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Identità ebraiche, vere e false (Traduzione di Angelo Pezzana) Theodor Herzl Diaspora Manfred Gerstenfeld In un libro pubblicato nel 1946 sulla “questione ebraica”, il filosofo francese Jean Paul Sartre sosteneva che era il mondo non ebraico a stabilire in gran parte “ chi è ebreo”. Scrisse che non era stato Dio a scegliere quale popolo sarebbe dovuto diventare ebraico. E' stata piuttosto la società non ebraica ad aver stabilito chi era ebreo, creando così il “problema ebraico” (1) Ad un primo esame questa tesi può sembrare assurda, eppure sono stati i tedeschi a stabilire chi era ebreo e chi no nei paesi che avevano occupato. Il dizionario Cambridge dà della parola identità una semplice definizione: “"caratteristiche di una persona o gruppo che li differenzia da altri” (2). Se si analizza meglio questa definizione, si capisce come le identità ebraiche non sono solo determinate da come una persona considera se stessa, ma anche da come altri ebrei la vedono e come il mondo non ebraico la percepisce. La definizione di Sartre che abbiamo visto, illustra la relativa importanza che queste tre valutazioni hanno avuto in tutti i periodi storici. Una visione distorta delle identità è un fenomeno complesso, che coinvolge anche i non ebrei. La giornalista olandese Elma Drayer ha detto che quando scrive degli articoli favorevoli a Israele, la gente spesso le dice: “ Signora Drayer, lei deve essere ebrea” perché pensano che solo gli ebrei possono scrivere su Israele ciò che scrivo io. Io considererei un onore essere ebrea, ma non lo sono” (3) Nel 2004, il partito socialista Pasok fu sconfitto alle elezioni parlamentari. Il Primo Ministro uscente Simitis fu definito, in tono sprezzante e peggiorativo come “ l’ebreo Simitis”, sulla prima pagina del quotidiano filo-Pasok “Avriani”. “Essere un ebreo” era inteso come un insulto, visto che Simitis non aveva legami o parentele con ebrei. Molti francesi pensano che l’ex Presidente francese Nicolas Sarkozy sia ebreo, anche se suo nonno, l’unico antenato ebreo, si era convertito al cattolicesimo. Negli ultimi anni, la parola “ebreo” ha assunto le caratteristiche peggiorative in molti paesi europei. Ecco un esempio: la storica tedesca Susanne Urban scrive degli insulti che si possono ascoltare “ dappertutto nelle scuole tedesche, non solo nelle periferie metropolitane: ‘ Tu, ebreo ! ‘ Oppure ‘Tu, vittima !’ per cui è male e disprezzabile essere ebreo e vittima. L’ebreo simbolizza quindi la devianza e il male,l’opposto di ciò che si ritiene essere il proprio gruppo. L’ebreo rappresenta anche il satana israeliano “ (5). Molte inchieste rivelano come Israele viene giudicato e come gli ebrei della Diaspora sono visti nei loro ambienti. Più del 40% degli europei ritiene Israele uno Stato che commette un genocidio nei confronti dei palestinesi (6). Lo stesso succede invertendo quanto è successo durante la Shoah, quando si dice che gli israeliani sono i “nazisti di oggi”. Così sono visti gli israeliani da molti europei, un modo radicalmente diverso dalla realtà. Va detto anche che questo modo di vedere Israele dimostra come stia riemergendo un aspetto ideologicamente criminale dell’Europa. Dato che il genocidio è il crimine più orribile che si possa immaginare, questa accusa contro Israele – che spesso accomuna tutti gli ebrei – è la nuova versione del vecchio pregiudizio che raffigura gli ebrei come il “male assoluto”. In tempi più recenti, a causa del dominante razzismo e del nazionalismo più estremo, gli ebrei erano accusati di appartenere a una razza inferiore che doveva essere sterminata. Oggi, la nuova versione, rappresenta Israele come Satana. Possiamo ripetere in continuazione che gli unici che si propongono di realizzare un genocidio sono varie categorie di musulmani, inclusa la leadership iraniana e Hamas. Gli israeliani, che sono l’obiettivo delle intenzioni omicide di questi criminali, vengono rappresentati come i veri responsabili. La minaccia di questa falsa identità ebraica e israeliana è gradualmente cresciuta negli ultimi decenni. Questa percezione contorta non ha mai fatto presa fra le leadership israeliana ed ebraica. Vi è un ulteriore aspetto della situazione di crescente pericolo per Israele e gli ebrei della Diaspora., che ha trovato ampio spazio nel subconscio dell’Europa. Da qui, può fare irruzione in qualunque momento durante una prossima crisi politica in Medio Oriente. C’è qualcosa che possiamo fare ? Non a breve tempo, sono problemi complessi che richiedono studi e analisi profonde, lo sviluppo di strategie in grado di affrontarli, infrastrutture per combatterli. Se il governo israeliano e la leadership degli ebrei della Diaspora non faranno nulla, questi problemi non potranno fare altro che diventare sempre più gravi. [1] Jean Paul Sartre Reflexions sur la question Juive. [French] [2] http://dictionary.cambridge.org/dictionary/british/identity?q=identity [3] Manfred Gerstenfeld interview with Elma Drayer in Het Verval, joden in een Stuurloos Nederland, (Amsterdam: Van Praag, 2010). [Dutch] [4] Manfred Gerstenfeld, Interview with Moses Altsech, “Anti-Semitism in Greece: Embedded in Society,” Post-Holocaust and Anti-Semitism, 23, 1 August 2004. [5] Susanne Y. Urban, “Representations of the Holocaust in Today’s Germany: Between Justification and Empathy,” Jewish Political Studies Review, 20:1-2, Spring 2008. [1] (6) library.fes.de/pdf-files/do/07908-20110311.pdf
Manfred Gerstenfeld è Presidente del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. |
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