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Informazione Corretta Rassegna Stampa
17.05.2012 Israele: un pioniere nei diritti LGBT
Discorso dell'Ambasciatore Michael B. Oren all'Equality Forum, Philadelphia, Pennsylvania, 5 maggio 2012

Testata: Informazione Corretta
Data: 17 maggio 2012
Pagina: 1
Autore: Michael Oren
Titolo: «Israele: un pioniere nei diritti LGBT»

Israele: un pioniere nei diritti LGBT
Invito a partecipare al Gay Pride in Israele l'8 giugno

Discorso dell'Ambasciatore Michael B. Oren all'Equality Forum, Philadelphia, Pennsylvania, 5 maggio 2012
http://www.israelemb.org/index.php/en/component/content/article/73-speeches/656-remarks-by-ambassador-michael-oren-to-the-equality-forum-on-lgbt-rights

(traduzione di Giovanni Quer)


Michael Oren, ambasciatore d'Israele in USA


Come storico sono appassionato di aneddoti, quindi inizierò raccontandone tre.

Un diplomatico israeliano viene assegnato a un'ambasciata prestigiosa e naturalmente richiede tutti i benefici accordati alla famiglia di un diplomatico. Ma in questo caso la coppia era composta da due uomini.

Come sapete sia uomini che donne servono nel nostro esercito. Il secondo aneddoto è di una giovane soldatessa che è stata oggetto di maltrattamenti per il suo orientamento sessuale. Altre due soldatesse la schernivano e le facevano il gavettone.

Infine, Israele è situata nella Terra Santa, al centro di tensioni religiose, il che rende difficile che rabbini, imam e preti si incontrino e siano in accordo su qualcosa. Ma in effetti erano tutti d'accordo quando la Marcia del Gay Pride è stata organizzata a Gerusalemme, la città santa per le tre fedi. Improvvisamente si è creata un'unità interreligiosa nell'opposizione contro la parata e nell'appello per il suo annullamento.

Questi tre aneddoti spiegano la relazione tra Israele e la sua orgogliosa comunità LGBT. Al diplomatico e il suo partner sono stati garantiti senza esitazione i benefici di coppia, compresi quelli per i bambini. Oggi, questa coppia rappresenta Israele in un Paese europeo estremamente importante. Le due soldatesse che schernivano la loro compagna d'armi lesbica sono state condannate da una corte marziale. Le pressioni per cancellare il Gay Pride a Gerusalemme erano molte, ma e autorità non hanno ceduto. La marcia ha avuto luogo con successo, sotto la protezione della polizia e della sicurezza. Ogni anno ha luogo il Gay Pride a Tel Aviv e a Gerusalemme, l'anno scorso a Tel Aviv ci sono stati più di 100.000 partecipanti, facendone il Gay Pride con più adesioni dell'Asia.
 
Certo tutto questo e i diritti della comunità LGBT non sarebbero stati possibili senza l'energico coraggio di generazioni di attivisti, che lottano per maggiore eguaglianza per le coppie di fatto e per migliorare la legislazione anti-discriminatoria sul luogo del lavoro. Gli attivisti garantiscono che la politica "Don't Ask Don't Tell" non sarà mai applicata al Tzahal. Infatti lo stesso anno in cui gli Stati Uniti applicavano la politica "Don't ask Don't Tell", Israele vietava la discriminazione delle minoranze sessuali.

I nostri attivisti hanno affrontato molte sfide, ma sono riusciti ad avanzare la loro agenda su una base solida di libertà. La Dichiarazione di Indipendenza di Israele, del 14 maggio 1948, esprime l'impegno di Israele a "garantire la completa eguaglianza di diritti sociali e politici a tutti i suoi abitanti senza distinzione di religione, razza o sesso".

Oggi la comunità LGBT israeliana è parte del laboratorio sociale israeliano, fatto di una società diversa e vivace. Tutti insieme siamo soldati, professori, legislatori, giuristi, operai, operatori sociali e educatori. Insieme non siamo gay o eterosessuali o bisessuali o transgender, ma semplicemente e orgogliosamente Israeliani. E insieme vogliamo la pace.

