Federico Steinhaus
Guerra e pace (nella visione di Netanyahu, non certamente in quella di Tolstoj) sembrano essere due termini equivalenti. Dal limbo nel quale si trova imprigionato, il governo israeliano non trova lo slancio per riprendere in maniera costruttiva e continuativa le trattative con la controparte palestinese, e non decide di decidere come fermare la sfida iraniana.
Le due situazioni non sono paragonabili fra loro e neppure speculari, ma certamente sono interconnesse. E nel frattempo, senza voler essere paranoici, l’antisemitismo torna a radicarsi in vari paesi europei.
Ma anche il mondo arabo non si fa mancare nulla da questo punto di vista.
A Doha disdicono “per motivi politici” il previsto concerto di musicisti israeliani e palestinesi che fanno parte dell’orchestra inventata e diretta da Barenboim, ed è a loro che va assegnato per ora – in attesa di altri validi candidati che saranno certamente numerosi – l’oscar dell’imbecillità. Il Muftì dell’Autorità Palestinese Sheikh Hussein, in un sermone tenuto a Gerusalemme e trasmesso dalla televisione palestinese nello scorso gennaio, ha ricordato che il Corano incita all’uccisione dei “discendenti dalle scimmie e dai maiali” come definisce gli ebrei. Alla fine dello stesso mese, per due volte, la stessa emittente ufficiale ha salutato come martiri gli assassini della famiglia Vogel (5 persone, i genitori e 3 bambini). A metà febbraio un docente dell’Università di Nablus, Omar Ja’ara, in una trasmissione religiosa della televisione palestinese ha affermato che la Bibbia racconta il falso: in realtà non furono gli ebrei ma i palestinesi ad essere liberati dalla schiavitù in Egitto, e Mosè, che guidò il suo popolo verso la libertà, in realtà era un palestinese musulmano. E per oggi, come candidati all’oscar dell’imbecillità, mi pare che possa bastare.
Ben più inquietanti sono le attività legate al terrorismo, monitorate con estrema cura dal sito MEMRI. Il sito islamista più importante in lingua inglese, che si occupa prevalentemente del reclutamento di jihadisti, è Ansar Al-Mujahideen English Forum (AMEF), registrato dalla svizzera Softronics a nome di Ali Mahmoud, Postbus 291, Bruxelles, che usa prevalentemente twitter come mezzo di comunicazione con gli affiliati. Anche alcuni paesi della cosiddetta Primavera Araba risentono di questo rilancio dell’islam più integralista e radicale. Così in Egitto è nata una polizia religiosa che ha il compito di promuovere il Bene e condannare il Male – ma non si sa a chi faccia capo – e l’avvicinarsi delle elezioni è accompagnato da gravi episodi di violenza dettati spesso da motivazioni religiose. In Siria è stato costituito un gruppo salafita jihadista, che si prepara ad istruire brigate suicide da lanciare contro obiettivi alawiti, sostenitori di Assad. Analoghi movimenti stanno nascendo in Tunisia, facenti capo a leaders estremisti imprigionati dai regimi abbattuti, come Sheikh Abu Iyadh Al-Tunisi e Sheikh Abu Ayyoub Al-Tunisi.
Mentre alcune televisioni egiziane confermano l’autenticità, scientificamente provata, dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion e ripropongono una serie televisiva che si basa su questi, già trasmessa nel 2002 (in piena intifada) in molti stati della galassia islamica, in Arabia Saudita vengono rimossi dai testi scolastici brani in cui gli ebrei sono definiti assassini del Profeta, bugiardi, cospiratori e sleali. E’ l’eccezione, lodevolissima, che conferma purtroppo la regola.
Questo è lo scenario di quanti, dietro le quinte, aspettano con ansia le decisioni di un governo israeliano che oramai può essere considerato dimissionario ed è lacerato da accese discussioni interne.