" La guerra nazi-palestinese su Gesù "
di Giulio Meotti
(Traduzione dall'inglese di Yehudit Weisz)
http://frontpagemag.com/2012/06/15/the-nazi-palestinian-war-on-jesus/
Giulio Meotti, Betlemme, la Basilica della Natività
Sotto un’intensa pressione da parte dell’Olp e dei suoi alleati occidentali, la prossima riunione del World Heritage Committee dell’UNESCO, che si terrà a San Pietroburgo dal 24 giugno al 6 luglio, si prefigge di riconoscere il “luogo della nascita di Gesù: la Chiesa della Natività e la via del pellegrinaggio, Betlemme “, come il primo sito palestinese patrimonio dell’umanità. Il Vaticano ha capitolato di fronte alla propaganda palestinese e il Custode della Terra Santa, frate Pierbattista Pizzaballa, ha chiesto che il riconoscimento come patrimonio sia da dare alla città di Betlemme nel suo complesso e non solo alla Basilica. “Dati i maltrattamenti palestinesi alla Chiesa della Natività, non è strano che il Vaticano taccia se l’Unesco ha progettato di dare ufficialmente ai palestinesi la responsabilità della chiesa?" si chiede il noto blogger israeliano Israelmatzav.
Quando nel 1995 Israele aveva consegnato Betlemme all’Autorità palestinese, Yasser Arafat, musulmano, proclamò: “Questo è il luogo di nascita di nostro Signore, il Messia palestinese”. Le autorità vaticane hanno una tragica responsabilità nella guerra palestinese a Betlemme. Nel 1989, il patriarca cattolico romano di Gerusalemme, Michel Sabbah aveva sostenuto l’Intifada palestinese, mentre celebrava la Messa di mezzanotte di Natale sul luogo della nascita di Gesù: “Nonostante tutto quello che ti sta accadendo, vincerai, alla fine vincerai”, aveva dichiarato il Patriarca Sabbah, nominato da Papa Giovanni Paolo II. Fuori, nella Piazza della Mangiatoia, un gruppo di musulmani cantava: “Il sionista è nemico di Dio!” e “Ebrei, Maometto sta tornando!”
Se l’offerta dell’UNESCO ai palestinesi non verrà fermata in tempo, gli arabi avanzeranno sempre più spediti nella palestinizzazione e degiudeizzazione della Terra Santa. Gesù diventerà un socio onorario dell’OLP, con il corollario di un cristianesimo islamizzato. Secondo Omar Awadallah, che rappresenta l’ONU nel Ministero degli Esteri dell’Autorità Palestinese, “Gesù è il principe palestinese di speranza e di pace”.
L’odiosa invenzione di un “Gesù palestinese” perseguitato dagli ebrei è centrale per la sfaccettata campagna araba, che include boicottaggio e terrorismo, il cosiddetto “diritto al ritorno” e i tentativi diplomatici per isolare Israele a livello internazionale. Secondo questa propaganda palestinese, Gesù non era nato ebreo, ma cristiano, e Betlemme non era una città ebraica in Giudea, ma arabo-musulmana. L’ex portavoce della Lega Araba, Hanan Ashrawi, che è anche propagandista dell’Olp, ha dichiarato: “Sono una cristiana, Gesù è nato nella città musulmana di Betlemme”. Il cinico assalto palestinese alla storia è più politico che teologico. Ma, se i gangsters arabi avranno successo nel delegittimare gli ebrei e l’ebraismo presso le Nazioni Unite, essi avranno vinto i loro traguardi di criminali ideologici.
I palestinesi sono già stati efficienti nell’aizzare l’arena globale contro gli ebrei. Già nel 2010, l’UNESCO aveva deciso che la Tomba di Rachele e le tombe degli ebrei di Hebron devono essere riconosciute ufficialmente “moschee musulmane”. Per capire perché i palestinesi sentono di avere una strategia vincente sui sacri siti ebraici, dobbiamo considerare i membri del “Comitato Internazionale per la conservazione e la promozione della Città Vecchia di Hebron”. Troviamo Boutros Boutros-Ghali, ex Segretario Generale delle Nazioni Unite e Federico Mayor, ex direttore dell’UNESCO. Negli ultimi anni, l’UNESCO ha anche rafforzato la sua collaborazione con ISECO, dipartimento culturale dell’Organizzazione della Conferenza islamica, che sta fornendo aiuti economici ai palestinesi.
Per capire l’importanza della campagna palestinese si deve ricordare che c’era stata un’altra manipolazione di Gesù: il “Gesù ariano” di Adolf Hitler. Il Gesù rimaneggiato dal Movimento cristiano pro-nazista rappresentava un ariano che combatte contro gli ebrei. Secondo i teologi di Hitler, Gesù non era un ebreo, ma un nativo della Galilea e avversario del giudaismo. La Bibbia cristiana è stata spogliata di ogni “influenza ebraica”. Come il Gesù ariano fu la legittimazione cristiana dell’Olocausto nazista, il Gesù arabizzato e islamizzato nella guerra palestinese è uno strumento della jihad contro lo Stato di Israele e i suoi ebrei.
Sotto la dittatura dell’OLP, la storia ebraica è già diventata “storia arabo-palestinese” e la nazione ebraica (“Am Yisrael”) che ha governato in Terra Santa per mille anni e ha sviluppato una cultura di rilievo mondiale, non è mai esistita. Bat Ye'or, la coraggiosa storica ebrea, nel fondamentale libro “Dhimmitudine” lo definiva “arabizzazione di Gesù” e “degiudeizzazione della Bibbia”, due operazioni ideologiche al servizio della causa palestinese.
Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Arutz Sheva, FrontPage Mag,The Jerusalem Post, Il Foglio. E' in preparazione il suo nuovo libro su Israele e Vaticano.