Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/05/2012, a pag. 41, gli articoli di Armando Torno ed Emmanuel Faye titolati " Heidegger, genio razzista impenitente " e " Così pubblicò i suoi corsi per celebrare il nazismo ".
Ecco i pezzi:
Armando Torno - " Heidegger, genio razzista impenitente "

Martin Heidegger

Emmanuel Faye, Heidegger. L'introduzione del nazismo nella filosofia (ed. Asino d'oro)
Heidegger è uno dei filosofi contemporanei di riferimento. Più di ogni altro suscita discussioni e continue prese di posizione. In Italia la traduzione degli scritti continua e un editore come Adelphi ha in catalogo una ventina dei suoi libri.
Da poco sono usciti altri due titoli. Christian Marinotti ha pubblicato La storia dell'essere (pp. 206, 22), un volume che contiene pagine risalenti agli anni 1938-40; mentre Quodlibet ha appena edito la Fenomenologia dell'intuizione e dell'espressione (pp. 192, 24), vale a dire il corso del semestre estivo che il filosofo ha tenuto a Friburgo nel 1922. Ma c'è un terzo libro che riguarda Heidegger: è il volume che ha fatto discutere nel 2005 e che oggi esce tradotto anche in italiano.
Si tratta del saggio di Emmanuel Faye, professore di filosofia moderna e contemporanea a Rouen, dal titolo Heidegger, l'introduzione del nazismo nella filosofia. Lo pubblica l'editrice «L'asino d'oro» di Roma ed è stato curato da Livia Profeti (pp. 544, 30). Della prefazione al testo italiano dello stesso Emmanuel Faye (da lui scritta lo scorso marzo), di una ventina di pagine, viene qui dato uno stralcio che ben illustra il contenuto del saggio.
L'autore ribadisce tra l'altro, in questo suo contributo, il razzismo del celebre pensatore nei corsi dal 1927 al 1934; dedica un paragrafo all'«apologia dello sterminio nell'autunno del 1941», analizza le responsabilità dello stesso Heidegger per la diffusione del nazismo e si sofferma sulle lettere alla futura moglie Elfride. Sin dal 1916, sottolinea Faye, ci sono prove del suo antisemitismo. La curatrice, Livia Profeti, chiarisce nella sua nota le ragioni dell'edizione de «L'asino d'oro». Tra esse, ricorda, «si è voluto offrire ai lettori la possibilità di ritrovare facilmente quelle affermazioni razziste e pro-naziste anche nelle traduzioni italiane delle opere di Heidegger, dove spesso il loro reale significato è difficilmente riconoscibile».
Nota, per esempio, che il termine Vernichtung è stato reso con annientamento; invece Zucht e Züchtung, già presenti in Nietzsche e da lui utilizzati in senso allegorico, sono stati intesi rispettivamente come ammaestramento e selezione, giacché in Heidegger «non c'è alcuna opposizione tra biologia ed educazione». Del saggio di Faye è stata tradotta la seconda edizione, uscita in Francia nel 2007. Le modifiche, per lo più riguardanti un aggiornamento inevitabile per le continue pubblicazioni di e su Heidegger, sono state concordate con l'autore, che a sua volta è intervenuto tra le edizioni del libro. Quella italiana, in particolare, ha tralasciato solo due paragrafi non riguardanti direttamente il filosofo tedesco. Non mancano comunque le pagine con osservazioni puntute su Carl Schmitt, Alfred Baeumler, Erik Wolff, Ernst Jünger.
Emmanuel Faye - " Così pubblicò i suoi corsi per celebrare il nazismo "

