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Il Giornale Rassegna Stampa
13.06.2012 Salafiti sempre più forti in Tunisia
'Primavera'?! Cronaca di Roberto Fabbri

Testata: Il Giornale
Data: 13 giugno 2012
Pagina: 15
Autore: Roberto Fabbri
Titolo: «Salafiti scatenati in Tunisia: bombe molotov e scontri»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 13/06/2012, a pag. 15, l'articolo di Roberto Fabbri dal titolo "Salafiti scatenati in Tunisia: bombe molotov e scontri".

Salafiti a Tunisi

Duro destino quello della Tunisia, pas­sata in pochi mesi da bastione della mo­dernità nel mondo arabo a bersaglio di­chiarato dei fanatici dell’islam. Il governo islamico moderato guidato dal partito En­nahda deve combattere, non si sa con quanto autentico entusiasmo, su due fron­ti: quello dei salafiti - integralisti le cui ve­dute richiamano quelle dei talebani in Af­ghanistan - e quello di Al Qaida, il cui lea­der al-Zawahiri ha esortato i tunisini a ri­voltarsi contro «il governo del falso islam».
Se almeno per il momento la battaglia contro i qaidisti si combatte solo a parole, con i vertici del partito Ennahda che ricor­dano a Zawahiri che «non rappresenta l’islam», quella con i salafiti richiede l’uso della forza. Forza che peraltro sono gli estremisti stessi a usare per primi, e ormai da molto tempo, in Tunisia. Da mesi gli stu­denti integralisti esercitano ogni tipo di pressione violenta nelle università per co­stringere le ragazze a indossare il velo e i professori a piegarsi alle loro pretese di in­gabbiare l’insegnamento nei limiti impo­sti dalla legge coranica. Ma tra la sera di lu­nedì e la giornata ieri nuovi episodi di vio­len­ta intolleranza hanno ricordato ai tuni­sini e al mondo chi siano questi personag­gi.
Con il pretesto di contestare una mo­stra d’arte dai contenuti a loro giudizio im­morali, centinaia di fanatici dell’islam hanno messo a ferro e fuoco diversi quar­tieri della capitale Tunisi, attaccando po­sti di polizia e incendiando la sede di un tri­bunale con lanci di bottiglie molotov. La polizia è intervenuta e sono stati sparati anche colpi di arma da fuoco in aria.
Mentre le fiamme venivano spente dai vigili del fuoco, sul posto è giunto un forte contingente di forze di sicurezza. Oltre ad attaccare a sassate un posto di polizia,i sa­lafiti hanno bloccato l’autostrada che col­lega Tunisi a Beja con delle improvvisate barricate di pneumatici incendiati. Qui la polizia ha reagito con un fitto lancio di gra­nate lacrimogene e colpi d’arma da fuoco esplosi in aria. Circa 160 persone sono sta­te
arrestate e 62 poliziotti sono stati feriti. Gli scontri nell’area di Tunisi sono conti­nuati fino a notte inoltrata, ma la mattina dopo le violenze si sono estese ad altre cit­tà del Paese, dando la netta impressione di un’unica organizzazione alle spalle. In particolare nella città di Sousse un lancio di bottiglie incendiarie ha provocato il pa­nico nell’Accademia di Belle arti, che gli in­tegralisti islamici bollano d’immoralità. In serata la situazione a Tunisi era nuova­mente drammatica, con la polizia impe­gnata a fronteggiare un’orda di circa 2.500 estremisti.
La violenza messa in campo dai salafiti suscita crescente preoccupazione in Tuni­sia.
Un sondaggio pubblicato nei giorni scorsi evidenzia che ben l’84 per cento de­gli intervistati nota con timore un «proces­so marcato di radicalizzazione religiosa», e il 78 per cento ritiene che i salafiti costitui­scano un pericolo per la democrazia nel Paese. Quasi l’80 per cento, inoltre, teme che l’ondata radicale islamica provochi gravi ripercussioni sul turismo, che è una delle maggiori industrie del Paese. Per il 54,5 per cento,per fermare il montare del­l’i­ntolleranza religiosa occorre una sola ri­cetta: la «tolleranza zero». La prova della verità sarà venerdì: i salafiti hanno infatti invitato i tunisini a manifestare dopo la preghiera contro gli «attentati all’islam».

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