Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/04/2012, a pag. 31, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo "Fratelli musulmani. Dove sono i moderati?".



Pierluigi Battista Mario Monti Fratelli Musulmani
Mario Monti, nel suo recente viaggio al Cairo, ha riconosciuto alla Fratellanza musulmana, congratulandosene, una natura «moderata». Poi è tornato in Italia, passando per Gerusalemme e commuovendosi allo Yad Vashem. Fosse partito qualche giorno dopo, avrebbe visto piazza Tahrir invasa dai «moderati» che accusavano un candidato presidenziale (poi decaduto) di «giudaismo» e affiancavano all'immagine di un altro la bandiera con la stella di David in segno di disprezzo. Sulle ali dell'entusiasmo per la «primavera araba», un predicatore egiziano, di nome Wajdi Ghenim, ha inneggiato alle mutilazioni femminili da imporre per legge. È dei Fratelli musulmani anche lui, ma sembra, in effetti, ben poco «moderato».
Si capisce, tutti speriamo che le componenti «moderate» prendano il sopravvento, in Egitto, ma anche in Tunisia e in Libia. Nel frattempo, Amr Moussa viene considerato un essere indegno perché, dicono al Cairo, nelle sue vene scorre «sangue ebraico». Il Foglio riferisce di un recente sondaggio in Egitto in cui il 60 per cento degli egiziani pensa che la legge debba combaciare integralmente con la sharia, l'84 per cento esige la pena di morte per chi ripudia l'Islam, il 77 per cento ritiene indispensabile che ai ladri sia tagliata la mano e l'82 per cento trova assolutamente urgente che le donne adultere siano lapidate. Speriamo che i «moderati» non leggano i sondaggi.
Sicuramente i «moderati», in questo non molto diversi dagli «estremisti» salafiti, desiderano che sia imposto con obbligo inderogabile il velo alle donne. Il loro programma fondamentale è basato su questo concetto ossessivamente ribadito: «Allah è il nostro obiettivo, il Profeta il nostro leader, il Corano la nostra legge, il jihad la nostra strada». Magari doseranno gli ingredienti, dilazioneranno l'applicazione integrale del loro progetto, scenderanno a patti con la parte laica della società, delle istituzioni e dell'esercito egiziano. Chissà. Ma nel frattempo non si sono alzate molte voci di protesta quando alle donne egiziane che entravano a piazza Tahrir dopo la defenestrazione del dittatore Mubarak è stato imposto con la forza il test della verginità. E anche quando i moderatissimi Fratelli hanno impedito fisicamente di parlare ai blogger laici e scanzonati che avevano innescato le grandiose proteste della primavera scorsa. Speriamo che le minoranze religiose siano rispettate dai moderati. Speriamo che le donne non siano malmenate, come negli altri regimi «moderati» del mondo islamico. Speriamo che la maggioranza parlamentare in Egitto non aspiri a fare come a Teheran per costruire un totalitarismo religioso asfissiante. Speriamo che la libertà di parola sia salvaguardata, che la libera stampa non sia soppressa del tutto, che le lapidazioni per le «adultere» siano soltanto una minaccia, che non si dia ascolto a chi vuole negare alle donne il diritto di studiare, come pure è stato detto. Speriamo che Monti abbia ragione. Speriamo veramente.
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