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Il Manifesto Rassegna Stampa
26.05.2012 IC solidale con Al Fatah: basta con le mistificazioni contro il glorioso popolo palestinese
Tutta la storia in questa pagina

Testata: Il Manifesto
Data: 26 maggio 2012
Pagina: 8
Autore: Yousef Salman - Michele Giorgio -
Titolo: «Ecco dove sbagliate sul governo Fayyad - Il nostro lavoro per dare voce ai palestinesi - Un giornale da difendere non da denigrare»

Informazione Corretta è totalmente solidale con il signor Youssef Salman, segretario generale di Al Fatah in Italia. La sua protesta contro Michele Giorgio e il quotidiano comunista di Rocca Cannuccia in generale, è tutta da condividere. Lo testimoniamo noi di IC, che da più di un decennio seguiamo puntualmente le menzogne che diffondono sui palestinesi e su Israele in generale. Forse il nostro giudizio è leggermente ribaltato rispetto a quello di Youssef Salman, ma poco importa, in un caso come questo conta essere solidali con la critica che l'Anp rivolge a questi loschi mentitori comunisti. Il glorioso popolo palestinese non merita di essere rappresentato da un Giorgio qualsiasi, nè da un quotidiano ormai abbandonato persino dai suoi lettori e sulla via della chiusura (a meno che qualche miliardario - fra i suoi lettori ne salterà fuori sicuramente qualcuno - non si faccia avanti per salvarlo). Finalmente, su Giorgio e sul giornale su cui scrive, si sono riversati giudizi severi ma giusti e doverosi, hanno poco da protestare tutti in coro, le firme 'autorevoli' raccolte in loro difesa, anche loro non hanno mai fatto nulla per il glorioso popolo palestinese, semmai l'hanno sfruttato a fini personali. Se non ci fossero stati i palestinesi, quando mai una Morgantini sarebbe finita al Parlamento Europeo, e con quali responsabilità ! Per fare poi che cosa ? Nulla.
Bravo dunque a Youssef Salman, stiamo dalla sua parte, ci mancherebbe, e se ha altre critiche da fare, ce le mandi, IC è a sua disposizione.
Tutta la redazione di IC, in piedi e plaudente.

Ecco tutta la storia:

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 26/05/2012, a pag. 8, la lettera di Yousef Salman, segretario di al Fatah in Italia, dal titolo " Ecco dove sbagliate sul governo Fayyad ", la risposta di Michele Giorgio dal titolo " Il nostro lavoro per dare voce ai palestinesi ", l'articolo dal titolo "  Un giornale da difendere non da denigrare".
Ecco i pezzi:

Yousef Salman - "  Ecco dove sbagliate sul governo Fayyad "


Yousef Salman

Michele Giorgio nell’edizione del manifesto del 18 maggio scrive del nuovo governo di Salam Fayyad, varato dal Presidente Abu Mazen, e accusa l’Autorità nazionale palestinese (Anp) e Hamas di non aver saputo cogliere l’opportunità dell’anniversario della Nakba e della lotta dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane per realizzare la riconciliazione nazionale. Un governo che, a suo dire, saboterebbe di fatto il processo di riconciliazione palestinese. Proverò a spiegarvi che non è vero. Tutti sanno quanto hanno fatto l’Anp e il Presidente Abu Mazen per realizzare la riconciliazione nazionale, dall’accordo, o meglio gli accordi, del Cairo degli anni passati, all’intesa di Doha di quest’anno, raggiunta con il capo di Hamas, Khaled Mashaal. Hamas però ha rifiutato tutti gli accordi e tutte le intese per non arrivare alle elezioni e al voto popolare, perché i sondaggi, così come gli esiti delle elezioni democratiche avvenute sino ad oggi, sono state vinte e con larga maggioranza da Al Fatah, confermando la volontà del popolo palestinese di non ripetere la scelta del 2006 a favore di Hamas. La verità dello scontro presente oggi, ieri e domani inMedio Oriente, è fra due progetti strategici: quello nostro di Al Fatah (nato nel 1958), dell’Olp (nata nel 1964) e dell’Anp (nata con gli accordi di Oslo nel 1993), di uno stato democratico, dove ebrei, cristiani emusulmani possano vivere tutti insieme, con uguali diritti e uguali doveri, e l’altra opzione, di uno stato religioso: Israele (ebraico) e quello di Hamas (islamico). Non si può affermare che l’Anp dipende «dai finanziamenti dei paesi donatori occidentali». Proprio il manifesto ha più volte scritto intere pagine sul comportamento ostile dell’impero Usa e dell’Europa dinanzi alla richiesta palestinese che l’Onu riconosca lo Stato di Palestina come suo 194° Statomembro, presentata il settembre scorso da Abu Mazen! Come non ricordare il comportamento negativo e ostile del Presidente Obama e della sua amministrazione dinanzi a tale richiesta? E come non ricordare il taglio dei fondi Usa (62 milioni di dollari) all’Unesco dopo il voto del suo riconoscimento allo Stato di Palestina? E’ questo il sostegno politico e diplomatico? Altro punto. Le forze di sicurezza dell’Anp hanno il compito di difendere gli interessi del popolo palestinese e gli obiettivi della sua lotta e certamente non quello di eseguire gli ordini dei non amici del popolo palestinese e di «dare la caccia adHamas...». Lo ribadiamo: il compito della nostra polizia è quello di garantire la sicurezza della nostra gente e la nostra lotta contro un nemico che non solo viola e nega ogni nostro diritto, ma nega anche la nostra semplice esistenza in quanto popolo e nazione. Un nemico potente, mantenuto e appoggiato a tutti i livelli dalle potenze occidentali. Accettiamo tutte le critiche, ma nella verità dei fatti. La verità, spesso, dà fastidio ma, permetteteci una domanda e poi, magari, provate anche a rispondervi: dà fastidio «a chi»?

