Da SHALOM n°5, maggio 2012, a pag.21, con il titolo "Yom Hashoah ad Auschwitz-Birkenau ", il commento di Angelo Pezzana.
Il 27 di Nissan, la data che ricorda la rivolta del Ghetto di Varsavia, è da venticinque anni l’appuntamento per ricordare lo sterminio di sei milioni di ebrei ad Auschwitz, lungo il percorso di 3 km che unisce la fabbrica della morte a Birkenau. 25 anni fa erano poco più di un migliaio i giovani che da tutto il mondo avevano deciso di partecipare a quella che da subito venne chiamata la Marcia dei Vivi, mizad hachaim , per riaffermare il valore della vita in quel luogo di morte. Una marcia silenziosa, dove a parlare sono le bandiere di Israele portate a mo’ di scialle, per significare la rinascita di un popolo nel proprio Stato. La marcia dei vivi contrapposta alle marce della morte, che i nazisti misero in atto nell’estate del 1944, nelle quali morirono 750.000 prigionieri, fino all’ultima del 7 maggio, quando la Germania si arrese agli Alleati. Fra quei morti, 250.000 erano ebrei. Ne sopravvissero 100.000, fra i quali molti, appena liberati, morirono per le terribili condizioni subite durante la marcia. A compiere quei 3 km, quest’anno, il 19 di aprile, i giovani erano diventati 12.000, accolti al’ingresso di Birkenau dalle voci diffuse da altoparlanti che recitavano, uno dopo l’altro, i nomi del milione e mezzo di bambini uccisi nella Shoah, nome, cognome, nazione di provenienza, perché quei nomi, ripetuti senza interruzione, ci ricordassero quel che era avvenuto in quei campi. La marcia, partita da Auschwitz, dopo la visita guidata attraverso il museo degli orrori, iniziata passando sotto l’arco con la scritta “ Arbeit Macht Frei” (il lavoro rende liberi), si concludeva in un momento celebrativo, sotto la direzione di Chaim Topol, l’attore israeliano famoso in tutto il mondo, l’indimenticato interprete del “Violinista sul Tetto”. Il 'chazan' Dudu Fisher, uno dei tenori più famosi d’Israele, ha cantato “Ani Maamin”, che molti ebrei recitavano prima di entrare nelle camere a gas, poi “Es Brent” scritta da Mordechai Gebirtig nel 1936 durante il pogrom nella città polacca di Przytyk, che chiamava gli ebrei a resistere contro la violenza antisemita." Es Brent" divenne popolare in molti ghetti, un inno fra i partigiani ebrei di Krakovia. E poi ancora “Eli Eli” la poesia di Channah Senesh, la giovane eroina di 23 anni uccisa nel 1944 in Ungheria, dove era stata paracadutata per combattere i nazisti. Musica ma anche parole, come quelle di Rav Israel Meir Lau, che,bambino, riuscì a salvarsi quando gli americani liberarono Buchenwald, per trovare rifugio in Israele, diventandone poi Rabbino Capo. Il suo è stato un intervento ricco di umanità, ma anche di analisi del ritorno, sotto il nome di anti-sionismo, dell’odio antico di sempre. Fra gli altri interventi, quello di Yohanan Danino, capo della polizia israeliana, per la prima volta alla Marcia dei Vivi, in divisa militare, a significare la sicurezza dei cittadini israeliani. In collegamento video, il messaggio del Primo Ministro Bibi Netanyahu, che ha ricordato come gli ebrei, allora, cittadini senza uno Stato che li proteggesse, fossero diversi dagli ebrei di oggi, in Israele e nel mondo. Oggi Israele è forte, ‘mai più’ è una affermazione che Israele ha messo in pratica e che non verrà dimenticata. Ha concluso con “ am Israel chai”, il popolo di Israele vive. L’Hatikvah, cantata dal Duo Reim e dal coro dei bambini ha chiuso una giornata che ha riaffermato il valore della vita, un giorno di lutto, nel ricordo dello sterminio, ma che, non a caso, precede di pochi giorni la festa dell’Indipendenza, a significare che proprio la gioia della vita vince sulla morte. Vedere con i propri occhi i luoghi dello sterminio, Auschwitz-Birkenau, ma anche Treblinka, non lontano da Varsavia, è un'esperienza fondamentale che aiuta a conoscere, se non a capire interamente, la mostruosità di quanto è avvenuto. Auschwitz non è la ' Disneyland della memoria', come gli odiatori di Israele stanno cercando di convincerci nel tentativo, quello sì, vero, di cancellarne il ricordo. Quando non ci sarà più nessun sopravvissuto a testimoniare, saranno quei luoghi a diventare loro stessi testimoni. Chi sta cercando di sminuire l'importanza dei 'viaggi della memoria' in realtà si propone l'eliminazione del ricordo. Alle istituzioni scolastiche, alle amministrazioni pubbliche, il compito di impedirlo.