Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 25/05/2012, a pag. 19, l'articolo di Gian Micalessin dal titolo "L’Iran fa guerra all’Eurofestival, ma è solo paura d’Israele".
Gian Micalessin
Non è ben chiaro in base a quali elementi Micalessin scriva che "Di spregiudicato a Baku, in verità, ci sono solo i rapporti sempre più stretti con Israele". Perchè i buoni rapporti fra Azerbaigian e Israele sono da definirsi 'spregiudicati' ? Che cosa intende Micalessin ?
Il pezzo si conclude con queste parole :" I colloqui iniziati a Bagdad mercoledì e proseguiti ieri sono stati prorogati nel tentativo di raggiungere un’intesa. Intesa indispensabile a Teheran per guadagnare tempo e trovare il modo di contrastare la minaccia di un nemico israeliano ormai alle porte.". Non c'è nessun 'nemico israeliano' a minacciare l'Iran. Il contrario, semmai.
Il nucleare iraniano, sommato alle minacce di Ahmadinejad, rappresenta un pericolo concreto per l'esistenza di Israele. Non è lo Stato ebraico a dichiarare di voler cancellare l'Iran dalle carte geografiche.
I negoziati di Bagdad, poi, servirebbero a evitare che l'Iran si doti di una bomba atomica, attraverso una continuazione delle sanzioni, che, sino ad ora, sono servite a ben poco.
Ecco il pezzo:
La guerra dell’Eurofestival è già iniziata. Ma non ci si scontra solo sul palco e non si gareggia solo a suon di canzonette. Dietro le quinte della competizione canora in Eurovisione si combatte una guerra vera. La guerra non ancora dichiarata tra Gerusalemme e Teheran. La guerra che ha come posta finale i siti nucleari iraniani. In questo scenario finale di sabato dell’Eurofestival è per Teheran l’ultimo pretesto per tenere sotto pressione il regime di Baku, per fargli intendere che la decisione di mettere a disposizione d’Israele basi e aeroporti rischia di costargli cara. Per questo lo scontro non risparmia neppure le canzonette. Gli strali iraniani iniziano alla vigilia della prima serata dell’Eurofestival di martedì con l’annuncio del ritiro dell’ambasciatore a Baku per protesta contro lo «spettacolo immorale». Subito dopo l’ayatollah Sobhani spiega, «durante la competizione si svolgerà anche una parata gay». Il governo di Baku precisa di non prevedere manifestazioni di quel tipo, ma serve a poco. Mentre l’ambasciatore iraniano fa le valige da Teheran parte la maledizione dell’ayatollah Mohsen Mojtahed Shabestari che invoca «la rabbia del popolo e di Dio» sugli spregiudicati vicini. Di spregiudicato a Baku, in verità, ci sono solo i rapporti sempre più stretti con Israele.
La chiave di volta di questa entente cordiale è un contratto da un miliardo e 600 milioni di dollari per la fornitura a Baku di sofisticati aerei senzapilota israeliani e di un sistema di difesa antimissile.
A dar retta agli iraniani quel contratto nasconde intese molto più aggressive.
Teheran ha già accusato Baku di offrire basi e appoggi alle squadre del Mossad che uccidono i suoi scienziati atomici e pianificano i sabotaggi dei suoi siti nucleari. Baku ha risposto arrestando a gennaio alcuni militanti di Hezbollah accusati di preparare, d’intesa con l’intelligence iraniana, un attentato a una scuola israeliana. A marzo un altro blitz ha portato all’arresto di 22 persone accusate di collaborare con i Pasdaran iraniani nella preparazione di attentati contro obbiettivi israeliani. In questo clima da guerra fredda la mossa capace di far saltare i nervi di Teheran sarebbe stata la decisone azera di concedere agli israeliani l’utilizzo di una ex base aerea sovietica. Grazie a quella base Israele può far volare i propria aerei senza pilota sul territorio iraniano e può colpire a sorpresa. Un articolo di Foreign Policy , identifica la «dependance» israeliana in Azerbajan con l’ex aeroporto sovietico di Sitalkay, distante poco più di 500 chilometri dall’Iran. Grazie alle sue due piste, gli israeliani potrebbero mettere a segno le incursioni senza rifornirsi in volo, penetrando i cieli iraniano da una rotta imprevista e usando le alte montagne azere per sfuggire alle intercettazioni radar. Lo scacco matto israeliano e l’ostilità di Baku potrebbero essere all’origine della decisione di Teheran di aprire i propri territori alle ispezioni dell’Aiea e d’intavolare nuovi colloqui con i 5 più 1 (Usa, Francia Inghilterra Russia Cina e Germania) per trovare un compromesso sul nucleare. I colloqui iniziati a Bagdad mercoledì e proseguiti ieri sono stati prorogati nel tentativo di raggiungere un’intesa. Intesa indispensabile a Teheran per guadagnare tempo e trovare il modo di contrastare la minaccia di un nemico israeliano ormai alle porte.
Per inviare la propria opinione al Giornale, cliccare sull'e-mail sottostante