Michele Giorgio - "  Il nostro lavoro per dare voce ai palestinesi"


Michele Giorgio

Yusef Salman, segretario di Fatah in Italia, afferma che il manifesto non riferisce la verità dei fatti quando scrive dell’Autorità nazionale palestinese e in una lettera, che ha postato nei giorni scorsi sul profilo facebook della Mezzaluna Rossa-Italia, rivolge al giornale e a chi scrive persino l’accusa di essere contro il popolo palestinese (e in rete frasi irripetibili). Salman ha sbagliato indirizzo perché il manifesto ha sempre sostenuto nei suoi 41 anni di vita, e in tutte le stagioni politiche, i diritti dei palestinesi, e continuerà a farlo. Venendo alle questioni poste in evidenza da Salman, non neghiamo gli sforzi fatti per la riconciliazione nazionale, desiderata da tutti i palestinesi, ma i risultati parlano da soli. La responsabilità della mancata applicazione degli accordi di pacificazione tra Fatah-Hamas non può essere attribuita solo ad Hamas, come afferma Salman. Il movimento islamico ha non poche colpe, in particolare quella di volersi tenere stretto, senza dirlo pubblicamente, il minuscolo «emirato» che ritiene di aver creato a Gaza dopo il 2007 (l’ala militare di Hamas è contro la riappacificazione con Fatah e l’Anp). Altrettanto evidenti però sono le colpe di Fatah (spina dorsale dell’Anp) o, per essere più precisi, di una parte di esso.Non è di poco conto la decisione presa dal presidente Abu Mazen di confermare alla guida del governo Salam Fayyad, dato che Hamas ha posto come prima condizione (accettata al Cairo e Doha) per la formazione di un governo di unità nazionale, proprio l’allontamento dalla stanza dei bottoni del premier in carica. Salman può non accettarloma tanti palestinesi nei Territori occupati pensano che l’Anp ha scarsa libertà di manovra a causa della sua dipendenza dagli Stati Uniti e dall’Europa. Non pochi militanti di Fatah in Cisgiordania dicono che la riconferma di Fayyad è frutto delle pressioni di Washington e Bruxelles. Salman, in evidente riferimento all’occupazione israeliana, sostiene che la polizia e le forze speciali dell’Anp hanno il compito di garantire la sicurezza dei palestinesi «contro un nemico che non solo viola e nega ogni nostro diritto ma nega anche la nostra semplice esistenza in quanto popolo e nazione», e, quindi, non di dare la caccia ad Hamas come ha scritto il manifesto. Questo forse è vero sul pianeta Marte, non sulla terra e sicuramente non in Cisgiordania. Le forze di sicurezza dell’Anp, sulla base degli accordi di cooperazione con Israele, non possono in alcun modo ostacolare le operazioni delle truppe dello Stato ebraico. Potremmo fare tanti esempi per dimostrarlo, visto che di notte i reparti speciali israeliani entrano ed escono dalla Cisgiordania per arrestare «sospetti » senza incontrare alcuna opposizione, anche nella stessa Ramallah dove ha sede il quartier generale dell’Anp. Clamoroso fu il caso dei sei palestinesi uccisi dalle truppe israeliane in pieno centro a Ramallah il 5 gennaio 2007 (dove erano i militari dell’Anp?). GliUsa contribuiscono con milioni di dollari all’addestramento (in Giordania) dei reparti speciali dell’Anp. A coordinarlo fino a qualche tempo fa c’era un generale americano, Keith Dayton. In un rapporto destinato al Congresso Usa pubblicato ilmese scorso (http://www. fas.org/sgp/crs/mideast/ RS22967.pdf) è scritto (pag. 2) che i fondi statunitensi dati dal 1994 ad oggi all’Anp hanno avuto lo scopo anche di «Combattere, neutralizzare e prevenire il terrorismo contro Israele del gruppo islamico Hamas e di altre organizzazioni militanti». Un gran numero di palestinesi crede nella resistenza popolare non armata ma, allo stesso tempo, rifiuta la cooperazione di sicurezza Anp-Israele, di cui ha chiesto la fine anche un leader importante di Fatah, Marwan Barghuti. Il manifesto non fa altro che riferirlo ai suoi lettori.

