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La Stampa Rassegna Stampa
14.06.2012 Massacri in Siria, a che cosa è dovuta la connivenza della Russia ?
cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 14 giugno 2012
Pagina: 17
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Usa-Russia, patto segreto all’Onu. Guerra in Libia ma non contro Assad»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 14/06/2012, a pag. 17, l'articolo di Paolo Mastrolilli dal titolo "Usa-Russia, patto segreto all’Onu. Guerra in Libia ma non contro Assad".

"Sono capace a ripulirmi da solo..."

Guerra civile. Ormai è questa la definizione che viene usata apertamente per descrivere la situazione in Siria, mentre Stati Uniti e Russia si accusano a vicenda di fomentare il conflitto, armando le parti in causa. Eppure negli ambienti dell’Onu circolano anche voci secondo cui, dietro alla retorica delle grandi potenze, c’è in realtà la convergenza sull’impossibilità di un intervento.

Ieri le forze del regime hanno ripreso il controllo della città di al Heffa, in scontri che secondo gli oppositori hanno fatto una sessantina di vittime. Il termine «guerra civile» per descrivere questo stato di cose lo ha usato Hervé Ladsous, diplomatico francese a capo delle operazioni di Peacekeeping dell’Onu. Damasco ha reagito dicendo che non c’è alcuna guerra civile, ma solo l’attacco di terroristi contro un governo legittimo. Gli stessi oppositori non amano questo termine, perché li mette sullo stesso piano del regime, che invece dispone di un esercito e lo sta usando per reprimere i suoi cittadini. Il ministro degli Esteri francese Fabius ha comunque difeso Ladsous, aggiungendo che è arrivato il momento di discutere al Palazzo di Vetro almeno la creazione di una no fly zone in Siria.

È improbabile che il Consiglio di Sicurezza arrivi ad approvare una iniziativa del genere, visto anche il tono che sta prendendo lo scontro retorico tra Stati Uniti e Russia. Il segretario di Stato Clinton ha accusato Mosca di armare il regime di Assad con i nuovi elicotteri Mi-24, usati proprio contro gli oppositori. Il ministro degli Esteri Lavrov le ha risposto che procedono solo le forniture già previste per la difesa aerea, perché «noi non siamo come gli americani che armano gli oppositori». Quindi il portavoce della Casa Bianca Carney ha chiuso così la discussione: «Sulle responsabilità di Assad ci sono diversi punti di vista tra noi e la Russia. Per noi è molto chiaro: Assad deve andare via, ed è sbagliato continuare a sostenerlo».

Negli ambienti Onu però girano voci secondo cui l’impasse sarebbe effetto da una parte degli accordi fatti con la Russia in occasione dell’intervento in Libia, e dall’altra del timore per cosa potrebbe accadere in Siria dopo la caduta di Assad. Sul primo punto, in sostanza Mosca avrebbe accettato di cedere nella difesa di Tripoli, anello più debole delle sue alleanze regionali, in cambio della garanzia che la forza non venisse usata contro Damasco. Su questo punto il Cremlino non è disposto a fare retromarce, spalleggiato dalla Cina, sempre preoccupata da possibili precedenti che potrebbero riguardare la sua questione interna delle minoranze. Infatti lo stesso segretario della Nato Rasmussen ha dichiarato che l’intervento militare è impossibile, e Hillary Clinton sembra spingere soprattutto perché i russi accettino l’idea di una transizione politica, di cui potrebbero poi rivendicare i meriti. Tutto l’occidente, del resto, teme cosa potrebbe succedere dopo la fine del regime. L’opposizione è frammentata e la Siria minaccia di diventare un buco nero, paradiso dei terroristi.

Invece su questo fronte, cioè quello terroristico, è molto più urgente agire nello Yemen, dove al Qaeda si sta ricostituendo. L’obiettivo iniziale dei successori di Bin Laden è l’Arabia Saudita, che infatti vuole carta bianca per neutralizzare questa minaccia, prima ancora di fare i conti con Assad.

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