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Mario Monti a Yad Vashem. Quanta ipocrisia 19/04/2012

Recentemente ho letto e visto in TV servizi giornalistici sulla visita a Vad Yashem del premier Monti, che è apparso commosso e ha scritto doverosamente "Mai più" nel Libro dei visitatori. Come sempre piu' spesso ultimamente mi accade, mi sono sorpresa a pensare che sarebbe molto meglio se politici e uomini di stato in visita in Israele si recassero al centro Vad Yashem a titolo personale e senza telecamere.
E' vero che queste visite assicurano visibilità al museo e tengono viva la memoria che è l'anima del museo; è vero che di questi tempi ogni attestato di simpatia, benche' teorica, è meglio di niente; ma mi sembra che molti visitatori importanti se ne approfittino. Cioe': visitano il museo, si lasciano riprendere con la kippah in testa e le lacrime agli occhi, scrivono frasi ispirate nel libro dei visitatori - poi si recano nei territori cosiddetti palestinesi a controbilanciare il tutto, per sottolineare la propria imparzialità ed equidistanza, lamentano le condizioni di vita palestinesi, e producono i soliti luoghi comuni (o solenni scemenze) a proposito di insediamenti e confini del '67.
Che senso ha visitare Yad Vashem e scrivere ""Mai più", o pronunciare tante belle parole, per poi condannare, o almeno deplorare, chi cerca di evitare il ripetersi della tragedia commemorata a Vad Yashem? Che senso ha, se poi si chiudono gli occhi davanti ai numerosi e preoccupanti segnali che indicano la possibilità del ripetersi di quella tragedia? A volte sembra veramente che la visita a Vad Yashem sia una specie di rito doveroso, come la visita alla prozia centenaria a Natale; un tentativo di legittimare le proprie opinioni acquisendo una patente non ufficiale di non-antisemitismo – come gli “amici ebrei” che tanti di noi menzionano quando criticano Israele; ancora una volta, l'uso degli ebrei morti per discriminare gli ebrei vivi.

Qualche anno fa ci fu molto sdegno quando il senatore Ciarrapico se ne usci' con una frase piuttosto infelice a proposito della tanto preparata visita di Gianfranco Fini in Israele, con kippah di dovere. A livello subliminale, qualche ragione ce l'aveva: sicuramente tra i motivi della visita ce ne saranno stati anche di nobili, ma non c'e' dubbio che gli servisse in termini politici (il famoso “sdoganamento”). Ecco: mi piacerebbe molto se se qualcuno di questi visitatori illustri arrivasse senza telecamere, e magari si inginocchiasse senza fare grandi discorsi o scrivere frasi memorabili, ma poi uscisse da Vad Yashem con il proposito di fare del proprio meglio per evitare che la storia si ripeta, cominciando appunto con il porgere orecchio a chi da questi morti discende e facendosene portavoce. O magari facendo loro la cortesia di informarsi prima di parlare, magari dando un'occhiata agli ottimi archivi di Informazione Corretta.

Chiedo scusa per tanto cinismo...

Come sempre un augurio per la testata e un caro saluto ai collaboratori e a tutti gli amici degli ebrei vivi.

Annalisa Robinson


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