Sulla STAMPA di oggi, 18/06/2012, a pag.13, una intervista a Rashid Gannouchi di Maria Laura Conte e Martino Diez, con il titolo "Lo strappo di Gannouchi con i salafiti: la mia Tunisia non sarà uno Stato religioso " , un esempio illuminante della disinformazione di matrice vaticana (ma non solo) di come NON si dovrebbe scrivere una cronaca politica riguardante l'estremismo islamista. Che i due autori si muovano nell'orbita del card.Angelo Scola è un conto, che un quotidiano laico la pubblichi un altro.
I due autori deglutiscono tutto, dalla Tunisia che non sarà uno Stato religioso come se la Sharia avesse più di una interpretazione, che Gannouchi dica che "La politica deve essere influenzata dalla fede, dalla morale e dalla religione" può trovare il plauso del card.Scola, non certo quello di un cittadino di uno Stato democratico dove vige la separazione fra Stato e religione. Ricordare poi, almeno di quando in quando, che 'islam' vuol dire 'sottomissione', non sarebbe un azzardo nemmeno per un quotidiano di tradizione laica come quello torinese.
Ecco l'intervista:
Parla lo shaykh Rashid al-Ghannouchi, fondatore e guida di anNahda, il movimento-partito che ha ottenuto il miglior risultato alle elezioni tunisine del 2011, le prime dopo la caduta di Ben Ali. Ghannouchi il 13 giugno in una dichiarazione pubblica trasmessa da Al Jazeera ha rotto i rapporti con Salafiti, definiti un male per l’Islam Lei utilizza spesso l’espressione «Stato civico» per descrivere il modello che an-Nahda auspica per la Tunisia. Che cosa intende con questo termine?
«Noi crediamo nell’unità, e questo significa che non possiamo separare completamente le credenze, la fede e la vita. Tuttavia, ciò non significa che lo Stato sia il rappresentante di Dio. Il governo rappresenta il popolo. Esso trae la sua autorità solo dal popolo che ha pieno diritto di scegliere i governanti, di criticarli e anche di sostituirli. La politica deve essere influenzata dalla fede, dalla morale e dalla religione. Tuttavia, ciò non significa che lo Stato sia uno Stato religioso perché la nozione per cui i governanti sono i rappresentanti di Dio non esiste nell’Islam. Questo fatto implica che la democrazia e l’Islam non sono in contraddizione, ma sono compatibili».
Nei dibattiti sulla Costituzione il suo partito ha avanzato la proposta di inserirelasharî‘acomefonteprincipaledella legislazione. Un tale articolo potrebbe essere interpretato come un tentativo di costruire uno Stato religioso islamico...
«Lo Stato costruito da Bourguiba non è uno Stato laico, si basa su valori islamici, ovvero sulla sharî‘a. Con sharî‘a si intendono alcuni principi. Qualsiasi Costituzione tunisina sarà naturalmente influenzata da valori e principi islamici. Bourguiba personalmente era laico, ma aveva capito che il popolo tunisino è musulmano e non ha osato contraddire i principi fondamentali della religione. Si è trovato costretto a rispettare i principi fondamentali dell’Islam. Neppure la colonizzazione francese è stata capace di agire contro questa costante».
La presenza europea nel passato ha influenzato la mentalità tunisina? La cultura e la tradizione europea hanno lasciato un segno nel suo Paese?
«Si tratta di un elemento esterno. Gli europei sono nostri vicini, la geografia ci costringe a trattare con loro, noi abbiamo un accordo con l’Europa e lo manteniamo. Il regime di Bourguiba ha chiuso tutte le porte verso l’Oriente arabo, ora noi abbiamo riaperto queste porte».
Nel caso in cui un partito laico vinca le prossime elezioni e proponga delle leggi che vanno contro la vostra interpretazione dell’Islam, che cosa fareste?
«Dovremmo cercare di convincere la gente, attraverso i media, dibattiti etc…, che la nostra interpretazione è quella giusta, la più corretta. In caso contrario, dobbiamo accettare l’opinione pubblica e continuare a cercare di far cambiare loro idea».
Le nostre società tendono ad essere segnate da conflitti. Come può uno Stato garantire tutte le componenti di una società plurale, maggioranze e minoranze?
«La pluralità è un elemento dell’universo. Dio ci ha creati plurali, una pluralità di colori, lingue, religioni. La pluralità non è artificiale, è l’elemento principale della nostra creazione. Pertanto dobbiamo accettare questo fenomeno e affrontarlo».
* L’intervista integrale è disponibile su
«Oasis» semestrale dell’omonima fondazione (www.fondazioneoasis.org), il
cui comitato internazionale si riunisce da oggi a Tunisi sotto la guida dell’arcivescovo di Milano, card.Angelo Scola.
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