Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 14/06/2012, a pag. 17, l'intervista di Francesca Paci ad Amr Moussa dal titolo " 'L’Egitto adesso scelga. I Fratelli musulmani meglio dell’incertezza' ".
Il titolo dell'articolo riporta fra virgolette una frase attribuita ad Amr Moussa, ma non è possibile rintracciarla nel testo.
Per maggiori informazioni sulle elezioni presidenziali in Egitto, invitiamo a leggere l'analisi di Zvi Mazel uscita ieri su IC:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=310&id=44884
Ecco l'intervista:
Amr Moussa
Amr Moussa è tornato. L’ex capo della Lega araba, nonchè ex ministro degli esteri di Mubarak, sconfitto al primo turno delle presidenziali nonostante i sondaggi lo dessero favorito, entra nell’Assemblea che dovrà riscrivere la Costituzione egiziana. E pazienza se liberal e socialisti sono già in piazza per boicottare il neonato organismo troppo sbilanciato in favore degli islamisti. «Meglio essere dentro al processo di cambiamento che fuori» spiega. Il tempo stringe e non gioca a favore della rivoluzione.
Sarebbe disponibile anche a entrare al governo con Mursi o Shafik?
«Come prova la mia partecipazione alla Costituente, voglio servire il mio paese e lavorare con gli egiziani che la pensano come me per difendere la natura civile dello Stato e prevenire il ritorno alle politiche del vecchio regime».
Lo spareggio incalza. Voterà Shafik, Mursi o diserterà le urne?
«Andrò a votare e incoraggio tutti gli egiziani a fare lo stesso. Uno degli aspetti deludenti del primo turno è stato la bassa affluenza. Non ho ancora deciso quale nome indicherò sulla scheda. Entrambe le scelte sono complicate e presentano dei rischi. Ma se vogliamo vivere in democrazia dobbiamo rispettare il risultato delle urne. Raccomando agli egiziani di votare per uno stato civile ( ndr . «civic» è la parola che gli egiziani usano per «liberale») e di una repubblica che si fondi sulla democrazia e lo stato di diritto e abbia come solo riferimento la Costituzione».
Come ha reagito all’esito inatteso del primo turno?
«Ho sentimenti contrastanti. Da un lato, quell’esperienza è stata una delle più belle della mia vita. Ho trascorso un intero anno in strada incontrando persone di ogni genere, contadini, insegnanti, impiegati pubblici e disoccupati. Sono orgoglioso di ogni singolo voto ricevuto. Detto ciò, esco dalla partita preoccupato per il futuro dell’Egitto. La transizione è stata dura per molti, specialmente i poveri e i più vulnerabili, e sfortunatamente non vedo all’orizzonte la fine di questa situazione negativa».
Crede che il Consiglio Supremo delle Forze Armate farà un passo indietro una volta nominato il presidente?
«Confido che il Consiglio delle Forze Armate voglia liberarsi dell’onere di governare l’Egitto consegnando la responsabilità a un presidente eletto. La vera questione è la natura e l’ampiezza dell’autorità che sarà consegnata e le relazioni future tra potere militare e civile. È un tema da trattare con cura, sensibilità e senso di responsabilità. La revoca dello stato d’emergenza è stata ritardata a lungo ed è un passo importante verso lo stato di diritto. Ma non basta. La nuova Costituzione deve limitare il diritto dello Stato di imporre lo stato di emergenza. E urgono leggi che assicurino l’indipendenza della magistratura».
E i Fratelli Musulmani? Si fida delle loro sbandierate credenziali democratiche?
«I Fratelli Musulmani sono attori importanti sulla scena egiziana e giocheranno un ruolo decisivo in futuro, anche perché hanno la maggioranza in Parlamento e una seria possibilità di conquistare la presidenza. Ma devo ammettere che finora la loro performance non è stata soddisfacente. Non è del tutto chiaro il livello del loro impegno per uno stato civile. Ripetono di volerlo. Mi auguro che le nostre definizioni di stato civile coincidano. Molti temono che stiano ancora operando come un’organizzazione clandestina la cui unica preoccupazione è il conseguimento dei propri obiettivi a breve termine con buona pace di quelli altrui. Negli ultimi mesi hanno distrutto molti ponti che ora devono essere riparati».
Che opinione ha dei «liberali», i ragazzi protagonisti della rivoluzione schiacciati oggi tra il fucile e il Corano?
«Il più grande errore dei liberali è stato ed è l’incapacità di fare fronte comune e organizzarsi come opposizione con un piano alternativo da presentare alle prossime elezioni. Prima lo capiranno e meglio sarà per loro e per l’Egitto».
Come valuta la condanna di Mubarak all’ergastolo?
«No comment. Ma speravo che il processo, insieme alle elezioni, avrebbe chiuso la transizione permettendoci di mettere mano alla costruzione della seconda repubblica. Purtroppo non è accaduto e si sta diffondendo un senso di frustrazione e delusione».
A un anno e mezzo dalla fine del regime come vede la rivoluzione?
«Ci sono tante strade per raggiungere una destinazione, alcune più lunghe di altre. Ho fiducia nella destinazione della rivoluzione egiziana. Sono preoccupato del fatto che abbiamo preso una strada più lunga e più costosa. Ma ci arriveremo».
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