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Libero Rassegna Stampa
13.06.2012 Spagna e Italia: l'estremismo islamico si diffonde grazie alle federazioni islamiche
promosse dall'ambasciata marocchina. Commento di Souad Sbai

Testata: Libero
Data: 13 giugno 2012
Pagina: 15
Autore: Souad Sbai
Titolo: «Quando l’ambasciata è un covo islamista»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 13/06/2012, a pag. 15, l'articolo di Souad Sbai dal titolo " Quando l’ambasciata è un covo islamista ".


Souad Sbai

Anche l’estremismo è globalizzato. E utilizza gli stessi metodi dovunque tenti di infiltrarsi nelle maglie della società, per infettarla e asservirla ai suoi obiettivi. Non può sfuggirmi che Italia e Spagna, entrambe coinvolte dalla colonizzazione di matrice araboislamica già dal VII secolo, vivano lo stesso destino anche nei tentativi di «colonizzazione estremista» dei giorni nostri. Tentativi di colonizzazione portati avanti tramite le cosiddette «federazioni islamiche», organismi privi di qualsiasi fondamento giuridico e sulle cui radici insistono pericoli di inquinamento sociale e politico molto forti. In Spagna la cartina tornasole delle modalità d’azione di determinati personaggi è davvero eloquente.
Le attività dell’ambasciata marocchina e sono da tempo «attenzionate» dai servizi segreti spagnoli per fatti di estrema gravità. Il partito “Giustizia e Carità”, per ora fuorilegge in Marocco per attività di stampo estremista, fonda in Spagna la Federazione Islamica, che ai più potrebbe apparire solo una struttura atta a gestire le dinamiche dei musulmani nella penisola iberica. Ma sotto c’è di più, secondo i media iberici, che raccontano di una politica di ingerenza negli affari spagnoli, tanto da indurre il governo a tagliare i ponti con l’Amba - sciata marocchina e mettere sotto attenzione le attività di questa pseudofederazione, che altro non è se non un agglomerato di estremisti pronti a entrare nella società spagnola per impadronirsene.
A marzo nasce anche in Italia la Federazione Islamica, che raggruppa alcune decine di moschee e viene fondata da personaggi perlomeno discutibili, su cui ancora si cerca di fare chiarezza. A fare da padre nobile a questa federazione, non lo dico io ma Ansamed, l’ambasciatore marocchino in Italia, che la vede come un «fatto storico per i fedeli musulmani in Italia». Un nuovo interlocutore per loro. Che francamente di tutto avevano bisogno, mi pare chiaro dalle corpose manifestazioni di protesta sotto l’Ambasciata solo qualche giorno fa, tranne che di una Federazione dalle fondamenta pericolose per il Paese che li ospita.
Una presentazione da moderati, che però non ha convito la comunità, che si appresta a manifestare di nuovo per far capire al governo italiano che c’è qualcosa, in questa storia, che non va. Se poi ci mettiamo che è arrivato da qualche giorno in Marocco, per sposare una ragazza, Yusuf Al Qaradawi, colui che oggi è la voce più universale della fratellanza musulmana, tutti i pezzi vanno a incastonarsi perfettamente. Sposarsi in un Paese, prenderne residenza, cittadinanza e diritti, per poi usarli contro la società ospitante. Ecco la strategia per rinsaldare il legame con le frange estremiste e poter agire indisturbati da collante con le strutture di collegamento all’estero. E su tutto, ovviamente, aleggia l’ombra dei fondi e del denaro corrente che queste realtà, tramite progetti e richieste di sovvenzionamento, riescono a ottenere dalle pubbliche amministrazioni.
Chi c’è dietro a queste federazioni? Che ruolo ha la politica nel non voler vedere? Chi guida l’avanzata fra le maglie della società dei rappresentanti di un estremismo qualche tempo fa bandito nei Paesi d’origine e invece del tutto legale all’estero? La longa manus del radicalismo internazionale, che non disdegna la creazione di strutture ad hoc per incanalare consenso e denaro, al fine di realizzare una rete poi difficile da scardinare quando si è radicata. Una sottile linea rossa lega i Paesi europei l’uno con l’altro nella mente dell’estremismo organizzato. Le federazioni, nascoste sotto la bella faccia dell’assistenza ai fedeli, come se essi non fossero anche cittadini regolarmente assistiti dallo Stato, sono il cavallo di Troia per l’ingresso nella politica e nella società civile di un Paese. Capire è un dovere ma indagare è l’antidoto migliore per un male che non presenta sintomi ma quando esplode fa davvero molto male.

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