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Democrazia uguale rispetto: 2 mail, 2 risposte 31/05/2012

Buongiorno,

sono lo stesso rompiscatole che già aveva protestato per la vostra presunta subalternità alla destra italiana e il vostro mancato omaggio a Rosario Bentivegna. Non demoralizzato dal fatto che l'ultima volta non ho ricevuto risposta e l'ultima mia risposta alla vostra risposta precedente non sia stata pubblicata, vi riscrivo.

Vorrei chiarire, ce ne fosse il bisogno, che sto con Israele, ho un legame emotivo con quello stato e sono sionista. E quando c'è da difenderlo, da difenderne le fondamenta, non mi tiro indietro. Sappiamo tutti bene, e non ve lo devo insegnare io, che Israele fin dalla sua nascita ha avuto nemici e odiatori esterni bellicosi e spesso spietati. Sappiamo bene come, marxisticamente, i vari dirigenti del mondo musulmano, oggi come ieri, non trovino di meglio del vecchio antisemitismo travestito più o meno da antisionismo di vecchia scuola zarista per distrarre il popolo dalle condizioni di povertà e miseria in cui si trova, mentre i loro dirigenti si dividono tra il lusso e i complotti antiisraeliani.

Forse però mi sembra non si voglia riconoscere che esiste anche un nemico interno allo stato d'Israele. Un nemico, di fatto, sebbene sia forte dirlo. E quel nemico si chiama fondamentalismo religioso. Tutti sappiamo che a motivo della nascita del sionismo c'è la costruzione del nuovo ebreo, il Sabra, quel bellissimo uomo esemplificato da Rabin, laico, bello, colto e forte, in un certo senso, un po' nicciano, diremmo pure aristocratico. Il peggiore oscurantismo religioso ortodosso, di gente che crede in cose evidentemente assurde come la verità letterale della Torah, quella forse è la peggiore delle famose innegabili minacce demografiche che il nostro vecchio Israele, quello di Ben Gurion, Golda Meir, Moshe Dayan, Rabin e della Corte Suprema, è costretto ad affrontare. Gli ortodossi si stanno cercando di impadronire, con la forza del numero contro la forza della ragione, dello stato di Israele. Si stanno cercando di impadronire così dell'ebraismo stesso, vogliono farci riprecipitare di colpo al Medioevo. Si sono impadroniti già della definizione di chi è ebreo e chi è no. E pensare che i primi israeliani volevano far diventare israeliani, ed ebrei, anche i palestinesi. Forse un'attenzione maggiore a questo fronte interno, indispensabile per continuare a difendere non Israele come nome che può essere riempito da qualsiasi cosa, ma Israele per quello che realmente è stato, sarebbe d'uopo.

Viva Israele, socialista, laico e sionista!

Gabriel Leone

Tutt'altro che rompiscatole, anche perchè IC condivide gli aspetti laici della società israeliana. Ma non  ne facciamo un totem, si può essere laici e religiosi, il che non vuol dire essere fanatici, una categoria che in tutta sincerità non piace nemmeno a noi. Ma Israele è una società molto frammentata, il fatto che sia una grande democrazia comporta il rispetto verso tutti. Con una eccezione: il rispetto della democrazia laica (preferiamo questo termine a socialismo, visti i risultati).
IC redazione

Sì, ma il problema è che questo carattere di democrazia laica è in serio pericolo e su questo, ci piaccia o no, c'entrano poco Ahmadinejad, Hamas o Hezbollah. E anzi, in parte importante, si veda la percentuale sempre più alta di bambini la cui unica educazione è di carattere religioso ultraortodosso, si veda l'abominevole misoginia che ormai, con la scusa del pluralismo, è diventata pienamente legittima, si vedano, a proposito, gli episodi dei bus ortodossi, si veda chi decide chi può accedere e chi non lo può fare al muro del pianto. Forse questo pericolo meriterebbe di essere considerato per quello che è.

Gabriel Leone

Ha perfettamente ragione, ma in Israele queste derive fanatiche sono osteggiate anche dai religiosi, purtroppo vengono enfatizzate, anche per il loro carattere particolarmente odioso. Il lato positivo è che rappresentano una percentuale minima della società israeliana, il che non vuol dire che non debbano essere combattute con la massima fermezza. Un paese si guidica soprattutto dal governo che elegge, e dalle leggi che si dà. Non ingigantiamo un pericolo che, pur essendoci, non ha le dimensione che lei teme.
IC redazione

 


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