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copia di e-mail inviata all'UNITA': Egregia Redazione,
nell'articolo dal titolo "Ma su Israele la sinistra ha colmato ogni ritardo", a firma di Bruno Gravagnuolo, pubblicato in data odierna l'autore, dopo aver contestato a Mieli, senza prove effettive, l'affermazione secondo cui a sinistra si chiede ancora ai compagni Ebrei di criticare Israele, afferma il criterio guida di distinguere il diritto di Israele ad esistere come "stato-nazione" da quello che Gravagnuolo definisce "Stato-Missione o Eretz Israel (Grande Israele)".
Tali affermazioni meritano, a mio modesto avviso, alcune riserve. Infatti, se è vero che oggi non si chiede più ai "compagni ebrei" di attaccare Israele è altrettanto vero che è forte la tendenza, soprattutto in una certa sinistra radicale, di brandire come una clava per delegittimare Israele e la sua ebraicità, critiche mosse ai governi israeliani da intellettuali Ebrei o Israeliani (che non si sognerebbero mai di mettere in discussione il diritto all'esistenza di Israele).
Per quanto concerne il sopracitato "criterio guida", a parte il senso del termine "Stato-Missione", che a me onestamente sfugge, è sintomatica la definizione, tra parentesi, di Eretz Israel. Infatti, chiunque abbia una sia pur minima conoscenza della lingua ebraica e del significato stesso del termine, sa benissimo che Eretz Israel non signifca "Grande Israele" (che al limite si esprimerebbe con il termine "Israel Gdolà"), ma molto più semplicemente "Terra di Israele", perchè tale è stata quella terra fino allo sterminio perpetrato dall'imperatore Adriano e perchè è stato anche il ricordo di quella terra e la speranza di tornarvi che ha mantenuto viva per due millenni l'identità ebraica nella diaspora.
Ecco, quindi, che anche Bruno Gravagnuolo è inciampato, senza neanche rendersene conto, nel luogo comune di una certa sinistra che considera il termine Eretz Israel come sintomatico di una presunta volontà espansionista dello Stato ebraico, a dispetto delle ambiguità (queste sì, reali) del mondo arabo e dei Palestinesi in particolare a proposito di Israele, come dimostrano, ad esempio, le carte geografiche in uso nelle scuole arabe dove Israele non compare.
Probabilmente, Gravagnuolo avrebbe fatto molto meglio a portare esempi come Fassino, Caldarola, Colombo, Fiano, loro sì esempi autentici di come la parte migliore della sinistra si ponga oggi nei confronti di Israele.
Distinti saluti
Daniele Coppin, Napoli
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