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La Stampa Rassegna Stampa
17.05.2012 Tunisia, Giorgio Napolitano la scambia per un esempio di democrazia
forse è stato distratto negli ultimi mesi e non ha notato i segnali di sharia in arrivo ?

Testata: La Stampa
Data: 17 maggio 2012
Pagina: 15
Autore: Antonella Rampino
Titolo: «Napolitano: Tunisi esempio per i Paesi arabi»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 17/05/2012, a pag. 15, l'articolo di Antonella Rampino dal titolo "Napolitano: Tunisi esempio per i Paesi arabi".


Giorgio Napolitano

Napolitano si è lanciato in lodi sperticate della Tunisia. Forse farebbe meglio ad informarsi in maniera più approfondita prima di dare certi giudizi.
Ricordiamo che la Tunisia della 'primavera' è quello Stato in cui un imam ha aizzato la folla ad assassinare tutti gli ebrei, in cui i salafiti prendono sempre più piede. Ed è lo stesso Stato che ha deciso di non voler più avere rapporti con Israele.
Ha fotografato bene la situazione Fiamma Nirenstein sul Giornale del 27/03/2012 (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=9&sez=120&id=43943). Per il momento la sharia non è legge in Tunisia, ma è solo questione di tempo prima che i salafiti ottengano anche questo.
Per ora si 'accontentano' di prendere di mira le università e i laici che le frequentano, come riportato da Valentina Colombo il 7/05/2012 nella sua islam-s newsletter ripresa da IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=44424).
Essendo a conoscenza di questi dati si può ancora definire la Tunisia un esempio di 'primavera'?
Ecco il pezzo:

È la prima visita di un Capo di Stato nella Tunisia della transizione post-rivoluzionaria, ma non è questo che il presidente Moncef Marzouki sottolinea quando riceve Giorgio Napolitano sotto lo stemma tripartito, il vascello, il leone con la spada e la bilancia. «Saluto il resistente, il democratico, l’amico della Tunisia».

È egli stesso un resistente, Marzouki, fiero oppositore di Ben Ali e oggi il più alto rappresentante istituzionale del principale partito di centrosinistra. A Napolitano, che riceve senza cravatta proprio per segnare la propria differenza di non comune uomo politico, guardandolo dritto negli occhi, parla di molte cose. Ma soprattutto di una: «I figli della Tunisia mettono in pericolo la propria vita per raggiungere l’Italia, sappiamo che dovete proteggervi dall’immigrazione clandestina, ma sappiamo anche, signor Presidente, che un galantuomo come lei ci aiuterà ad affrontare questo problema considerando anche il lato umanitario».

Napolitano poi incontrerà, assieme al ministro Terzi in una saletta del palazzo attigua a quella dei colloqui, i genitori di alcuni migranti tunisini dispersi, ribadendo «piena attenzione». Ma a Marzouki Napolitano esprime «la profonda comprensione per il dramma delle famiglie tunisine che hanno perduto i loro cari», troppo spesso «i viaggi della speranza sono diventati viaggi della morte». Ma l’Italia, ha sottolineato, «ha sempre dato priorità alla salvezza delle vite umane». Del resto, gli immigrati «arricchiscono il tessuto sociale e culturale italiano».

E anche per l’immigrazione servirà un rafforzamento delle politiche del Mare Nostrum. L’Unione mediterranea ha fallito, sottolinea Marzouki. «La crisi in Europa ci sprona a rafforzare i legami con la sponda Sud del Mediterraneo», ribatte Napolitano, «le fortune dell’Europa, di tutta l’Europa, nascono e prosperano insieme con quelle del Mediterraneo. Sta all’Unione Europea mobilitare volontà politica e risorse per sostenere la stabilizzazione di paesi come la Tunisia».

Poi, certo, nell’incontro col Presidente della repubblica tunisina, e poi anche col premier Hamadi Jebali, si è discusso di politica. L’Italia sostiene il percorso democratico, con i lavori in corso di un’Assemblea costituente, intrapreso da Tunisi. Napolitano è qui proprio per testimoniare al massimo livello quell’appoggio. «Porto i saluti del governo e del Parlamento italiani», ha detto. E, a nome di tutti, ha riconosciuto alla Tunisia il merito di essere stato il primo Paese ad avviare la Primavera Araba. «Il popolo tunisino ha preso in mano il suo destino verso una società democratica e pluralista e di ciò può essere orgoglioso». La società civile tunisina uscita dalla rivoluzione «non è condizionata da divisioni etniche e confessionali, e vuole difendere le libertà faticosamente conquistate». La Tunisia è sulla strada giusta, e bisogna sostenerla.

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