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Informazione Corretta Rassegna Stampa
04.05.2012 Conversione all'islam, il modo migliore per dire addio alla propria libertà
commento di Astrit Sukni

Testata: Informazione Corretta
Data: 04 maggio 2012
Pagina: 1
Autore: Astrit Sukni
Titolo: «Conversione all'islam, il modo migliore per dire addio alla propria libertà»

Conversione all'islam, il modo migliore per dire addio alla propria libertà
di Astrit Sukni


Astrit Sukni

Su la Stampa del 30 aprile, Francesca Paci ha minuziosamente documentato l'«esercito» degli italiani convertiti all'islam (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=44350 ). Prendo spunto da questo suo articolo per esporre il mio punto di vista sull'argomento.
Il fanatismo religioso è un elemento pericoloso nella società moderna in cui viviamo e questa espressione esasperata del sentimento religioso sovente porta le persone a degli eccessi d'intolleranza nei confronti di coloro che esprimono idee diverse dall'interlocutore. In questo caso i musulmani, i convertiti all'islam. Coloro che hanno effettuato la «shahāda» ossia la testimonianza con cui il fedele musulmano dichiara di credere in un Dio e Unico e nella missione profetica di Maometto.
Gli italiani converti all'Islam sono (quasi) tutti devoti alla religione in un modo impressionante al punto da fare riferimento solo ed esclusivamente alla Shariah, da essere (forse) invidiati anche da chi musulmano ci è nato (non nel mio caso, naturalmente!). La procedura di conversione, la shahāda, mi ha sempre lasciato un po' perplesso poiché, solitamente, convertirsi ad un'altra fede richiede un percorso lungo e faticoso, in termini di studio e anche di tempo; invece nell'islam tutto è semplice. Tutto grazie a una «formula magica» che uno pronuncia davanti a un Imam della moschea sotto casa. Ho avuto modo di constatare -leggendo su internet e documentandomi su forum tematici islamici - di come gli italiani siano diventati dei fanatici al punto da domandarmi in modo retorico se siamo in Italia oppure in un Paese arabo?! Il desiderio - e mi auguro rimanga solo un desiderio - di questi convertiti è quello di vedere applicata anche in Italia la legge islamica poiché la ritengono giusta e con ciò si potrebbe porre rimedio allo sfracello della società italiana. Abbiamo sempre sentito dire che l'islam è la religione della tolleranza e che tutti dovrebbero abbracciare per capirne i valori. Qual è il concetto di «tolleranza» per questi signori?
Spesso però assistiamo al contrario di quello che essi sostengono, l'intolleranza. In Europa, pardon Eurabia, assistiamo quotidianamente a degli episodi di intolleranza verso il 'diverso', verso coloro che non sono musulmani o che sono musulmani «deviati». I matrimoni di rito islamico sono un altro problema poiché per contrarre un matrimonio (nikāh) bisogna che ci sia una offerta e una accettazione, tutto secondo la legge islamica, Shariah. In questa pagina (http://www.askimam.org/fatwa/fatwa.php?askid=21f482885f026ee5fcd24520eb3670b0 ) viene illustrata la procedura. Le donne musulmane devono sottomettersi al marito e sarà egli a dettare le regole coniugali; dove potrà decidere se la sposa dovrà coprirsi interamente oppure solo col chador. La dignità della donna viene (quasi) del tutto eliminata e sarà sempre il marito a dover decidire cosa sia giusto o sbagliato per la sua sposa, privandola della libertà di scelta.
Gli italiani convertiti sposano sempre delle donne arabe poiché esse sono di facile sottomissione. Insomma se uno vuole dire «addio» alla propria libertà, non ha che da scegliere, l'islam, la religione della 'tolleranza'.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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