Bisognerebbe fare una precisazione, circa la cultura ebraica che si espresse tramite la Cabbala.
Nel '400, vi fu un incontro secondo me di grande importanza fra uomini di cultura cristiana ed ebraica. Avvenne in Italia, e poi i risultati si propagarono nel resto d'Europa. Fu un momento molto bello e fecondo che segnò l'inizio di una crescita di qualcosa che ha stabilito i connotati della nostra cultura europea. Giovanni Pico della Mirandola frequentava circoli ebraici cabalistici ed aveva amici ebrei, come Flavio Mitridate. Avveniva una fusione fra i motivi del neoplatonismo, del platonismo stesso e della conoscenza del testo dell' "Asclepio" e degli altri scritti attribuiti ad "Ermete Trismegisto", con la Cabala, che si era sviluppata sia in Spagna che in Provenza, compreso anche in Italia,grazie allo spostamento di sapienti e studiosi e mistici a seguito della diaspora spagnola.
Del resto, le fonti della Cabala stessa, nascevano dai contatti fra la mistica speculativa e fonti neoplatoniche e anche gnostiche dei primi secoli d.C. Lo sforzo mistico di ritornare alla Patria Divina, la scintilla di Luce che vive in esilio su questa terra, sono temi comuni sia alla Gnosi che alla speculazione ebraica sempre dei primissimi secoli d.C. E pure il Vangelo di Tommaso, definito apocrifo, col suo simbolismo speciale, come l'incipit del Vangelo di Giovanni che mostra una mistica della Luce diffusa in plurime forme in quei primi tempi, dimostrano quanto fossero facili gli incontri e le reciproche comunicazioni spirituali. Naturalmente, sia il rabbinismo ufficiale che il cristianesimo teologico ufficiale ,non accettavano la libertà d'indagine e di studio, come dimostra la persecuzione nei confronti di Pico e delle sue Tesi e le avversioni di molti rabbini verso i cabalisti nel corso dei tempi.
Quel lato secondario dunque della Cabala che sfociava nella magia e non era la pura speculazione mistica individuale, unito alle ricerche sul mondo naturale pur visto in ottica di una unione di tutta l' armonia delle sfere di conoscenza terrene che dovevano unirsi alle sfere superiori divine, stimolando la passione e la ricerca di tanti ingegni del Rinascimento, proseguì nei tempi successivi e portò alla scoperta di leggi e cause pratiche, tali da far usare il numero e le misure razionali alla scoperta della meccanica scientifica con le sue invenzioni e le sue applicazioni nella società . Il che portò ad una divisione innaturale: quella del distacco fra la ricerca puramente meccanicistica e la visione del gran meccanismo del mondo quale manifestazione della legge divina. L'amore per gli "automi" e per i "meccanismi intelligenti", nasce nell'epoca della Rinascenza, come derivato secondario della scoperta delle armonie o virtù insite contemporaneamente dentro l'uomo come nel mondo da lui visto quale esterno.
Ed a quel tempo ancora non si disgiungeva l'opera del creare un meccanismo ed il senso del meraviglioso (che non era ingenuità ) ma c'era un tutt'uno fra l'intuizione e la sua origine invisibile, l'idea o immagine della cosa fatta dall'uomo . Cioè¨ l'uomo non era ancora giunto a dividere la creazione dal creatore. L'osservare le leggi naturali fini a sè stesse fu un derivato da un atavico vizio umano che nasceva dalla apparente sufficienza dell'oggetto preso a sè stante. Ma la scoperta scientifica applicata, non nasce dal meccanicismo, dunque, bensì dalla ricerca delle leggi segrete della natura da parte di spiriti liberi e innovatori che scoprono certe leggi partendo da presupposti per nulla positivisti.
Ed è interessante, ma non dovrebbe sorprendere, quanto sia alto il numero di filosofi e scienziati di origine ebraica cui sia debitrice la nostra attuale società quanto a scoperte innovative. A parte il fatto che ciò dimostra la profonda fusione fra la società ebraica e quella circostante,ma l'attitudine allo studio tipica delle comunità ebraiche in Europa è anche dovuto alla sottile influenza della Cabala nella società ebraica. Infatti, molti rabbini furono anche profondi cabalisti, e il popolo, anche se non dotto, recepiva una modalità ed una certa libertà d'idea, quando era istruito da costoro.
Tornando all'unione fra la speculazione mistica cabalistica e quella cristiana nel Rinascimento, già in questo si vede un lavorio di ispirazione: la modalità di indagine del cabalista si regge sulla ricerca diretta di Dio , utilizzando varie tecniche diverse a seconda delle scuole di pensiero. Non si tratta mai, nel vero cabalista, di un abbandono agli incontri spirituali, ma di una lucida conoscenza liberatoria ove in certi casi, la preghiera o la pronuncia dei nomi o delle lettere o invece il silenzio e la pura visione e meditazione delle stesse, sono come un appoggio o un sostegno nel viaggio verso Dio. Non si tratta della tensione dell' attenzione comune, ma del rinvenimento e della scoperta di Dio. Scoperta e ricerca che è tanto più legittima in quanto è¨ un ritorno alla propria Patria Divina. Questa Conoscenza con la c maiuscola, può anche essere un rinvenimento, ma quale cosa secondaria, delle leggi naturali e di segreti sulle occulte armonie universali e quindi del mondo. Cioè tale conoscenza è un riflesso secondario della Conoscenza che raggiunge il vero Cabalista.
Da qui nasceva la distinzione fra Cabala mistica e Cabala pratica. Fu naturalmente questa seconda che venne ricercata dai cosiddetti "maghi" del Rinascimento che cercavano l'occulta legge che regola il mondo. E dalla fusione con ricerche filosofiche, pseudospirituali, fantasie, intuizioni, eccetera eccetera, le scoperte furono un susseguirsi. Ma altri, come Pico della Mirandola, seguivano la via mistica "pro salute populi", ed anche in questo non si staccavano dai cabalisti. Ed anche da qui, pur nelle commistioni fra cristianesimo di uomini illuminati e platonismo e gnosi e spirito della classicità romana, e appunto cabala ebraica, è nato lo spirito della utilizzazione delle scoperte del singolo per il bene della comunità circostante.
Una cosa che fece parte dell'illuminismo europeo e della filantropia dei reggitori di Stati.
Raimondo Polinelli