Telepredicatore islamico su una rete locale italiana tra gli ospiti anche l'imam al Zamzami, favorevole alla necrofilia. Commento di Andrea Morigi
Testata: Libero Data: 15 maggio 2012 Pagina: 1 Autore: Andrea Morigi Titolo: «Amico di Bin Laden in tv da Brescia»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 15/05/2012, a pag. 1-17, l'articolo di Andrea Morigi dal titolo " Amico di Bin Laden in tv da Brescia ".
Imam Abou Ammar Al Sudani, Andrea Morigi
Se un venerdì sera o una domenica, annoiati dai programmi tv, si fa un po’ di zapping, ci si può imbattere nel primo telepredicatore islamico d’Italia. Una sola trasmissione in lingua araba, “Dall’interno della terra dei romani”, ospitata sugli schermi dell’emittente bresciana Rtb, in attesa di «dare vita a breve a una vera e propria televisione islamica, la prima in Italia», spiega ad Aki Adnkronos International l’imam Abou Ammar Al Sudani, ideatore e conduttore del programma. A prima vista, il telespettatore colto di sorpresa potrebbe scambiare l’anchorman musulmano per un infermiere del manicomio, per via del camicione e del berrettino d’ordinanza. Sorridente, affabile, ma non sprovveduto. Altrimenti, con lui, non starebbero arrivando anche palate di quattrini: «Abbiamo già ottenuto finanziamenti dai Paesi arabi del Golfo e stiamo aspettando di riceverne altri per partire». Nel frattempo si tenta con la raccolta pubblicitaria: «Le prossime puntate saranno inoltre sponsorizzate da aziende italiane. Questo perché la comunità islamica in Italia rappresenta un mercato importante a cui molte compagnie, come quelle telefoniche o aeree, intendono rivolgersi ». Abou Ammar ne parla in tono rassicurante, come se si trattasse di un’innocua operazione commerciale. Ci si potrebbe fidare, se non fosse per le celebrità intervenute in onda nelle poche settimane di vita del programma. Ce n’è uno in particolare, il saudita Salman Al Ouda, che almeno fino al 1995 era il beniamino di Osama Bin Laden. Tanto che il fondatore di Al Qaeda, durante un incontro in Sudan con i servizi segreti di Saddam Hussein, consigliava di affidargli un intero programma televisivo in Iraq. I due, poi, si erano divisi sulle strategie della guerra santa, anche se il nome di Al Ouda era finito nei documenti dell’in - chiesta sugli attentati terroristici del 2004 a Madrid. Tutte circostanze che non hanno impedito alla onlus Islamic Relief di invitarlo ai loro eventi di fundraising del 2010 a Brescia e a Milano, rivolti agli immigrati musulmani in Italia. Anche il progetto televisivo di Abou Ammar si rivolge in modo particolare alle minoranze islamiche presenti in Europa e Nord America. L’audience è già stimata sopra le attese. L’imam sudanese si dice soddisfatto delle prime due puntate prodotte perché «ho ricevuto telefonate di complimenti dal Marocco, dall’Egitto e dalla Francia. La loro pubblicazione su Youtube ha prodotto in poche ore più di 60mila visualizzazioni ». Sono risultati certamente modesti rispetto ai grandi network, ma sufficienti per prevedere «la realizzazione di reportage televisivi sulla condizione dei musulmani in Italia e la registrazione di trasmissioni in altre città, come Milano, Torino e Venezia, dove ospiteremo gli esponenti delle comunità musulmane locali. Ampio spazio sarà dato anche ai musulmani italiani». Una tv confessionale per soli islamici. In fondo, basta che non mettano bombe in giro e, per i governi buonisti occidentali, la loro libertà di espressione è garantita. Se figurano soltanto come numi ispiratori dei jihadisti, si porta pazienza, mascherandola da dialogo e tolleranza. Così, anche i telepredicatori islamici nostrani si tengono all’interno dei limiti. Per ora, nella fase sperimentale, si discutono in prevalenza questioni religiose e d’attualità. Partecipano anche alcune celebrità: «Uno dei miei ospiti fissi è l’imam marocchino, Abdel Bari Al Zamzami, molto amico dello sceicco Yusuf Qaradawi», il noto telepredicatore di Al Jazeera e ispiratore dei Fratelli Musulmani. Zamzami, «nella seconda puntata della serie ha parlato della sua ultima fatwa che ha scatenato forti polemiche nel mondo arabo, e in particolare in Egitto». A fine aprile infatti il parlamento del Cairo aveva discusso un disegno di legge basato proprio su una fatwa di Zamzami che permetteva a un marito vedovo di avere rapporti sessuali con la moglie morta. Un po’ di necrofilia mancava davvero nel variegato panorama della tv italiana. Si può rimediare, sul canale 72 del digitale terrestre o l’819 di Sky. Con un’avver - tenza necessaria, e non esclusivamente limitata alle fasce protette della programmazione: non ripetetelo a casa.
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