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La Stampa Rassegna Stampa
16.04.2012 'Viennese Romance' di David Vogel
la recensione di Elena Loewenthal

Testata: La Stampa
Data: 16 aprile 2012
Pagina: 33
Autore: Elena Loewenthal
Titolo: «Vogel, il romanzo ritrovato con la lente d’ingrandimento»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 16/04/2012, a pag. 33, l'articolo di Elena Loewenthal dal titolo "Vogel, il romanzo ritrovato con la lente d’ingrandimento".


Elena Loewenthal           David Vogel

David Vogel è stato un grande scrittore: assieme ad altri, ha creato la narrativa ebraica contemporanea. Nacque nel 1891 da una famiglia ortodossa, in Podolia, che ora fa parte della Russia. A vent’anni incominciò a girare l’Est Europa per studiare. Allo scoppio della Grande guerra fu arrestato a Vienna in quanto cittadino di un Paese nemico. Poi visse a lungo a Parigi e qui iniziò a scrivere, prima di arrivare a Tel Aviv nel 1929, dove però si trattenne solo un anno: il torrido Medio Oriente non faceva per lui. Così tornò in Europa, e nel 1944 scomparve ad Auschwitz.

La sua scrittura è il trait d’union fra Mitteleuropa e israelianità: lui che non fu capace di affrontare le asperità del Medio Oriente, fece dell’ebraico la propria lingua elettiva, e quasi la reinventò nell’incontro con le atmosfere ovattate dell’Europa. Di lui si conoscevano sino ad ora un romanzo, Vita coniugale (pubblicato in italiano anni fa da Adelphi), due splendide novelle uscite prima per Anabasi e riproposte di recente dall’editore Passigli ( Davanti al mare eLa cascata ) e alcune poesie.

Ma due anni fa Lilach Netanel, scrittrice e accademica presso l’Università Bar Ilan di Tel Aviv, spulciando nell’archivio della Hebrew Writer Association, si è trovata davanti a uno strano manoscritto. Sulle prime, pareva la versione autografa di Davanti al mare . Vogel scriveva spesso usando dimensioni maniacalmente piccole: passando in rassegna il testo con una lente di ingrandimento, Netanel trovò la parola «lampione» e capì che non si trattava di quel testo, ambientato in un villaggio di pescatori privo di illuminazione urbana.

Infatti di Vienna si trattava, e di tutta un’altra storia. Che Vogel aveva deciso di micrografare per occultarla: Viennese Romance è un romanzo forte, scabroso persino secondo i nostri canoni contemporanei ormai assuefatti allo scandalo. Come scrive il maggior critico letterario israeliano, Gershon Shaked, in Narrativa ebraica contemporanea. Una letteratura nonostante tutto (in uscita per le edizioni Terra Santa), «Vogel era affascinato dall’attrazione di amore e morte, che pareva mettere in risalto un mondo oltre l’ordinaria esistenza quotidiana». Romanzo viennese , uscito questa settimana nelle librerie israeliane, narra la storia di Michael Rost, un ragazzo ebreo assetato di vita e di esperienze che approda nella Vienna del primo scorcio del Novecento, la attraversa incrociando prostitute, rivoluzionari, poveri, ufficiali, magnati, cabaret. Intreccia una relazione con la sua padrona di casa, e poi con la figlia appena adolescente: lo scabroso triangolo sarà spezzato dal ritorno del marito.

Così diverso dal resto della sua produzione, in punta di una penna che è stata non a caso associata a Thomas Mann, Joseph Roth e Stephen Zweig, questo libro appena scoperto è in fondo coerente con la pulsione fatale che porta quasi sempre Vogel a evocare l’indissolubile nodo tra morte e amore, tra vita e decadenza. Scritto forse negli Anni Trenta, ma più probabilmente poco dopo il rilascio dell’autore dal campo di transito, nel 1940 (nel breve intervallo che questa libertà gli concesse per scrivere, prima di partire per Auschwitz), Romanzo viennese rappresenta il culmine di questa vena sempre combattuta tra una formidabile delicatezza espressiva e la coscienza che la vita è invece brutale, spietata – nel bene e nel male. Tutti i personaggi di questo straordinario scrittore sono languidi e eroici al tempo stesso, non di rado meschini. Ma straordinario è soprattutto il suo talento inventivo con una lingua ai suoi esordi letterari, nell’epoca in cui la scrisse e plasmò Vogel. In questo senso è un vero e proprio classico d’Israele, anche se il suo volontario e ostinato esilio – che lo porterà ai forni crematori – e la scelta di restare in Europa non solo fisicamente, anche e soprattutto sul terreno letterario, l’hanno tenuto sempre un po’ emarginato dai canoni del romanzo d’Israele.

Questo libro, che così tardivamente ci arriva da lui e per il quale si preannuncia molto «movimento» al salone del libro di Londra (da oggi a mercoledì), conferma il talento di Vogel e in parte spiega perché sia rimasto non solo inedito ma anche, con tutta probabilità, volontariamente occultato.

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