Riportiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, 14/05/2012, a pag. 19, l'articolo di Anna Del Freo dal titolo "Israele culla del business".
Israele è unico. E non solo per la sua storia. Anche come mercato e come partner d'affari presenta caratteristiche tutte particolari. Intanto, anche l'anno scorso era il primo Paese del mondo per spese in Ricerca e sviluppo in percentuale del Pil. Malgrado una popolazione di soli 7 milioni e mezzo circa di abitanti, la sua capacità di sfornare brevetti e fare innovazione è straordinaria, grazie alla presenza di università e istituti di ricerca tra i migliori del mondo, che interagiscono continuamente con le imprese locali, anzi le creano, attraverso gli spin off che sviluppano le idee nate nelle università. E poiché Israele ha le idee ma spesso non le imprese con la tecnologia per svilupparle e trasformarle in prodotto, le opportunità per un Paese come l'Italia, che questa tecnologia ce l'ha, sono importanti.
Sono dunque rilevanti per le aziende italiane occasioni come il BioMed Israel, la fiera che si apre lunedì prossimo, 21 maggio, a Tel Aviv: la principale, in ambito internazionale nel settore biomedicale. Nel quadro della manifestazione, martedì 22 si terrà anche il Simposio italo-israeliano di nanomedicina, alla sua sesta edizione: una conferenza bilaterale organizzata dalla Camera di commercio Israel-Italia in collaborazione con la nostra ambasciata di Tel Aviv (con la quale la Camera costitusce lo sportello unico di supporto alle imprese). «Ogni anno – spiega Clelia Di Consiglio, che della Camera Israel-Italy è segretario generale – cerchiamo di trovare spunti interessanti, individuando nuove tematiche nelle quali le tecnologie dei due Paesi siano vicine e dalle quali possano nascere collaborazioni interessanti per lo sviluppo tecnologico. Quest'anno abbiamo puntato sulle nanotecnologie e sulla loro applicazione alla farmacologia e alla somministrazione dei medicinali. Israele e Italia hanno forti legami, anche commerciali: siamo il quarto partner del Paese ed esiste un "bando tecnologico bilaterale" per la presentazione e il finanziamento di progetti di di Ricerca e sviuppo congiunti italo-isareliani».
Diverse imprese italiane del settore già lavorano con Israele. Una è la Diasorin, specializzata in diagnostica di altissimo livello. Spiega Chen M. Even, vice president Commercial operations, che è tra l'altro proprio di origine israeliana: «Israele è un mercato piccolo, 7,6 milioni di abitanti, eppure la sua spesa per la diagnostica Ivd, la nostra specialità (Diagnostica in vitro, ndr) è di 1,5 miliardi di euro: in Italia, che ha quasi 60 milioni di abitanti, questa spesa ammmonta a 1,4 miliardi. Fino al 2005 avevamo lì solo un distributore, poi abbiamo scelto di andarci direttamente, abbiamo aperto una piccola società e in pochi anni siamo passati da 500mila euro di fatturato agli attuali 10 milioni. Il fatto è che lì, oltre che fare business, abbiamo anche imparato moltissimo, comprato molta tecnologia. È un Paese vicino, che ama molto l'Italia, che non pone problemi finanziari. Tutto si muove più velocemente in Israele: è un mercato perfetto per avere un feedback immediato. Questo vale in molti settori d'avanguardia, ma nel nostro è particolarmente vero».
Anche Bracco è presente in Israele come Bracco Imaging, la società che si occupa del core business del gruppo e parteciperà anche al simposio di martedì 22. «Facciamo Imaging in vivo – spiega Giorgio Vittadini, direttore Technology opportunities di Bracco Imaging – cioè ci occupiamo di tutti quei prodotti che vengono iniettati nel paziente per ottenere immagini migliori nella diagnostica. Perché abbiamo scelto Israele? Perché è uno dei Paesi con più innovazione al mondo, ci sono piccole start up e gruppi accademici con un trasferimento di tecnologia efficientisimo, oltre a un sistema di agevolazioni in grado di sostenerli. Con il Biomed e il simposio c'è l'occasione di fare incontrare questi gruppi innovativi con le industrie sviluppatrici. Noi siamo da dieci anni nel Paese, abbiamo una cooperazione con un piccolo gruppo di ricerca, prima collaboravamo con un altro. Facciamo scouting, esaminando costantemente candidati che siano ancora in fase precoce e dai quali poter derivare contratti per prodotti da sviluppare».
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