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Dal numero 21 di Donna Moderna del 23 maggio Una doppia pagina di fotografie di uomini, con il loro nome scritto in arabo (per chi sa leggere!) e un titolo a grandi caratteri: Prigionieri senza colpa Il testo di seguito dice: "Nelle carceri israeliane 1500 palestinesi stanno facendo lo sciopero della fame. Qualcuno non mangia da 72 giorni. Tutti sono carcerati senza un'accusa: arresti preventivi li chiamano. Le loro foto tappezzano i muri di Gaza, girano su Twitter e Facebook. E' l'intifada della fame. Il digiuno come ultima arma" Non c'è firma. Ho chiamato donna moderna e mi hanno risposto che l'articolo e' a cura di Sergio Parini, il capo redattore. Ho chiamato il CDEC, e mi hanno consigliato di scrivere a voi. Cordialmente Le condizioni dei carcerati in Israele, sono quelle di un normale paese democratico. I diritti dei detenuti vengono rispettati, così come i processi, nei quali la difesa opera in totale libertà di azione e espressione. Ma Israele è anche un paese in guerra, nel quale vengono commessi crimini di terrorismo, da cui discende che chi è detenuto con questa accusa rappresenta qualcosa di diverso dal delinguente comune. C'è stato uno sciopero della fame, organizzato dai detenuti per atti terroristici, per ottenere condizioni migliori di quelle attuali. Invece di ottenere una risposta repressiva - come sarebbe successo in qualsiasi carcere arabo-musulmano - gli organi competenti hanno ascoltato le loro ragioni, e hanno in parte accolto le loro proteste. Infatti lo sciopero è finito. ecco la mail: donnamoderna@mondadori.it e in copia alla direttrice: Patrizia Avoledo: l'invito vale anche per i nostri lettori. |
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