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La Repubblica Rassegna Stampa
22.05.2012 Se la notizia non c'è, ma il pezzo va spedito comunque, la notizia va inventata
Fabio Scuto nella sua corrispondenza di oggi dal Medio Oriente

Testata: La Repubblica
Data: 22 maggio 2012
Pagina: 38
Autore: Fabio Scuto
Titolo: «Nella stanza di 'Re Bibi' dove Israele studia l´attacco»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 22/05/2012, a pag. 38, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo "Nella stanza di 'Re Bibi' dove Israele studia l´attacco".


Il piano di Ahmadinejad

Scuto scrive : "  L´Occidente è convinto che il vero obiettivo di Teheran sia quello di costruire una bomba atomica, cosa che lo Stato ebraico non accetterà mai perché i suoi leader considerano un Iran dotato di armi nucleari, una minaccia alla sua stessa esistenza. ". Un Iran nucleare rappresenta un pericolo per Israele, questo è un dato di fatto, non la semplice opinione di Bibi Netanyahu. Ahmadinejad ha dichiarato pubblicamente e in moltissime occasioni di voler cancellare Israele dalle mappe geografiche.
Ma leggendo il pezzo di Scuto sembra quasi che il vero pericolo sia Israele, anzi, Netanyahu stesso. Le minacce di Ahmadinejad, il suo programma nucleare, tutto in secondo piano.
Facciamo notare al preoccupato Scuto che, al momento, Israele non ha dichiarato di voler attaccare l'Iran, quindi non è ben chiaro nemmeno su che cosa sia stato scritto il pezzo.

Nel cuore di Gerusalemme, a due passi dalla Custodia di Terrasanta, c´è la residenza del primo ministro d´Israele. Lo studio privato di Benjamin Netanyahu è al primo piano. È modestamente arredato, sulle pareti dipinti di artisti israeliani contemporanei e una copia della dichiarazione di indipendenza di Israele del 1948. È un ambiente piccolo - ci sta a malapena un lungo tavolo di legno, alcune sedie in pelle marrone - appoggiato da un lato il vecchio schermo di un proiettore. Il Sancta Sanctorum d´Israele è qui, dove una delle decisioni più epocali del decennio, una delle azioni militari più audaci, e forse la più fatidica nella Storia dello Stato di Israele, potrebbe presto essere presa: un attacco israeliano contro gli impianti nucleari dell´Iran. Il tempo si sta rapidamente esaurendo. Anzi sostiene qualcuno, la decisione che cambierà completamente il volto del Medio Oriente, è già stata presa. Ma lo scopriremo solo mentre gli eventi saranno già in corso.
L´Iran continua ad arricchire l´uranio a dispetto delle pressioni internazionali, dicendo che serve al suo programma nucleare civile. L´Occidente è convinto che il vero obiettivo di Teheran sia quello di costruire una bomba atomica, cosa che lo Stato ebraico non accetterà mai perché i suoi leader considerano un Iran dotato di armi nucleari, una minaccia alla sua stessa esistenza. Il ruolo centrale che l´Iran gioca nelle decisioni di Netanyahu si riflette bene nella grande mappa del Medio Oriente che campeggia su una parete del suo ufficio. Israele si trova su un bordo vicino alla cornice, l´Iran ha il posto d´onore al centro.
Gli esperti e l´intelligence israeliana dicono che entro pochi mesi, gran parte del programma nucleare iraniano sarà stato spostato in profondità sotto la montagna Fordo, rendendo così un attacco molto più difficile. Per quanto il termine per una decisione si avvicini, le dichiarazioni pubbliche di alti funzionari e militari sono cambiate in queste settimane. Dopo gli avvertimenti pubblici, le indiscrezioni su un possibile attacco all´inizio di quest´anno, con "l´orologio dell´Apocalisse" fermo a soli sei minuti dall´ora X, adesso il loro linguaggio si è fatto più cauto, ermetico. E gli indizi sulle vere intenzioni di Israele sono più difficili da discernere. «Il governo ha messo il silenziatore», dicono al Centro di Studi Strategici di Herziliya, «nessuno dice più nulla pubblicamente. E questo dice già molto».
La scorsa settimana Netanyahu ha tirato fuori dal cilindro una spettacolare sorpresa politica, la creazione di una coalizione di unità nazionale e le elezioni che tutti credevano ormai inevitabili sono saltate. "King Bibi" l´ha incoronato nella sua copertina il settimanale americano Time, l´uomo che ha governato Israele più a lungo di David Ben Gurion. Certo la mossa piuttosto spregiudicata ha provocato molte speculazioni sul fatto che Netanyahu volesse subito una maggioranza forte per condurre una campagna militare contro l´Iran senza aspettare il 2013. L´inclusione nel Gabinetto di Guerra dell´ex generale ed ex ministro della Difesa Shaul Mofaz ha modificato gli equilibri fra sostenitori e oppositori dell´attacco.
Dietro il linguaggio evasivo dei politici, i fatti di base sono chiari. "Time is running out", il tempo sta scadendo e le opzioni per lo Stato ebraico si stanno restringendo. Il programma nucleare iraniano verrà presto interrato ad una profondità sotterranea da rendere quasi impossibile un attacco. «È un silenzio inquietante», spiega Nahum Barnea, columnist di Yedioth Ahronoth. «Qualunque cosa accada, qualunque cosa sia stata decisa, noi non scopriremo nulla finché non succederà». In Israele ci sono anche coloro che vedono nell´atteggiamento verso l´Iran un "bluff", destinato a pressare le potenze mondiali per infliggere sanzioni più severe a Teheran ed evitare la guerra. Alcuni esperti militari e dell´intelligence, poi, hanno espresso dubbi sui danni che Israele sarebbe in grado di infliggere agli impianti iraniani. Il rischio di un fallimento è grande.
Forse il maggiore indizio sulle reali intenzioni di Netanyahu si trova proprio nel suo ufficio privato. Su una mensola dietro la scrivania, insieme con le immagini della moglie Sara e dei figli, di suo padre Benzion - storico del sionismo morto lo scorso mese a 102 anni - , c´è una fotografia in bianco e nero. Ritrae Winston Churchill, di cui Netanyahu è da sempre un grande ammiratore. Il premier britannico, che vide i pericoli posti dalla Germania nazista in un momento in cui molti altri politici sostenevano invece la trattativa per placare Hitler. I paralleli con l´Iran dei nostri giorni sono evidenti per Netanyahu e il premier è esplicito sui pericoli per l´Occidente e Israele di una visione dell´Islam militante: come dice lui, la sua potenza convulsa, il suo culto della morte e il suo zelo ideologico. Ma Churchill non riuscì a evitare l´ascesa di Hitler, la Guerra Mondiale o l´Olocausto. E "King Bibi" non vuole passare alla Storia come l´uomo che ha perso la sua occasione per fermare la bomba degli ayatollah.

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