La teoria israeliana: tertium non datur
di Vitaliano Bacchi
Vitaliano Bacchi, attentato di Fiumicino
L'attentato di Fiumicino del 17 dicembre 1973 di “Settembre nero” gruppo terrorista islamico, prova che l'intelligence israeliana era già presente da allora sulla scena italiana, in grado di dare allerta preventivo alle autorità italiane, come accadde allora. Israele aveva avvertito, ma non fu ascoltato e fu strage.
Il capo delle B.R. ha confessato nella sua biografia di aver stilato un proclama della lotta armata, negli anni di piombo, disegnandovi la stella di Davide anziché quella a cinque punte della sua organizzazione: mentre tutta la polizia italiana lo stava cercando, nella sua latitanza venne raggiunto da un incaricato d'affari israeliano che gli chiese:
“Volevi dirci qualcosa, lanciarci un messaggio con quel lapsus?”
Episodi che presuppongono e dimostrano non solo una efficienza ma soprattutto una formidabile teoria dell'informazione in ambito terroristico.
Alan Dershowitz, notissimo teorico ebreo laico americano della strategia contro il terrorismo, ha codificato la teoria della “remunerazione” che consente di implementare simulazioni computazionali non iconiche con alto tasso stocastico di esattezza nella previsione di aspettative razionali di atti terroristici; il terrorismo prolifera laddove è remunerato, sostiene la teoria, ed un esempio di “remunerazione” fu la performance di Craxi nel 1985 in occasione del sequestro dell'Achille Lauro, in cui anziché consegnare il terrorista Abu Nidal agli americani a Sigonella lo fece fuggire a Belgrado con una aereo italiano.
Aronne Cohen, ufficiale dei servizi israeliani e noto saggista nel campo dell'antiterrorismo, ha teorizzato che la superiorità strategica della intelligence israeliana si deve alla tipologia militare della risposta, ottenuta con la uniformazione della strategia nei confronti della criminalità comune con quella contro il terrorismo, a differenza di quanto accade nelle democrazie occidentali, dove la polizia giudiziaria si occupa di criminalità comune e l'intelligence di quella terroristica.
I massimi teorici del terrorismo internazionale o sono israeliani o sono di origine o cultura ebraica laica, quindi.
Se Israele abbia già realizzato il supercomputer quantistico a informazione soprapposta
(entra nel computer remoto, che non avverte l'intrusione) e che questa sia la ragione dello stand-by nei confronti dell'atomica iraniana, è congettura di tanti e che spiegherebbe la ragione della quiete. Solo congettura, anche se lo scienziato inglese Davide Deutsch, che ne ha teorizzato l'assiomatica informale quantistica, è spesso in Israele.
La vera forza in questo campo però non sono i computers; sono intellettuali o centri di opinione nel mondo capaci di osservare la realtà, di capirne gli indici significativi e di saper distribuire l'informazione in rete, non solo in senso comunicativo ma anche operativo, come nella occasione in cui venne resa in rete l'istruzione di chattare ad una certa ora di un certo giorno su un certo sito fino ad ottenerne l'oscuramento ed era il sito di Hamas, oscurabile quindi spontaneamente per effetto del solo cumulo informatico contestuale di accesso.
Questa è la vera forza, perchè oggi il terrorismo non si può affrontare con soli mezzi tecnici: l'informazione ha una distribuzione randomizzata, viaggia in modo casuale, imprevedibile e la malizia di un cameriere può essere più determinante dell'esperienza di un generale nella economia della previsione.
Non ci sono eventi di terrorismo che non siano simulabili al computer sia per previsione che per ricognizione, note le costanti del modello che essi esprimono: l'attentato al dirigente Ansaldo era ipotizzabile già nelle dichiarazioni dibattimentali del processo di appello alle nuove BR celebratosi avanti la Corte di Milano nel marzo 2010 e nella stessa “risoluzione” letta in udienza sono contenuti memi di sviluppo di nuove aspettative razionali sullo scenario di attacco, che è cambiato rispetto quello “classico”, l'imperialismo monopolistico.
Il nuovo nemico di classe è la speculazione finanziaria internazionale che ha fatto vedere in Grecia la sua devastante capacità di affamare il proletariato e di distruggere il salario a vantaggio della rendita finanziaria usuraria di speculatori europei soprattutto tedeschi: in questo senso l'analisi della lotta armata è spaventosamente esatta e induce a ipotesi convergenti sulla identità dei nuovi nemici di classe e quindi dei nuovi obiettivi, che convergono purtroppo anche con la destra neonazista ellenica, propensa oggi a ripetere l'esperienza militare dei “colonnelli” del 1967, perchè una ideologia di uscita dalla disavventura europea bisogna pur darsela.
Nel 1982 il generale israeliano Raphael Eytan scrisse che aveva capito l'economia del terrorismo italiano e l'ideologia di lotta delle B.R. in occasione di un accesso armato nei campi di addestramento di Hezbollah nel basso Libano.
Se si decide di dare un contributo intellettuale all'antiterrorismo bisogna scegliere da che parte stare e, nella scelta del campo, considerare anche che o si è dalla parte di Israele o si è con “loro”. Tertium non datur.