialogo islamo- cristiano fondata dal cardinale Angelo Scola, il presidente tunisino ha garantito che «alla base della rivoluzione dei gelsomini vi è la libertà di coscienza, ossia la possibilità di cambiare religione, o di non averne affatto ». «Il destino della rivoluzione araba tunisina è di accogliere musulmani, cristiani, ebrei e atei come fratelli, tutti con diritto di piena cittadinanza». Marzouki non nega i problemi, e lui stesso ammette di aver difeso una condanna per «offesa al sacro» contro la diffusione online di immagini ritenute offensive verso Maometto. Ma nelcontempoha ribadito invece la sua opposizione alle accuse di blasfemia contro il film di animazione Persepolis. Insomma, la nuova Tunisia sarebbe alla difficile ricerca di un equilibrio, non diversa secondo Marzouki dalle discussioni che ci sono negli Usa a proposito dell'articolo 1 della Costituzione, là dove si parla di Dio creatore. O dalle dimostrazioni di cattolici francesi contro spettacoli ritenuti offensivi. O dalle tensioni in Italia sull'esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici. Vedremo…
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