Emmanuel Faye
Dopo la sconfitta del III Reich, una commissione di professori di Friburgo incaricata di giudicare i casi più gravi chiama Heidegger a rispondere dei «danni tremendi» causati all'università e del suo «antisemitismo». Gli sarà vietato di insegnare e di partecipare a qualsiasi attività universitaria, divieto che sarà mantenuto fino al 1951. La commissione seguì le raccomandazioni di Karl Jaspers, che aveva consigliato caldamente, visto in particolare il «modo di pensare heideggeriano non libero, dittatoriale e scarsamente comunicativo», di sospenderlo dall'insegnamento per alcuni anni, ma di favorire comunque il suo «lavoro».
Ebbene, Heidegger si è molto abilmente servito di questa illusoria dissociazione tra insegnamento e «opera» per pubblicare i suoi corsi nazisti appunto per mezzo della sua «opera». Infatti, a partire dal 1953, egli ha iniziato a pubblicare i corsi e gli scritti in cui celebra il dominio e la «grandezza» del movimento nazionalsocialista. E una volta assicurata la propria fama ha programmato la pubblicazione, postuma, della sua «opera integrale» (Gesamtausgabe), includendovi i corsi più apertamente nazisti e reintegrando negli scritti degli anni 1930 e 1940 i passaggi dapprima soppressi perché giudicati troppo compromettenti. Che cosa nasconde questo doppio gioco? Qual è la sua strategia? Chi è dunque Heidegger veramente?
È necessario fare oggi piena luce su queste domande. È necessario anche rivalutare la sua responsabilità, non solo nell'adesione dei tedeschi a Hitler nel 1933, dove l'influenza dei discorsi del rettore Heidegger è accertata da lunga data, ma anche nella preparazione delle menti al processo che condurrà alla politica di espansione militare del nazismo e allo sterminio degli ebrei d'Europa (...).
Sappiamo da poco tempo con quale precocità si è espressa l'intensità del razzismo e dell'antisemitismo di Heidegger. Sin dal 1916, scrive alla fidanzata Elfride: «La giudaizzazione della nostra cultura e delle nostre università è in effetti spaventosa, e ritengo che la razza tedesca dovrebbe trovare sufficienti energie interiori per emergere». Lo stesso tema e lo stesso vocabolario si ritrovano nella penna di Hitler, che parla nel Mein Kampf delle «università giudaizzate».
E le lettere di Heidegger a Elfride sono infarcite di odiose osservazioni antisemite, come ad esempio quando scrive, il 12 agosto 1920, che «gli ebrei e i profittatori sono ormai un'invasione», o quando, il 19 marzo 1933, deplora il fatto che Jaspers, un uomo «puro tedesco, con l'istinto più genuino, che sente la più alta sfida del nostro destino e individua i compiti, resti vincolato dalla moglie», che è ebrea. Prosegue poi rimproverando a Jaspers di pensare «in maniera troppo "legata all'essere umano"». Per Heidegger, dunque, essere «puro tedesco» implica rompere qualsiasi legame con gli ebrei, anche se si tratta della propria moglie, e respingere ogni riferimento all'umanità.
Tuttavia, invece che militare apertamente come Hitler alla testa di un partito, Heidegger prepara in modo sotterraneo la conquista delle menti. Sin dal 1922 predispone con la moglie Elfride il suo rifugio di Todtnauberg, in cui, dalla Hütte (capanna, baita) annidata tra le alture accanto a un ostello della gioventù, invita i suoi studenti a veglie e passeggiate, delegando a Elfride — come rivela la testimonianza di Günther Anders — il compito di attirarli nei movimenti giovanili nazionalsocialisti.
Nel 1930 Elfride metterà il Mein Kampf di Hitler sul tavolo della Hütte, ordinando all'allievo di Heidegger, Herman Mörchen: «Lo devi leggere!». Ed è a Todtnauberg che, nell'ottobre del 1933, il rettore Heidegger organizza il suo primo campo di indottrinamento (con marcia da Friburgo in uniforme delle SA o delle SS), dove fa tenere corsi di dottrina razziale e procede egli stesso alla selezione dei più idonei.
Nel frattempo, Heidegger ha perseguito la sua ascesa universitaria: dopo aver corteggiato il filosofo Husserl, non esita a rompere con lui due mesi dopo aver ottenuto la sua cattedra a Friburgo. Nello stesso anno 1928 tenta invano di imporre, come proprio successore all'Università di Marburgo, Alfred Baeumler, suo compagno di strada nei primi anni del nazismo. Nel maggio del 1933 quest'ultimo, insieme a Goebbels, farà da maestro di cerimonia nel grande rogo di libri a Berlino.
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