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Informazione Corretta Rassegna Stampa
16.05.2012 Il Gay Pride in Israele
analisi di Giulio Meotti

Testata: Informazione Corretta
Data: 16 maggio 2012
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Il Gay Pride in Israele»

Il Gay Pride in Israele
di Giulio Meotti
(Traduzione di Giovanni Quer)

La condizione totalmente libera degli omosessuali è la prova lampante che Israele è l'unica oasi di libertà nel deserto mediorientale

http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4229064,00.html

Ricordiamo ai lettori di IC la petizione contro la discriminazione e gli assassinii degli omosessuali in Iran. E' possibile leggere il testo e firmarla cliccando sul link sottostante
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=44524

Ecco il pezzo di Giulio Meotti:


Giulio Meotti

L'ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Michael Oren è stato oggetto di critica per essersi vantato del record di gay nello stato ebraico al recente Equality Forum di Philadelphia. Gli attivisti gay occidentali e i militanti di sinistra sono furiosi perché Oren ha ragione: Israele non è uno stato che tratta gli omosessuali al modo in cui li trattano l'Autorità Palestinese e il mondo arabo.

Tel Aviv non è solo la "città smeraldo" per i gay, bensì anche l'unico posto nel Medio Oriente dove i gay sono liberi di andare mano nella mano e di baciarsi in pubblico.

Qualche giorno fa, il regime iraniano ha impiccato quattro gay in pubbliche piazze (dopo che il presidente Mahmoud Ahmadinejad aveva dichiarato che "l'omosessualità non esiste in Iran"). L'Arabia Saudita decapita gli omosessuali, i Talebani mettono a morte gli omosessuali facendogli cadere un muro addosso, a Gaza, Hamas chiama gli omosessuali "pervertiti e malati mentali", mentre nella Cisgiordania sempre più islamica le "condotte immorali" sono sovente una buona ragione per la tortura.

La legge islamica prevede cinque forme di condanna a morte per gli omosessuali. L'Autorità Palestinese ne ha aggiunte delle proprie. Come aveva scritto Yossi Klein Halevi qualche anno fa in "The New Republic", a Tulkarem, un omosessuale è stato costretto a immergersi nel liquame fino al collo, con la testa coperta da un sacchetto pieno di feci, per poi esser gettato in una cella piena di insetti. Durante l'interrogatorio la polizia lo ha spogliato e lo ha costretto a sedersi su una bottiglia di Coca-Cola.

Israele è all'avanguardia nella protezione contro la discriminazione basata sull'orientamento sessuale. Negli ultimi 20 anni circa, 300 palestinesi sono scappati in Israele.

I gay sono come "canarini nelle miniere di carbone" per quanto riguarda ciò che sta accadendo ad altre minoranze in tutto il Medio Oriente. Per questo i palestinesi gay in Israele condividono lo stesso destino dei sopravvissuti al genocidio in Rwanda e in Darfur o dei Baha'i a Haifa, dove hanno trovato rifugio scappando dalla tirannia iraniana.

La storia dei gay palestinesi rifugiatisi in Israele è un fenomeno completamente sconosciuto alla comunità gay occidentale. Per questo i leader gay spagnoli hanno vietato la partecipazione di Israele al più grande gay pride d'Europa l'anno scorso.

"Un esercito di gay"
Lo scorso novembre il New York Times ha pubblicato un editoriale di Sarah Schulman, drammaturga ebrea lesbica, che ha denunciato "l'adesione di gay bianchi ai movimenti europei e israeliani anti-immigrati e anti-musulmani". La femminista veterana Phyllis Chesler l'ha chiamato "la palestinizzazione dell'attivismo gay". In questi giorni il canto " From the River to the Sea - Palestine will be free" (dal Giordano al Mediterraneo, Palestina libera!) risuona non solo dagli altoparlanti palestinesi, ma anche da quelli dei militanti gay occidentali.

Come gli altri movimenti per i diritti umani, anche l'attivismo gay sembra tenere gli arabi in minor considerazione. Tuttavia, ci sono dei liberal che dicono la verità. Alan Dershowitz, in una conferenza all'Università di Berkeley (California), ha detto: "Sostengo Israele perché difende i diritti dei gay". Un membro del Congresso Americano, il progressista Barney Frank del Massachussetts, ha personalmente operato per dare asilo a 40 gay palestinesi.

Anche prima dell'Intifada gli assassini rituali dei gay erano diffusi nei territori palestinesi, ma con lo scoppio dell'intifada la violenza anti-gay è salita alle stelle e si è politicizzata. Gli assassini sono perpetrati da uomini incappucciati provenienti dai campi profughi, che si considerano "i guardiani dell'Intifada".

In Israele invece un soldato è un soldato, indipendentemente dall'orientamento sessuale. Nel 1993 Ehud Barak, allora capo di stato maggiore e più alto decorato soldato della storia di Israele, ha detto: "l'omosessualità non è una limitazione alla sicurezza". Abu Odai, coordinatore delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa ha dichiarato che Israele sarà sconfitta perché ha "un esercito di gay".

Lo stato ebraico ne ha fatto un punto di forza e soldati omosessuali sono ovunque, ai checkpoint, in trincea contro Hezbollah e nelle unità di cyber-intelligence. Il film Yossi & Jagger racconta una storia d'amore tra due ufficiali che non hanno tratti effeminati. Sono due uomini che hanno scoperto di amarsi e stanno a guardia di un posto di frontiera contro chi i gay invece li decapita. È complicato trovare uno stato che opprime i gay e tratta bene gli ebrei o vice versa. Dalla Germania nazista al Medio Oriente, le società che perseguitano gli ebrei finiranno per perseguitare anche gli omosessuali. I gay sono la prova più lampante che Israele è l'unica oasi di libertà nel deserto della paura.

Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Il Foglio. E' in preparazione il suo nuovo libro su Israele e Vaticano.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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