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La Stampa Rassegna Stampa
17.06.2012 Quando la fantasia annulla la realtà
L'Israele immaginario di Agnese Moro

Testata: La Stampa
Data: 17 giugno 2012
Pagina: 20
Autore: Agnese Moro
Titolo: «Mario Abuna, il palestinese che guarda oltre il muro»

Sulla STAMPA di oggi, 17/06/2012, a pag.20, con il titolo " Mario Abuna, il palestinese che guarda oltre il muro ", Agnese Moro riempio la sua abituale colonnina con una serie di affermazioni che potremmo definire, a scelta, menzogne, fantasie, diffamazioni o, più semplicemente, quell'odio antico anti-ebraico che oggi si risveglia attraverso la valvola di sfogo rappresentata da Israele.
Definisce Betlemme una 'prigione, o non ci è mai stata o mente spudoratamene. Un muro separa Betlemme da Gerusalemme - che dista due minuti di automobile- perchè è da quel confine che entravano nella capitale i terroristi suicidi per ammazzare quanti più ebrei possibile. Prima delle seconda intifada, il muro non c'era, ma questo è un particolare che ad Agnese Moro interessa poco. In quanto agli abitanti del villaggio di Beit Jalla, se mai l'avesse visto anche una volta sola e parlato con ci vive, avrebbe potuto sapere che i terroristi ne avevano occupato le abitazioni civili, che venivano usate come base di lancio per gli attacchi contro i quartieri israeliani prospicenti. Come, ad esempio, Gilo, che non è una colonia, ma, appunto, un quartiere della città. Che poi la signora Moro citi i siti pacifisti israeliani che sostengono le posizioni palestinesi, le avrebbe dovuto insegnare qualcosa della democrazia israeliana, dove chiunque, anche il più fanatico oppositore dello Stato, gode della libertà di esprimere quanto ritiene opportuno. Ha mai dato un'occhiata, la gentile e tanto preoccupata signora Moro a costruire 'ponti', alla realtà della società palestinese ? Siamo certi di no, a meno che la conosca e la ritenga una ottima prospettiva per una società moderna, democratica.
Un 'pacifismo' il suo, in linea con l'odio più acceso contro lo Stato ebraico.
Ecco l'articolo:

Agnese Moro

Se andate a visitare il sito http://abunamario.wordpress.com potrete fare la conoscenza con Abuna Mario. Io l’ho conosciuto così e seguo le notizie che periodicamente invia dall’al di là del muro che isola Betlemme e dintorni da Israele. Si presenta così: «Abuna Mario è il nome con cui mi chiamano i palestinesi e gli israeliani che mi hanno conosciuto in questi anni di presenza in Terra Santa. Vivo dentro la prigione di Betlemme e più precisamente nella cittadina di Beit Jala. In questi anni ho scoperto che AL DI LA’ del muro ci sono degli esseri umani, ci sono delle persone con una storia di sofferenza e di ingiustizia e spesso mi viene da domandarmi: ma come fanno a resistere??? Sto imparando che nella vita bisogna andare AL DI LA’ delle cose che ci possono sembrare ovvie, bisogna andare AL DI LA’ dei pregiudizi, bisogna andare oltre le differenze e le divisioni e questo ci permetterà di comportarci da persone umane nei confronti dell’altro, nei confronti del diverso da noi!».

Il suo sito ci parla dei problemi del popolo palestinese non in maniera altisonante, ma attraverso notizie quotidiane, avvenimenti che, giorno dopo giorno, cambiano la vita degli abitanti: le attività delle suore della Casa dei bambini Gesù, la distruzione degli ulivi e quella dell’unico ristorante palestinese della zona, l’accaparramento del territorio di Beit Jala (da 14.500 ettari a meno di 4.500), per la costruzione delle colonie (illegali) Israeliane di Gilo e Har Gilo, di check points e della by-pass road 60, ad esclusivo uso dei coloni israeliani. Abuna Mario ci dà anche notizie positive, di chi sa andare al di là del muro con piccoli e grandi esperimenti di pace. Attraverso i link che ci mette a disposizione possiamo collegarci, ad esempio, con il sito di giornalisti indipendenti di Israele e dei Territori Occupati, il «+972», http:/ /972mag.com , o con Bocchescucite, http:// www.bocchescucite.org , o con l’esperienza di “Tent of nations”, http:// www.tentofnations.org, progetto che vuole costruite ponti tra giovani di varie culture per sperimentare la capacità di creare comprensione, riconciliazione e pace, o con l’esperienza di «Combatants for peace», http:// cfpeace.org , creata da israeliani e palestinesi che hanno preso parte al ciclo della violenza e che hanno deciso di deporre le armi e di combattere per la pace. Di tutti loro avremo modo di parlare. Lo meritano davvero.

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