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La Stampa Rassegna Stampa
18.06.2012 Egitto: ecco come Obama sta distruggendo l'Occidente
Maurizio Molinari inervista Robert Springborg

Testata: La Stampa
Data: 18 giugno 2012
Pagina: 13
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Il comando resta ai militari, gli islamici hanno sbagliato a non allearsi con i laici-»

Sulla STAMPA di oggi, a pag.13, con un titolo che non evidenzia affatto il contenuto più importante dell'articolo, Maurizio Molinari intervista Robert Springborg, il quale dice testualmente :
«L’Amministrazione Obama si è fidata di un paio di inviati che sono arrivati al Cairo, hanno parlato con il generale Tantawi e sono tornati a Washington convinti che i militari erano finiti ed era dunque arrivato il momento di accordarsi con i Fratelli Musulmani. Ad altri livelli, dentro l’Amministrazione, le opinioni erano assai diverse e c’è chi ha previsto che le cose sarebbero andare diversamente. Ma non è stato ascoltato».
In poche righe, tutta l'impreparazione del Presidente Obama, i cui errori in politica estera - specialmente nei confronti del mondo islamico -  stanno producendo danni enormi a tutte le democrazie occidentali.
Da questa affermazione di Springborg andava fatto il titolo, ma alla STAMPA sembra che si dispiacciano di una eventuale sconfitta dei Fratelli Musulmani (come di deduce anche da una intervista a Rashid Gannouchi, che esaminiamo in altra pagina di IC).
Ecco l'intervista, preceduta da una breve biografia di Robert Springborg.
  


Robert Springborg è professore al Department of National Security Affairs della Naval Postgraduate School americana, e Program Manager per il Medio Oriente al Centro per le releazioni civili-militari. È stato a lungo direttore dell’American Research Center in Egypt e ha seguito l’evoluzione del Paese sotto la guida di Hosni Mubarak fino alle degenerazioni finali. Fra i suoi libri, «Family Power and Politics in Egypt» sul clan Mubarak.


Maurizio Molinari           Mohammed Morsi

I Fratelli musulmani hanno computo un grave errore a sottovalutare la forza dei militari in Egitto e se ora perderanno le presidenziali dovranno rimproverare solo se stessi». Ad affermarlo è Robert Springborg, arabista di punta della Scuola di studi internazionali della Us Navy e già direttore del Centro di ricerca americano al Cairo.

Professore, che cosa si aspetta dal risultato di queste elezioni?

«La conferma che la carica della presidenza resta quella che in Egitto accentra la maggioranza dei poteri, come è stato finora. La mobilitazione popolare, come lo scontro avvenuto tra la Corte Suprema e il Parlamento, lascia intendere che nell’Egitto del dopo Mubarak la carica più importante sarà ancora quella».

Perché alla vigilia del voto la Corte Suprema ha di fatto sciolto il Parlamento: è stato un atto di forza o effettivamente la legge consentiva tale decisione?

«La Corte ha sciolto il Parlamento perché era dominato dai Fratelli Musulmani. Voleva impedire che, vincendo anche la presidenza, potessero dominare tanto il potere esecutivo quanto quello legislativo».

Qual è stato l’impatto politico della decisione presa?

«Riaffermare con forza il potere dei militari in Egitto. Al punto che sembra probabile una vittoria alla presidenziali da parte di Shafik, che è stato primo ministro del presidente Mubarak».

Perché i militari, che sembravano molto ridotti diimportanza all’indomani del rovesciamento di Mubarak, stanno adesso tornando al comando del Paese?

«I militari non hanno mai perso il potere che avevano sotto Mubarak. È stato un grande errore da parte dei Fratelli Musulmani sottovalutarlo. Li ha portati a compiere una scelta politica completamente sbagliata».

Quale?

«Quella di non allearsi con gli altri partiti dell’opposizione che erano scesi in piazza contro Mubarak. I Fratelli Musulmani si sono convinti che. poiché i militari erano in ritirata, loro avrebbero potuto arrivare facilmente a dominare da soli l’Egitto. Di conseguenza hanno rifiutato accordi con le altre forze protagoniste della riv o l u z i o n e. Senza questo errore forse il loro candidato, Morsi, oggi avrebbe avuto ancora la possibilità di vincere le presidenziali».

Da dove nasce questo errore?

«Da un’errata valutazione della solidità sociale del potere dei militari. Non rappresentano solo chi veste la divisa ma un’intera classe dirigente che ha governato la nazione per oltre trent’anni e che è ancora lì, con tutte le sue ramificazioni».

Come giudica il comportamento dell’Amministrazione Obama rispetto ai militari?

«L’Amministrazione Obama si è fidata di un paio di inviati che sono arrivati al Cairo, hanno parlato con il generale Tantawi e sono tornati a Washington convinti che i militari erano finiti ed era dunque arrivato il momento di accordarsi con i Fratelli Musulmani. Ad altri livelli, dentro l’Amministrazione, le opinioni erano assai diverse e c’è chi ha previsto che le cose sarebbero andare diversamente. Ma non è stato ascoltato».

Se davvero dovesse prevalere Shafik quali potrebbero essere le conseguenze per la Primavera araba in Medio Oriente?

«Se questo sarà il risultato, non c’è dubbio che il vincitore sarà quel blocco di forze che si oppongono al cambiamento e che hanno come Paese guida l’Arabia Saudita mentre a perdere saranno coloro, come la Tunisia, che hanno ritenuto possibile una stagione di rapidi e facili cambiamenti».

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