E' morto Vidal Sassoon, sia benedetto il suo ricordo.
Dagli inizi come uno dei tanti parrucchieri per signora, dotato di una straordinaria capacità imprenditoriale, ha creato un impero industriale. Dalla vita ha ricevuto molto, come tutte le persone di enorme successo, e, come tutte le persone realmente grandi, molto ha restituito, non solo al suo popolo, ma a tutto il mondo, rendendo possibile la creazione del più importante centro di studi sull'antisemitismo in Israele. Sionista vero, ha combattuto nell'esercito israeliano per difendere il suo Paese. La sua storia sia d'esempio.
IC redazione
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 11/05/2012, a pag. 22, l'articolo di Andrea Malaguti dal titolo "Vidal Sassoon, l’artista del caschetto".
A destra, Vidal Sassoon http://sicsa.huji.ac.il/
Il Vidal Sassoon International Center (SICSA) è stato fondato nel 1982 come centro di ricerca interdisciplinare dedicato allo studio e alla diffusione di dati necessari alla conoscenza dell'antisemitismo. Il centro ha svolto diverse ricerche sull'antisemitismo nel corso degli anni, focalizzandosi sulle relazioni tra ebrei e non ebrei, specialmente in situazioni di tensione e crisi.
Se n’è andato l’uomo che ha cambiato il mondo con un paio di forbici. Tecnicamente faceva il parrucchiere, sostanzialmente era un artista con un’intelligenza creativa che vagava tra il Bauhaus, la sua fonte d’ispirazione, e Andy Warhol.
Usava il pettine come un pennello. O una matita. Progettava e disegnava. Senza di lui la Cool Britannia non sarebbe stata la stessa. Un rivoluzionario. Non tagliava i capelli, creava stili. Dai Beatles a Mary Quant. Si chiamava Vidal Sassoon, aveva 84 anni, ed era nato da una famiglia ebrea nella zona est di Londra.
La più povera della capitale. Suo padre se ne andò di casa quando Vidal aveva cinque anni, la madre lo portò in un orfanotrofio assieme al fratello. Lo andò a riprendere nove anni più tardi. E lo mandò in bottega. Quando mercoledì scorso la leucemia ha posto fine alla sua esistenza viveva in California, a Mulholland drive, sulle colline di Hollywood. Ricco e felice. E’ stata la sua quarta moglie, Ronnie, a chiudergli gli occhi. Era malato, ma sembrava immortale. Come si rigenerasse con la primavera. «La formula è semplice: yoga e viagra». Un uomo diretto. Fondamentalmente libero. Nel 1948 si era unito al Gruppo 43. Odiava i nazisti, i fascisti e gli antisemiti in generale. Andò a combattere per Israele vicino a Gaza. Un pendolare della resistenza. La lotta e il salone di bellezza.
Il primo, tutto suo, l’aprì nel 1954, a poche centinaia di metri da Carnaby Street. Aveva le idee chiare. E sapeva quello che non andava. Prese i bigodini, le cotonature e la lacca e buttò nel cestino la costruzione barocca e inadeguata della bellezza femminile. La sostituì col bob, con il caschetto. Pratico, rapido, elegante, dinamico, moderno. Era nato il wash and go. La pop art applicata all’aspetto. Per le donne nulla sarebbe più stato come prima, la moda diventò virale. La sua foto con Mary Quant di trequarti, il mento piegato sulla spalla destra, il taglio preciso, netto, corto, fece il giro del Pianeta. «Gli inglesi non sanno più distinguere i maschi dalle femmine», scrissero in America. Non avevano capito.
Roman Polanski chiamò Sassoon a sistemare i capelli di Mia Farrow per «Rosemary’s Baby». Taglio pubblico davanti ai fotografi in cambio di cinquemila dollari. Il parrucchiere Bauhaus diventò una stella planetaria, New York lo invitò a propagare il nuovo credo. Aprì saloni, scuole, lanciò linee di prodotti per capelli. Ava Gardner, Liz Taylor e Rita Hayworth impazzivano per lui. Angus Mitchel, uno dei suoi allievi, ha raccontato alla Bbc: «Per noi Vidal è stato come Cristoforo Colombo. Ha scoperto un nuovo mondo». Appena poteva tornava a Londra per vedere il Chelsea a Stamford Bridge. Una passione antica. Michael Caine, che lo incontrò lo scorso anno, gli disse: «Non hanno ancora trovato qualcuno in grado di sostituirci, vero Vidal?». Lui aveva sorriso.
Quali erano i suoi meriti, a parte quello di avere preso donne in bilico sull’orlo di una sedia in un colpevole eccesso di cerimoniosità per portarle sul divano della nuova era?
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