" Un giornale da difendere non da denigrare "

Yousef Salman, segretario in Italia dell’organizzazione palestinese al-Fatah, ha aspramente criticato Il manifesto con una lunga dichiarazione, diffusa in Internet, che egli pretende che venga pubblicata dal quotidiano medesimo. Fin dalla sua nascita nel 1971 Il manifesto ha seguito quasi quotidianamente le vicende politiche emilitari del Medio Oriente e in particolare della Palestina. Se l’opinione pubblica italiana ha avuto la possibilità di seguire e comprendere le ragioni dei conflitti che da decenni insanguinano quella terra lo deve in gran parte al collettivo del manifesto. Durante i momenti più drammatici che hanno segnato la storia del popolo palestinese, dall’invasione israeliana del Libano nel 1982 fino all’aggressione sanguinaria «Piombo fuso» dell’esercito israeliano contro Gaza nel 2008/2009, Il manifesto ha sempre documentato, come è giusto, sia le posizioni palestinesi che quelle israeliane. E non va dimenticato che Il manifesto, dando voce alle cronache che Vittorio Arrigoni inviava quotidianamente dalla Striscia di Gaza, ha contribuito in modo determinante alla nascita in Italia del movimento di solidarietà con il popolo palestinese. Accusare oggi i giornalisti del manifesto di non essere amici del popolo palestinese perché si permettono di criticare il nuovo governo della Cisgiordania è davvero privo di senso. Ogni governo può essere criticato, e perché mai il governo cisgiordano dovrebbe essere immuneda qualsiasi osservazione critica? E non c’è dubbio che anche le tesi di un giornale quotidiano possono essere sottoposte a critica, anche severa, ma mettere in dubbio il valore umanitario, culturale e politico della battaglia quarantennale del manifesto per il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese è un’operazione insensata e senza alcun fondamento. C’è chi teme che Il manifesto rischi di chiudere. Ma se questa triste eventualità dovesse verificarsi il popolo palestinese perderebbe un amico solidale: perderebbe l’unica testata giornalistica italiana sicuramente schierata al suo fianco. In un contesto democratico tutte le opinioni sono discutibili, comprese quelle espresse da un quotidiano come Il manifesto.Ma ladiscussione del pensiero altrui è cosa ben diversa dalla denigrazione e dalla polemica offensiva. Ci auguriamo che Il manifesto continui a impegnarsi coraggiosamente per il bene del popolo palestinese e per la difesa dei suoi diritti.

* * * Danilo Zolo,Maria Elena Delia, Rosa Schiano, Luisa Morgantini, Mariano Mingarelli, CinziaNachira,Nicola Perugini, Francesco Giordano, Irene Panighetti, Francesca Mantovani, Paola Canarutto, Giorgio Forti, Loretta Mussi, Un ponte per…, PieroMaestri, AntonioMoscato, Laura Forcella, Fiorella Tosatti, Sauro Di Giovanbattista, Roberta Pasini, Rosella Bonarrigo, Carla Pagano, Roberto Quarta, Marianna Bianchetti, Mirca Garuti, Flavio Novara, Mery Calvelli, Gianna Pasi, Giulia Daniele, Riccardo Carraro, Andrea Bonini, Gianna Pasini, Simone Zaniol, Nicola Zambelli, Barbara Antonelli, Giorgio Cattaneo, Goretta Bonaccorsi, Filippo Bianchetti, Fiorella Gazzetta, Elena Panei, Alfredo Barcella, Enrico Bartolomei, Germano Monti, Alice Priori, Francesca Antinucci, Sonia Migliaccio, Rodolfo Greco, Francesco Stevanato, Alvina Mellina, Antonio Viarengo, Gabriele Valente, Cecilia Dalla Negra

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