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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.05.2012 Siria, la repressione di Bashar al Assad continua
cronaca di Maurizio Caprara

Testata: Corriere della Sera
Data: 09 maggio 2012
Pagina: 26
Autore: Maurizio Caprara
Titolo: «Erdogan: in Siria nessuna speranza»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/05/2012, a pag. 26, l'articolo di Maurizio Caprara dal titolo " Erdogan: in Siria nessuna speranza ".


Recep Erdogan

ROMA — Nel giorno in cui Kofi Annan ha definito il piano di pace per la Siria del quale è autore «l'unica chance di stabilizzare il Paese», quel progetto è stato dato per fallito dal primo ministro della nazione che con lo Stato di Bashar al Assad in rivolta condivide 911 chilometri di frontiera e che ospita già 23 mila profughi siriani. «Ho perso la speranza. Non so più che cosa augurarmi perché non si riesce ad arrivare al risultato voluto», ha detto del piano Annan il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan. Quelle impiegate ieri dal premier di Ankara al fianco di Mario Monti in occasione del secondo vertice bilaterale tra Italia e Turchia sono parole inusuali per un capo di governo, ma il pessimismo della valutazione non va scambiato per sospiro scorato di un uomo arrendevole.
A Villa Madama, Erdogan è parso tutt'altro che incline a disinteressarsi della repressione ordinata alle porte di casa sua da un capo di Stato reso meno stabile da rivolte di piazza e tuttavia ostinato e non a corto di armi. Da Ginevra, l'ex segretario generale dell'Onu Annan ha ammesso di provare «profonda preoccupazione» che la Siria possa «sprofondare in una guerra civile totale». Sui 300 osservatori autorizzati dal Consiglio di sicurezza, il mediatore del Ghana ed ex numero uno al Palazzo di Vetro ha dichiarato: «Saranno sul territorio siriano entro fine maggio». Vicino a Erdogan, Monti a Roma ha anticipato quanto il suo governo avrebbe deciso di lì a poco: una «missione di pace di militari italiani in Siria». Sarà formata da «un massimo di 17» inviati, come specificato in una nota, che agiranno «disarmati» da «osservatori» dell'Onu». I primi cinque arriveranno la settimana prossima.
Il passo ha valore simbolico, politico. La partita in corso, che può determinare nuovi assetti in Medio Oriente, ha però dimensioni assai più vaste. «Che cosa possono fare 50 osservatori?», ha risposto Erdogan a una domanda del Corriere sulla Siria. «Non possono visitare non dico il Paese, ma neppure una piccola parte. Occorrerebbero mille, duemila, forse tremila osservatori», ha continuato il premier turco. Non criticava l'Italia, con la quale giudica «di altissimo livello» i rapporti, bensì l'efficacia del piano Annan che dovrebbe portare fine delle violenze, dialogo tra i siriani in conflitto, possibilità di soccorso ai feriti.
A Monti è stato chiesto se esclude a priori un intervento della Nato in base all'articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico (un attacco in armi a uno Stato membro va considerato contro tutti i membri), come aveva ipotizzato Erdogan nell'intervista pubblicata lunedì dal Corriere. Il presidente del Consiglio ha annunciato la decisione sugli osservatori, ricordato l'invio di un ospedale da campo in Giordania, descritto come «giusta risposta alla crisi siriana» uno «sforzo comune» della comunità internazionale e sostenuto di non vedere «alternative realistiche». Poi: «È quello che in questo momento ci sentiamo di dire».
Erdogan ha definito «non vero» un titolo del Corriere alla sua intervista, se n'è detto «dispiaciuto». Il titolo era: «Erdogan: intervento della Nato in Siria». Nel testo, la sua frase era: «Finora siamo stati pazienti con la Siria ma se il governo commetterà ancora degli errori alla frontiera questo sarà un problema della Nato come recita l'articolo 5».

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