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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Il Giornale Rassegna Stampa
25.05.2012 L'Iran minaccia l'Azerbaigian perchè in buoni rapporti con lo Stato ebraico
Secondo Micalessin la minaccia arriva da Israele e l'intesa Baku-Gerusalemme è 'spregiudicata'. Perchè ?

Testata: Il Giornale
Data: 25 maggio 2012
Pagina: 19
Autore: Gian Micalessin
Titolo: «L’Iran fa guerra all’Eurofestival, ma è solo paura d’Israele»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 25/05/2012, a pag. 19, l'articolo di Gian Micalessin dal titolo "L’Iran fa guerra all’Eurofestival, ma è solo paura d’Israele".


Gian Micalessin

Non è ben chiaro in base a quali elementi Micalessin scriva che "Di spregiudicato a Baku, in verità, ci sono solo i rapporti sempre più stretti con Israele". Perchè i buoni rapporti fra Azerbaigian e Israele sono da definirsi 'spregiudicati' ? Che cosa intende Micalessin ?
Il pezzo si conclude con queste parole :"
I colloqui ini­ziati a Bagdad mercoledì e proseguiti ieri sono stati prorogati nel tentativo di rag­giungere un’intesa. Intesa indispensabile a Teheran per guadagnare tempo e trova­re il modo di contrastare la minaccia di un nemico israeliano ormai alle porte.". Non c'è nessun 'nemico israeliano' a minacciare l'Iran. Il contrario, semmai.
Il nucleare iraniano, sommato alle minacce di Ahmadinejad, rappresenta un pericolo concreto per l'esistenza di Israele. Non è lo Stato ebraico a dichiarare di voler cancellare l'Iran dalle carte geografiche.
I negoziati di Bagdad, poi, servirebbero a evitare che l'Iran si doti di una bomba atomica, attraverso una continuazione delle sanzioni, che, sino ad ora, sono servite a ben poco.
Ecco il pezzo:

La guerra dell’Eurofestival è già inizia­ta. Ma non ci si scontra solo sul palco e non si gareggia solo a suon di canzonette. Die­tro le quinte della competizione canora in Eurovisione si combatte una guerra vera. La guerra non ancora dichiarata tra Geru­salemme e Teheran. La guerra che ha co­me posta finale i siti nucleari iraniani. In questo scenario finale di sabato dell’Euro­festival è per Teheran l’ultimo pretesto per tenere sotto pressione il regime di Baku, per fargli intendere che la decisione di mettere a disposizione d’Israele basi e aeroporti rischia di costargli cara. Per que­sto lo scontro non risparmia neppure le canzonette. Gli strali iraniani iniziano alla vigilia della prima serata dell’Eurofestival di martedì con l’annuncio del ritiro del­l’ambasciatore a Baku per protesta contro lo «spettacolo immorale». Subito dopo l’ayatollah Sobhani spiega, «durante la competizione si svolgerà anche una para­ta gay». Il governo di Baku precisa di non prevedere manifestazioni di quel tipo, ma serve a poco. Mentre l’ambasciatore ira­niano fa le valige da Teheran parte la male­dizione dell’ayatollah Mohsen Mojtahed Shabestari che invo­ca «la rabbia del popolo e di Dio» sugli spregiudicati vi­cini. Di spregiudicato a Baku, in verità, ci sono solo i rapporti sempre più stretti con Israele.
La chiave di volta di que­sta
entente cordiale è un contratto da un miliardo e 600 milioni di dollari per la fornitura a Baku di sofisticati ae­rei senza­pilota israeliani e di un siste­ma di difesa antimissile.
A dar retta agli ira­nia­ni quel contratto nasconde intese mol­to più aggressive.
Teheran ha già accusato Baku di offrire basi e appoggi alle squadre del Mossad che uccidono i suoi scienziati atomici e pianificano i sabotaggi dei suoi siti nucleari. Baku ha risposto arrestando a gennaio alcuni militanti di Hezbollah ac­cusati di preparare, d’intesa con l’in­telligence iraniana, un attenta­to a una scuola israeliana. A marzo un altro blitz ha por­tato all’arresto di 22 per­sone accusate di colla­borare con i Pasdaran iraniani nella prepara­zione di attentati con­tro obbiettivi israeliani. In questo clima da guerra fredda la mossa capace di far saltare i nervi di Teheran sa­rebbe stata la decisone azera di con­cedere agli israeliani l’utilizzo di una ex ba­se aerea sovietica. Grazie a quella base Israele può far volare i propria aerei senza pilota sul territorio iraniano e può colpire a sorpresa. Un articolo di Foreign Policy , identifica la «dependance» israeliana in Azerbajan con l’ex aeroporto sovietico di Sitalkay, distante poco più di 500 chilome­tri dall’Iran. Grazie alle sue due piste, gli israeliani potrebbero mettere a segno le in­cursioni senza rifornirsi in volo, penetran­do i cieli iraniano da una rotta imprevista e usando le alte montagne azere per sfuggi­re alle intercettazioni radar. Lo scacco matto israeliano e l’ostilità di Baku potreb­bero essere all’origine della decisione di Teheran di aprire i propri territori alle ispe­zioni dell’Aiea e d’intavolare nuovi collo­qui con i 5 più 1 (Usa, Francia Inghilterra Russia Cina e Germania) per trovare un compromesso sul nucleare. I colloqui ini­ziati a Bagdad mercoledì e proseguiti ieri sono stati prorogati nel tentativo di rag­giungere un’intesa. Intesa indispensabile a Teheran per guadagnare tempo e trova­re il modo di contrastare la minaccia di un nemico israeliano ormai alle porte.

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