Israele si difenderà dal nucleare iraniano, con qualunque mezzo Giulio Meotti a colloquio con Danny Ayalon
Testata: Il Foglio Data: 12 giugno 2012 Pagina: 2 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Israele nella tenaglia islamista e della bomba iraniana. Parla Ayalon»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 12/06/2012, a pag. 2, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "Israele nella tenaglia islamista e della bomba iraniana. Parla Ayalon".
Giulio Meotti, Danny Ayalon
Roma. L’assedio d’Israele sta tutto nell’agenda del viceministro degli Esteri di Gerusalemme, Danny Ayalon, in questi giorni in Italia: la radicalizzazione islamica investe il mondo arabo, con l’esportazione della rivoluzione iraniana da una parte e del wahabismo sunnita dall’altra; l’instabilità mediorientale sembra destinata a durare “decenni”; la crisi economica europea e americana priva il medio oriente di un “piano Marshall” che sarebbe necessario per la crescita economica di quei paesi; c’è il pericolo che la Siria di Bashar el Assad si trasformi in un “nuovo Afghanistan”, con la possibilità di un intervento occidentale “stile Bosnia” per fermare le stragi confessionali; il rigetto palestinese potrebbe portare Israele a formulare soluzioni “ad interim”; infine, la cosiddetta “primavera araba”, più che il crollo dell’Unione sovietica, sembra destinata a emulare la Teheran del 1978, quando dietro alle proteste e ai democratici si affacciarono gli estremisti religiosi. Ma soprattutto c’è la corsa iraniana alla bomba nucleare. “Non ci sono progressi”, ha detto ieri lapidario il vicedirettore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Herman Nackaerts, dopo l’incontro con emissari iraniani in un tentativo di spianare il dialogo a ridosso dell’incontro il 18 giugno a Mosca con il cosiddetto 5+1. E’ il terzo round di colloqui, dopo quelli fallimentari di Istanbul e Baghdad. Gli ufficiali dell’Onu sembrano concordare con la prognosi del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che alla Bild ha detto: “Il programma nucleare iraniano non è arretrato di un millimetro. Nonostante tutta la pressione, non è accaduto nulla”. L’unico incentivo al dialogo per l’Iran è il fiume di denaro bruciato sotto il peso delle sanzioni. Teheran ha perso dieci miliardi di dollari in mancati proventi del petrolio soltanto nell’ultimo anno, in attesa che dal primo luglio entrino in vigore altre sanzioni contro il regime. Seicentomila il numero di barili persi ogni giorno. “Se Teheran sente che la comunità internazionale è compatta e dura contro le mire iraniane, è possibile che gli ayatollah possano fermarsi nel progetto di costruzione della bomba atomica”, dice al Foglio Ayalon. “Saranno dei fanatici, ma sono razionali quando è in gioco la loro sopravvivenza”. Eppure, le sanzioni non sembrano aver avuto finora effetti deterrenti sulle decisioni iraniane nella partita atomica. Nell’ultima settimana, rapporti americani e dell’Agenzia Onu hanno dettagliato i grandi progressi compiuti dagli iraniani. L’Institute for Science and International Security di Washington ha rivelato che gli iraniani starebbero costruendo un terzo impianto segreto per l’arricchimento dell’uranio, che andrebbe ad aggiungersi a quelle già esistenti, Natanz e Fordo (pare nel grande deserto salato). L’inviato statunitense presso l’Agenzia atomica dell’Onu, Robert Wood, non un falco israeliano, ha dichiarato che “Teheran ha tanto uranio nei propri magazzini da poter fabbricare parecchie armi nucleari”. Secondo l’Agenzia Onu, gli iraniani sono passati ogni mese dal produrre 150 chilogrammi di uranio arricchito agli attuali 250. A gettare in allarme israeliani e americani è stato il rilevamento, dieci giorni fa, di tracce di uranio arricchito addirittura al 27 per cento nell’impianto di Fordo. Nel frattempo il capo dell’organizzazione atomica della Repubblica islamica, Fereydoun Abbasi Davani, annuncia la costruzione di “altre due centrali atomiche”, una delle quali a Bushehr. Nei giorni scorsi l’ambasciatore d’Israele in Italia, Naor Gilon, ha spiegato che “l’Iran si trova potenzialmente a un anno dall’acquisizione dell’arma atomica”. Secondo alcune stime anche meno. “L’incontro di Mosca è l’ultima possibilità per risolvere pacificamente la questione nucleare iraniana”, dice Ayalon. “Gli ayatollah sanno che non saranno tollerati ulteriori scherzi durante i colloqui. E’ l’ultima opportunità per evitare misure più drastiche”. Leggi: lo strike preventivo israeliano alle installazioni nucleari dei mullah.
Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante