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Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


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La Stampa Rassegna Stampa
17.06.2012 Arabia Saudita: muore il principe ereditario, ma tutto rimane come prima
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 17 giugno 2012
Pagina: 15
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Riad, dopo la morte dell'erede al trono è lotta fra generazioni»

Muore un re, se ne fa un altro. Nell'affollata famiglia reale saudita c'è solo l'imbarazzo della scelta. Sulla STAMPA di oggi, 17/06/2012, a pag.14, con il titolo "Riad, dopo la morte dell'erede al trono è lotta fra generazioni", maurizio Molinari racconta le possibili successioni.
Ecco l'articolo:

Il  principe ereditario saudita Nayef

Il principe ereditario saudita Nayef è morto a 75 anni in un ospedale di Ginevra, aprendo una sfida per la successione sulla quale sarà il sovrano Abdullah ad avere l’ultima parola.

Nayef era diventato principe ereditario appena otto mesi fa, dopo la scomparsa del fratello Sultan, e ora senza di lui torna per il re wahabita il bivio se designare un altro fratello, con l’attuale ministro della Difesa Salman nel ruolo di favorito, oppure scegliere un esponente della nuova generazione come il governatore della Mecca Khaled al-Faisal, il viceministro dell’Interno Mohammed bin Nayef o il governatore delle province orientali Mohammed bin Fahd. Si tratta di una scelta che chiama in causa la struttura stessa del regno fondato da Abdel-Aziz, perché fino a questo momento a succedergli sono stati solo i suoi figli mentre se Abdullah scegliesse uno dei «giovani principi» il timone passerebbe ai nipoti, con il risultato di assicurarsi il prolungamento della monarchia ma al prezzo di irritare i figli di Abdel-Aziz ancora in vita, che ambiscono ad arrivare al vertice dell’Arabia Saudita.

Diplomatici americani come Robert Jordan, ex ambasciatore a Riad, ritengono che Abdullah, 89 anni, opterà per «la stabilità» assegnando a Salman, 76 anni, il ruolo di erede anche in ragione del sostegno che finora gli ha garantito nell’approvazione delle prime, e assai timide, riforme interne. Resta comunque da vedere chi sostituirà il defunto Nayef - i funerali si svolgono oggi a La Mecca - nel ruolo di supremo garante della sicurezza del regno. Negli ultimi trent’anni è stato Nayef a creare il formidabile apparato di sicurezza interna riuscito, dal 2001 in poi, a fronteggiare la sfida di Al Qaeda sgominando le cellule che a più riprese hanno tentano di rovesciare la monarchia grazie a pericolose infiltrazioni nelle forze armate.

Nayef è stato anche il portavoce della linea del confronto contro l’Iran, opponendosi in maniera radicale al programma nucleare di Teheran, considerato uno strumento del tentativo di consegnare agli sciiti l’egemonia nella regione del Golfo. Nulla da sorprendersi se Nayef si è rivelato anche il principale avversario della «Primavera araba» in qualsiasi sua manifestazione. Quando le proteste sono iniziate nel vicino Emirato del Bahrein, è stato lui a ordinare l’invio di carri armati per aiutare a sopprimere dei moti che considerava orchestrati dagli sciiti filo-iraniani. Da qui il fatto che l’Emiro del Bahrein gli ha reso omaggio dichiarando tre giorni di lutto nazionale.

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