Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/05/2012, a pag. 27, l'articolo di Paolo Lepri dal titolo " Provocazione di Sarrazin: «L'euro prezzo della Shoah» ".

Thilo Sarrazin
Il passato che non passa, una tentazione alla quale non sfugge nemmeno Sarrazin, il quale si era fatto notare un paio di anni fa con un libro in cui analizzava i pericoli dell'immigrazione fuori controllo.
Per attaccare la politica governativa verso l'euro, non trova niente di meglio che tirare in ballo la Shoah, una trovata che ha un'unica spiegazione: Herr Sarrazin è a corto di idee. Con questa uscita si è solo coperto di discredito.
Ecco l'articolo di Lepri:
BERLINO — La Grecia è un caso senza speranza, dice Thilo Sarrazin, l'uomo che fa litigare la Germania. «E' diventata nell'eurozona quello che il Mezzogiorno è da centocinquanta anni per l'Italia: una regione senza prospettive e senza una forza interna per la propria rigenerazione». Lo scrive nel suo nuovo libro, L'Europa non ha bisogno dell'euro. Ma quello che ha fatto discutere di più è la tesi secondo cui nella politica tedesca esiste il «riflesso» che l'Olocausto potrà essere definitivamente espiato «quando tutti i nostri interessi e il nostro denaro, saranno in mani europee».
«Sciocchezze», replica l'ex ministro delle Finanze socialdemocratico Peer Steinbrück. «Ha nuovamente torto: l'euro è una storia di successo», dice il capogruppo Cdu-Csu Volker Kauder. «Nella sua avida ricerca di attenzione, Sarrazin non si fa scrupolo di strumentalizzare la Shoah», accusa il presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, Dieter Graumann.
Ancora una volta, il sessantasettenne ex consigliere socialdemocratico della Bundesbank ed ex responsabile delle Finanze nel Land di Berlino ha provocato il finimondo. C‘era già riuscito due anni fa, con Deutschland schafft sich ab («La Germania si distrugge da sola»), in cui sosteneva che gli immigrati arabi e turchi avrebbero finito per fare esplodere il Paese dove vivono perché beneficiano dello Stato sociale rimanendo però legati a culture retrograde. Ora il suo obiettivo è rimettere in discussione la moneta unica, spiegare perché tutto sarebbe andato meglio senza, confutare la frase che la cancelliera Angela Merkel ama ripetere: «Se fallisce l'euro, crolla l'Europa». Per lui è vero il contrario. Anzi, c'è «un venti per cento di probabilità», prevede, che entro i prossimi dieci anni Germania e Francia non abbiano più un'unica valuta.
Quattrocento pagine, da oggi nelle librerie. E la macchina propagandistica sta marciando: anticipazioni, apparizioni televisive. Proprio in un talkshow, Sarrazin ha fatto le sue affermazioni più pirotecniche, prendendo di mira la sinistra che vorrebbe gli eurobond, dice lui, come ultima forma di «penitenza» della Germania per l'olocausto e il nazismo. Per farlo ha citato l'ex cancelliere Helmut Schmidt. «E' falso», lo ha interrotto Steinbrück. «Idee demenziali», ha detto Reinhold Robbe, presidente dell'associazione tedesco-israeliana. La risposta è venuta da altre interviste. «L'euro ha destabilizzato l'Europa», ed è il risultato di un «ricatto». Se l'Unione monetaria volesse funzionare, dovrebbe «rispettare totalmente gli standard tedeschi». Siamo solo agli inizi.
Intanto, tra un libro e l'altro, Sarrazin è diventato un controverso santone, più odiato che amato. Durante la campagna elettorale berlinese è stato portato da una televisione tra i fruttivendoli turchi di Kreuzberg che lo hanno accolto in maniera tutt'altro che amichevole. Giudica tutti e, rispondendo ad una domanda della Welt sulla troika socialdemocratica che si contende (Hannelore Kraft permettendo) la candidatura per la cancelleria, ha «dimenticato» di citare il presidente Spd Sigmar Gabriel che ha tentato di espellerlo dal partito. Come un guru, consiglia anche come investire: «Si ottengono buoni risultati con un portafoglio misto di azioni. E con obbligazioni che non scadano dopo il 2020». Chi vuole, prenda nota.
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