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La geografia immaginaria di Haaretz 10/06/2012

Caro Volli, sono lettore abituale di IC. In questi giorni mi è capitato di leggere un singolare articolo del gennaio scorso di uno psicanalista israeliano.
Non so se IC lo ha già commentato. In caso vi interessi lo allego in versione originale e nella traduzione italiana. Con cordialità  e stima

Sergio Tonelli

Gentile lettore,
grazie per la segnalazione. Non avevo letto l'articolo. Lo considero una prova interessante di come la sinistra israeliana, che si definisce laica ma non lo è, perché affetta da ideologismo profondo, vede il mondo, ignorando l'esistenza di un popolo ebraico, privilegiando dei fantasmi ideologici che in realtà non hanno consistenza e diffidando del funzionamento della democrazia che per necessità deve comporre gli interessi e le opinioni.
Trovo anche interessante come in tutta la riflessione non si affacci una volta l'idea che buona parte dei palestinesi non voglio vivere in pace accanto agli ebrei - se lo volessero avrebbero già il quadro giuridico per farlo, ma vogliano conquistare (o "liberare") tutta la terra ebraica.
Ho sentito io personalmente uno di loro dichiarare che per loro Tel Aviv non è diversa da Ramallah - e ci sono infiniti discorsi come questo che si possono trovare sul web.
Se dunque il signor Strengher si illude di vivere in pace nel suo cantone, magari disarmandosi come vorrebbero i suoi ideologi, si sbaglia.
Per fortuna non nella geografia immaginarinaria di Haaretz, ma nella realtà dei risultati elettorali, le divisioni sono ben altre e posizioni come quelle esposte nell'articolo non valgono più del 2 per cento dei voti

ugo volli


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