Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/05/2012, a pag. 46, l'articolo di Pierluigi Panza dal titolo " Barenboim cancellato in Qatar: niente concerti per «motivi politici» ".
Daniel Barenboim, emiro del Qatar
I concerti di Daniel Barenboim che erano in programma a Doha fino a domani sono saltati. Il Qatar ha infatti disdetto «Il festival della musica e del dialogo» per opportunità di ordine politico. Il bidirettore musicale della Staatsoper di Berlino e della Scala di Milano, di origine ebraica, aveva in programma di dirigere la sua West-Eastern Divan Orchestra. Ma non è stato possibile. Una disdetta molto controversa: «Evidentemente — scrive la Bild — non si vogliono surriscaldare gli umori antiisraeliani». Diversi media arabi, riporta infatti il tabloid tedesco citando il portale israeliano di Ynews, nei giorni scorsi hanno «dissentito» dall'iniziativa, sostenendo che «non è il tempo di ricevere israeliani e direttori sionisti». La portavoce del direttore d'orchestra ha cercato di ridimensionare il caso, negando che vi sia una relazione diretta fra la disdetta del festival e la persona di Barenboim. Ma il fatto è emblematico.
La West-Eastern Divan Orchestra fu fondata da Barenboim con lo studioso di origine palestinese Edward Said a Weimar, nel 1999. Un bel gesto da parte di Barenboim, poiché le tesi espresse da Said nel suo Orientalismi (1978), sono discutibili (e discusse): la cultura maschile e bianca dell'Europa sette-ottocentesca avrebbe elaborato scientemente un modello culturale teso al dominio del mondo musulmano. I due dettero vita a questa compagine che, unica nel suo genere, unisce giovani palestinesi e israeliani (questi maggioritari) allo scopo di fare della musica un'opportunità di dialogo. Nonostante alcuni limiti propagandistici dell'iniziativa, il gesto è andato nella direzione della ricerca della pace tra i popoli. Tanto che a Stoccolma si vocifera di un possibile Nobel a Barenboim.
La scelta di Doha di ospitare la Diwan e poi rinunciarvi è un grave campanello di allarme. Ma l'Occidente globalista e politically-correct dovrebbe — se crede veramente nella Pace — avere il coraggio di ospitare nei suoi cartelloni anche compagini e direttori arabi, facendo fare un passo indietro ai soliti noti (e ai loro protetti).
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