Elisa Calessi
RADIO3, al programma 'Prima Pagina' del 07/06/2012, la giornalista Elisa Calessi (Libero) non replica alle accuse e agli insulti fatti da un lettore contro Israele e gli ebrei. IC dedica una pagina alla notizia(http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=264&sez=120&id=44819).
Calessi tenta una maldestra difesa mandando un'e-mail a IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=110&id=44830). La difesa è molto debole, dal momento che Calessi sostiene di non aver risposto alle dichiarazioni del radioascoltatore perchè disturbata in cuffia da una precisazione della regia di Radio 3.
La lettera mandata da Calessi, per altro, genera confusione. Visto il tono confidenziale e l'appellativo 'Caro direttore', abbiamo pensato che fosse diretta al direttore di Libero, Maurizio Belpietro.
Come precisa Calessi nella lettera che segue, questo è falso. Calessi si rivolgeva (non è ben chiaro il perchè di un tono tanto confidenziale) al direttore di IC, che non ha mai avuto il piacere di conoscerla.
Ma a interessare non è tanto la disquisizione sull'utilizzo del 'tu' o del 'lei' col proprio direttore o col direttore di qualche altra testata giornalistica, quanto il fatto che Calessi continua imperterrita a non fornire una spiegazione valida al suo silenzio circa le dichiarazioni anti israeliane del suo ascoltatore.
Con la lettera che segue, Calessi continua a tacere riguardo al vero problema e si dilunga in una inutile e discutibile disquisizione sull'etichetta da seguire tra colleghi giornalisti.
Calessi ci critica perchè non abbiamo compreso immediatamente il vero destinatario della sua prima email, pensa di fare un gioco di parole : " Quello che non potete fare è di scrivere palesi falsità , frutto esclusivo della vostra fantasia. Un paradosso per un sito che si propone di fare 'informazione corretta'". Qui, l'unica ad avere permesso la diffusione di 'palesi falsità' e a scriverle, è Calessi stessa, la quale sostiene di non aver risposto all'ascoltatore perchè non ha sentito ciò che diceva. Peccato che l'ascoltatrice successiva abbia risollevato l'argomento e Calessi non abbia battuto di nuovo ciglio. Ha lasciato che fosse un'altra persona a rispondere alle menzogne del primo ascoltatore, ma non ha manifestato il benchè minimo stupore per l'argomento menzionato. Perciò aveva sentito benissimo l'intervento del primo ascoltatore. Semplicemente ha preferito non rispondere. Resta da capire se l'ha fatto perchè lo condivideva o per 'pigrizia'. Non che la cosa interessi più di tanto, proprio come tutta la questione di 'tu' e 'lei'.
Cara Calessi, non sappiamo come dobbiamo rivolgerci a lei (a te?). Di certo c'è che la sua (tua) versione dei fatti fa acqua da tutte le parti. Noi abbiamo solo scritto ciò che è successo. Scusi (scusa) se abbiamo frainteso il destinatario della sua (tua) prima email. Ma, per favore, eviti (evita) di rifilarci fandonie facilmente smontabili e poco credibili, come quella che non avrebbe (avresti) sentito la parte di telefonata riguardante i bambini ebrei che odiano quelli palestinesi. Le (ti) servirà a evitare figuracce in futuro.
Saluti
IC redazione
Ecco l'email di Elisa Calessi:
Caro direttore, la chiamo per nome così non c'è il rischio che non capisca. La lettera che ieri ho inviato al sito da lei fondato, Informazione Corretta (lo chiamo per nome non si sa mai pensi mi riferisca a un altro sito), era proprio e inequivocabilmente diretta a lei. Ho l'abitudine, quando scrivo una lettera, di mandarla al destinatario e soltanto a lui. Ho trovato l'indirizzo sul sito e lì l'ho mandata. La lettera, dunque, non era diretta al direttore di Libero, come avete scritto dando ai vostri lettori un'informazione non solo scorretta ma inventata. Se devo scrivergli, infatti, ho l'abitudine di usare la sua casella di posta elettronica, non certo la vostra. E certo non mi passerebbe per la testa di inviare a voi una lettera indirizzata a lui o ad altri. Non ce ne sarebbe motivo. Se il malinteso è nato dal fatto che nella lettera ho usato il 'tu' e non il 'lei', spiego la scelta: tra giornalisti, tra colleghi, è abitudine darsi del 'tu'. Anche se non ci si conosce. Per questo, ritenendola un collega, avevo scelto di darle del 'tu'. Ma visto che questo ha ingenerato equivoci, o forse lei non si ritiene un mio collega, smetto di farlo. Non temo le critiche: per cui lei, come chiunque, può dare il giudizio che ritiene sul mio lavoro. Quello che non potete fare è di scrivere palesi falsità , frutto esclusivo della vostra fantasia. Un paradosso per un sito che si propone di fare 'informazione corretta'. Per concludere: è triste che abbiate scambiato la cortesia con imbarazzo. Ma, evidentemente, non ci siete abituati. Saluti, Elisa Calessi