Vogliamo la soluzione di due stati con Israele, lo stato-nazione del popolo ebraico, a fianco dello stato nazione del popolo palestinese, con reciproco riconoscimento, sicurezza e pace. Vogliamo che i palestinesi possano godere dei diritti che noi in Israele proteggiamo. Tuttavia, so che c'è un piccolo ma attivo gruppo di persone che ritiene che la libertà e l'eguaglianza garantite da Israele alla comunità LGBT sia un mero tentativo di sviare l'attenzione dalla presunta oppressione dei palestinesi. Ma il fatto è che anche quando i palestinesi si facevano saltare in aria nei nostri ristoranti e nei nostri autobus, anche quando i missili colpivano i nostri quartieri, Israele ha sempre dato rifugio a gay e lesbiche palestinesi. Ci sono due organizzazioni palestinesi che lottano per i diritti della comunità LGBT in Cisgiordania, dove non possono operare liberamente e per questo hanno sede in Israele. Intanto la Taskforce LGBT di Israele riceve circa 3.000 denunce di abusi al mese da tutto il Medio Oriente.

Quando raggiungeremo la pace con i palestinesi, possa accadere presto, continueremo a proteggere i diritti LGBT in Israele. Continueremo a dare rifugio ai nostri vicini bisognosi, perché viviamo in una zona molto complicata, un'area potenzialmente mortale se sei gay. Puoi esser fustigato o condannato a morte a Gaza o in Arabia Saudita. Puoi esser messo in prigione in Libano, Siria e Tunisia, e perseguitato in Cisgiordania. Vi ricordate che il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha detto in un intervento alla Columbia University che non esistono gay in Iran? Aveva ragione: gli iraniani gay e lesbiche o si nascondono o sono in prigione o sono morti.

Comunque esser più liberali dei nostri vicini sui diritti LGBT non è poi così difficile. Dobbiamo esser progressisti a livello globale. Non dobbiamo smettere di lottare per superare gli ostacoli che rimangono per raggiungere l'eguaglianza completa in Israele. Dobbiamo vedere questi diritti sanciti dalla legge. Dobbiamo garantire che il bullismo, l'intolleranza in alcuni circoli religiosi e il pregiudizio nel pubblico siano resi inaccettabili. E dobbiamo salvaguardare un ambiente in cui gli attivisti LGBT possano continuare il loro importante coraggioso lavoro.

Questa è una delle ragioni per cui io, come ambasciatore, ho organizzato il primo evento LGBT nella campitale degli USA, invitando Ivri Lider, il cantante israeliano dell'anno e portavoce dei diritti LGBT. Ivri ha fatto uno spettacolo in una sinagoga nel cuore di Washington D.C. e la folla era elettrizzata. Non dimenticherò mai uno dei fan che mi si è avvicinato dopo lo spettacolo con gli occhi pieni di lacrime dicendomi quanto significasse per lui, come gay ebreo americano, sapere che Israele sostiene così impavidamente e apertamente i diritti LGBT.

Sì, ci saranno ancora sfide. Il pregiudizio emergerà di nuovo. Come in ogni società aperta, la lotta contro la discriminazione non finisce mai. Ma combatteremo. Siamo un'opera in progresso, ma siamo anche un'opera di progresso.

Siamo orgogliosi che un cantante transgender, Dana International, abbia rappresentato il nostro Paese alla prestigiosa Eurovision ed abbia vinto! Siamo orgogliosi che Tel Aviv sia stata nominata quest'anno la città più gay-friendly del mondo. Siamo orgogliosi che ogni anno delegazioni da San Francisco, Londra, Montreal e Berlino viaggino in Israele per celebrare il Pride con noi.

In Israele, i diritti LGBT non sono una questione che ci divide. È una visione che ci unisce. Quindi venite e unitevi a noi in Israele l'8 giugno e partecipate alla Marcia del Gay Pride. Nella nostra patria, non potreste sentirvi più a casa.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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