Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 13/06/2012, a pag. 3, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "Operazione Sansone. I coccodrilli tedeschi a difesa d’Israele".
Giulio Meotti, Angela Merkel con Bibi Netanyahu
Roma. Si chiamano Dolphin (delfino), Leviathan (balena), Tekumah (resurrezione) e Tanin (coccodrillo). Sono i quattro sottomarini che la Germania ha consegnato a Israele. Costo: un miliardo e mezzo di euro, un terzo dei quali pagati dai contribuenti tedeschi. La scorsa settimana, al cantiere navale Howaldtswerke-Deutsche Werft di Amburgo, c’erano numerosi ufficiali e militari dello stato ebraico ad assistere alla cerimonia ufficiale di consegna di uno dei sottomarini. Sta suscitando clamore e durissime critiche da parte delle opposizioni, in Germania, la rivelazione del settimanale Spiegel secondo cui i sottomarini venduti al governo israeliano sarebbero stati armati con testate nucleari da Gerusalemme. Eppure nel 2005 fu l’allora cancelliere tedesco socialdemocratico, Gerhard Schröder, ad approvare la consegna dei sottomarini. Rispetto all’inchiesta del settimanale, il governo della cancelliera Angela Merkel ha detto: “La consegna è avvenuta senza armamenti – spiega Steffen Seibert, portavoce di Merkel –, e il governo non partecipa a speculazioni sul successivo armamento”. Ieri il ministro della Difesa tedesco, Thomas de Maizière, ha difeso l’accordo con Israele, mentre sempre allo Spiegel il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ha dichiarato che i tedeschi devono essere orgogliosi per aver “assicurato l’esistenza dello stato di Israele per molti anni”. Alcune settimane fa le polemiche attorno ai sottomarini erano cresciute dopo la pubblicazione, da parte del premio Nobel per la Letteratura Günter Grass, della poesia “Quello che deve essere detto”, nella quale Grass denuncia la possibilità di “un attacco preventivo / che potrebbe cancellare il popolo iraniano” da parte di Israele (in una bizzarra inversione di ruoli fra vittima e potenziale aggressore). Il riferimento polemico di Grass era proprio la fornitura di sei sottomarini atomici tedeschi a Israele, a prezzo politico, per difendersi dalla possibile minaccia nucleare iraniana. Da Israele, il portavoce del ministero degli Esteri, Yigal Palmor, ha così commentato la possibilità che i sottomarini carichino armi atomiche: “Confermo che abbiamo i sottomarini tedeschi. Non è un segreto. Per il resto, non sono nella posizione di parlare delle sue capacità”. Per la stampa statunitense, Israele potrebbe aver montato nei sottomarini missili Harpoon modificati per testate nucleari, mentre fonti di Gerusalemme parlano dei Popeye di produzione locale che possono raggiungere siti a 1.500 chilometri di distanza. Gli israeliani li avrebbero testati nel 2000 al largo dello Sri Lanka, un paese che ha rapporti militari con lo stato ebraico. In un eventuale conflitto fra Israele e Iran proprio questi sommergibili, secondo gli esperti, potrebbero svolgere un ruolo di primo piano nella deterrenza ebraica. Lo Spiegel l’ha chiamata “Operazione Sansone”. I congegni elettronici nei sottomarini sono siglati Siemens e Atlas, uno dei vanti dell’industria elettronica tedesca. I sottomarini sono lunghi 57 metri e larghi sette, e i tedeschi li hanno assemblati su indicazioni precise degli israeliani e lontano da occhi indiscreti (l’accesso al cantiere era top secret). Secondo esperti tedeschi, Berlino sapeva fin dall’inizio che i sottomarini sarebbero stati dotati di testate atomiche. Per un paese come Israele, grande quanto lo stato tedesco di Hesse, i sottomarini sono la garanzia del diritto di rappresaglia in caso di conflagrazione.
Da Adenauer a Kohl
La Germania post Olocausto ha una lunga tradizione di accordi militari con lo stato ebraico, nato nel 1948. Ebbe inizio con il cancelliere Konrad Adenauer e il programma di “riparazioni”. Nel 1957 a Rosenheim, in Baviera, dirigenti del ministero della Difesa tedesco si incontrarono con ufficiali israeliani per siglare il principale accordo con Gerusalemme. C’era Shimon Peres, attuale presidente israeliano e ideatore del programma atomico di Gerusalemme. Fu una consegna importante di elicotteri, carri armati, missili. Nel 1991 l’accordo fra Berlino e Gerusalemme subì una potente accelerazione. Un gesto di riparazione della Germania verso Israele per aver assistito l’industria bellica del dittatore iracheno Saddam Hussein. I mezzi tedeschi presero il posto di quelli inglesi che avevano fatto la Guerra dei sei giorni e con cui gli israeliani avevano colpito il porto di Alessandria d’Egitto. Il 1991 fu infatti l’anno in cui Saddam lanciò missili Scud su Tel Aviv, causando morti e feriti, e costringendo gli israeliani a dotare la popolazione di maschere antigas, per il timore che il dittatore iracheno potesse armare i missili con materiale batteriologico e chimico, come antrace, sarin, vx, vaiolo. Hanan Alon, allora ufficiale della Difesa israeliano, disse all’allora cancelliere Helmut Kohl: “Saprà bene che le parole gas e Germania non suonano bene insieme”. Così Berlino decise di finanziare la difesa dello stato ebraico e il 30 gennaio 1991 venne siglato un accordo per un miliardo di marchi tedeschi, fra cui due sottomarini. Nel 1994, all’aeroporto militare di Colonia, atterra una delegazione israeliana. A bordo ci sono il primo ministro, Yitzhak Rabin, e il capo del Mossad, Shabtai Shavit. Si firma proprio per il sottomarino Tekumah, che oggi staziona di fronte alle coste di Haifa e che difende costantemente i duecento chilometri di costa israeliana. Secondo Ami Ayalon, già a capo del servizio segreto interno israeliano, la scelta di acquistare i sottomarini tedeschi è stata “la decisione strategica più importante in Israele”. Secondo indiscrezioni di intelligence, Gerusalemme avrebbe modificato i serbatoi dei sottomarini per poter raggiungere distanze di oltre diecimila chilometri via mare e trascorrere cinquanta giorni in profondità e secretezza di fronte alle coste dell’Iran.
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