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La Stampa Rassegna Stampa
16.06.2012 Cesarea, non solo per gli appassionati di archeologia
Raccontata da Chiara Beria Di Argentine

Testata: La Stampa
Data: 16 giugno 2012
Pagina: 33
Autore: Chiara Beria Di Argentine
Titolo: «Il banchiere che ha fatto rinascere Cesarea»

Sulla STAMPA di oggi, 16/06/2012, a pag.33, con il titolo " Il banchiere che ha fatto rinascere Cesarea", Chiara Beria Di Argentine traccia un ritratto della città israeliana, uno dei luoghi d'Israele visitati dagli appassionati di archeologia.
Ecco l'Articolo:

L'anfiteatro                                            Chiara Beria Di Argentine                             

Non solo Rothschild. Quando 10 anni fa visitai per la prima volta Cesarea - la città fondata da Erode in onore di Augusto tra il 22 e il 10 a. C. famosa per la sua bellezza e la grandiosità del porto che, dopo la distruzione di Gerusalemme, diventò capitale della provincia di Palestina - rari turisti s’aggiravano tra le rovine spazzate dal vento marino. Poche settimane prima un ennesimo attentato aveva fatto 7 morti e 80 feriti all’Università Ebraica di Gerusalemme: partire per Israele era stato un piccolo, dovuto gesto di solidarietà. Dieci anni dopo, una notte di giugno nell’emozionante scenario di Masada tra le migliaia di spettatori - tanti stranieri - arrivati nel deserto del Negev con il presidente israeliano Shimon Peres per ascoltare la «Carmen» diretta dal maestro Daniel Oren, vedo un Paese che non vuol smettere di credere nel suo futuro. Nonostante le incombenti minacce dell’Iran, nonostante il crescente fanatismo - al di qua di quel tragico muro - degli ebrei ultraortodossi. Anche a Cesarea molte cose sono cambiate. Vicino all’acquedotto romano sorge un quartiere di belle ville e un Golf Club; nel sito archeologico ci sono ristoranti, bar, negozi di souvenir. In un capannone le comitive di turisti guardano un bel film che ricostruisce la lunga epopea di Cesarea romana, bizantina, araba e crociata. E’ la storia della città dalle grandi torri circolari che dominavano il porto, con l’acquedotto, il circo e uno dei più antichi teatri romani d’Oriente rivolto verso il mare per una buona acustica. Secolo dopo secolo, dallo splendore alle rivolte, dall’invasione persiana all’occupazione araba fino alla scomparsa della mitica città sotto cumuli di sabbia. Stupore, dispiacere: il film si conclude sostenendo che il merito della rinascita di Cesarea sarebbe della Fondazione creata nel 1962 dal barone&banchiere Edmond de Rothschild in ricordo del nonno, Edmond Benjamin, uno dei più munifici e lungimiranti padri fondatori dello Stato d’Israele. Non una sola parola, nessuna traccia del ruolo decisivo giocato da un gruppo d’illuminati italiani (banchieri, diplomatici imprenditori, archeologi) nel riportare alla luce del mondo questo inestimabile patrimonio artistico e storico. Operazione Cesarea: la missione dimenticata. Nel 1956 furono il nostro ambasciatore in Israele, Benedetto Capomazza, e il consigliere d’ambasciata Luigi Cottafavi a proporre all’allora sindaco di Milano, Virgilio Ferrari, di organizzare e finanziare i lavori di scavo. Altra Italia, altra Milano. L’idea fu subito accolta da un famoso banchiere, Giordano Dell’Amore, rettore della Bocconi e presidente della Cariplo (all’epoca la più grande Cassa di risparmio del mondo; ora nel gruppo Intesa Sanpaolo) che trovò il suo primo e prezioso alleato in Astorre Mayer, illustre personaggio della Comunità ebraica milanese, in stretti rapporti con il cardinale Montini, futuro Papa Paolo VI. Nell’aprile 1959, dopo i sopralluoghi di Doro Levi, direttore della scuola archeologica di Atene e del capo della missione, Antonio Frova, partì - con la piena collaborazione del governo israeliano - la prima di 6 campagne di scavi. Costo: 110 milioni di lire garantiti da Cariplo; dagli industriali Mayer e Andrea Schapira; dal Comune e dalla Provincia di Milano e da Assolombarda. Le attrezzature furono donate da aziende come Olivetti, Fiat, Pirelli, Torno etc. Fu così che per anni, ospiti del kibbutz di Sdot Yam, aiutati dagli operai di Or Akiva, i nostri archeologi lavorarono soprattutto allo scavo del teatro erodiano spostando enormi cumuli di terra e pietrame persino con una teleferica. Tra le tante scoperte, nel 1961, trovarono la lastra di marmo con il nome di Ponzio Pilato (conservata al Museo di Gerusalemme è la prima e unica testimonianza epigrafa della sua esistenza). «Possiamo a giusto titolo rivendicare il merito di aver trasformato un poverissimo villaggio deserto e inospitale in un rinomato centro archeologico internazionale », scrisse nel 1965 Dell’Amore. Senza nulla togliere al ruolo poi avuto dai Rothschild, sarebbe giusto ricordarlo?

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