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Ugo Volli
Cartoline
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Storia di un passaporto 15/04/2012

Storia di un passaporto
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli


Timbro d'ingresso in Giordania               Abu Mazen e Yasser Arafat

Cari amici,

è l'ora di allarmarsi, siamo in pericolo. O meglio: è in pericolo.
Chi? Il nostro grande leader. Grande, si fa per dire,  credo che abbia vinto una gara al ribasso con l'hitlerino di Teheran, quel tale Achmadinedjad che ama
giocare con le atomiche e impiccare i dissidenti. Insomma è in
pericolo il nostro leader spiritualmente grande, il gigante della
politica, l'autorità del revisionismo sulla Shoà, Mahamud Abbas detto
in guerra Abu Mazen (che bello avere un nome di battaglia, non
piacerebbe anche a voi?) e per gli amici Sor Tentenna. Scusate se
questa mia descrizione è un po' traballante, che volete, sono
emozionato. Il fatto è che Muhammed Abbas è davvero in pericolo.
Vogliono togliergli la cittadinanza.

“Chi vuol togliergli la cittadinanza?” Vi state allarmando anche voi,
capisco. “Israele, naturalmente. Ah le losche mene dell'entità
sionista, colonialista, occupante edificatrice abusiva e tanto altro!
Ma come fanno a togliere la cittadinanza palestinese al presidente
palestinese?”
Calma, ragazzi. Capisco che anche voi siate emozionati e
lodo la vostra militanza antimperialista. Ma... il fatto è che c'è un
ma. “Cioè?” Ecco, non gli stanno togliendo la cittadinanza
palestinese, ma quella giordana. “E com'è possibile? Il presidente
palestinese ha la cittadinanza giordana? E' come se Napolitano fosse
francese o magari anche serbo... Come può fare il presidente
palestinese un serbo, vogliamo dire un giordano?” Infatti. Pensate che
il nuovo democratico e primaverile parlamento egiziano ha stabilito
che non possono non dico essere presidenti della Repubblica, ma
neppure candidarsi a questo ruolo coloro i quali siano anche solo
titolari di un doppio passaporto, loro, le loro mogli, figli,
fratelli, genitori e magari anche le colf. E' un trucco per impedire
la candidatura di El Baradei, l'ex direttore dell'Agenzia Atomica
dell'Onu che ha grandi responsabilità nell'aver favorito l'armamento
atomico iraniano e ha, guarda caso, una moglie iraniana - ma questo è
un altro discorso.

“E allora? Com'è che Muhammed Abbas ha il passaporto giordano?” Mah,
questo è un bel problema. Perché la Giordania diede la sua
cittadinanza a tutti gli arabi dei territori quando si annesse Giudea
e Samaria (la “Cisgiordania”, nel suo linguaggio) nel '49, senza
nessuna giustificazione legale - e quella sì che fu un'occupazione e
una pulizia etnica, ma né pacifisti, né stati arabi né Ong si
sognarono di protestare, anche solo per lo scempio del quartiere
ebraico di Gerusalemme. Ma questa cittadinanza fu ritirata dopo gli
accordi di Oslo, quando la Giordania rinunciò a ogni pretesa legale su
quelle terre. Dunque i “cisgiordani” diventarono improvvisamente
“palestinesi” e dovettero accontentarsi del passaporto dell'Autorità
Palestinese. Com'è che ai dirigenti dell'Anp restò in tasca la
cittadinanza giordana? Un piccolo favore politico? Un'assicurazione
sulla vita in cambio della promessa di non fare troppe agitazioni
oltre il Giordano? Chissà. Resta il fatto che ora gliela stanno
togliendo. Ai dirigenti dell'Anp, Abbas in testa, e anche a un bel po'
di “palestinesi” che sono arrivati da quelle parti dopo il '49.  Ed è
chiaro chi lo sta facendo, il governo giordano
(http://elderofziyon.blogspot.com.es/2012/04/abbas-may-lose-his-citizenship-his.html?utm_medium=twitter&utm_source=twitterfeed).
Di nuovo, però, nessuno protesta per questo gesto non proprio
simpatico.

“Ma qual è il senso di tutto ciò?” Le autorità giordane spiegano che
in questa maniera vogliono “rafforzare l'identità palestinese”. In
realtà la popolazione della Giordania è divisa in due, da un lato i
beduini che hanno tradizioni nomadi e forte vicinanza alle tribù
dell'Arabia, da cui viene anche la casa regnante (che fu collocata lì
dagli inglesi, dopo essere stata spodestata della Mecca dai sauditi).
Dall'altro il gruppo di contadini, artigiani e commercianti arabi, che
vengono un po' da tutto il mondo arabo (Siria, Egitto ecc.) e si
identificano coi “palestinesi” perché c'è sempre stata continuità
territoriale e di popolazione fra i due lati del Giordano. Non a caso
il territorio che oggi è Giordania faceva parte del mandato britannico
sulla Palestina, era destinato anch'esso a far parte della “national
home” del popolo ebraico secondo le deliberazioni della conferenza di
San Remo del 1920, e faceva parte della Terra di Israele storica, ma
fu staccato dal mandato in maniera giuridicamente assai spregiudicata
ad opera della Gran Bretagna per meri interessi coloniali. Comunque la
popolazione giordana che si identifica coi “palestinesi” è
maggioritaria e fortemente concentrata vicino al Giordano. C'è chi
ritiene che potrebbero cercare di impadronirsi del governo dello Stato
o cercare di costituire uno staterello “palestinese” a parte (un
altro, sarebbe il terzo o il quarto...). Ci provò anche Arafat negli
anni Settanta e ne uscì la più grande strage palestinese della storia,
il famoso “Settembre nero” venticinquemila ammazzati in undici giorni,
ben più che in tutte le guerre con Israele, da far risicare di invidia
tutta la famiglia Assad
(http://it.wikipedia.org/wiki/Settembre_nero_in_Giordania).

Il governo giordano e soprattutto la corona sta lavorando per impedire
un esito del genere e cerca di togliere peso e numeri ai “palestinesi”
giordani, togliendo a quanti più possibile la cittadinanza. E fra le
vittima, a quanto pare c'è anche il povero Abbas, che non ha più in
tasca il passaporto serbo, pardon giordano. Vedete quante storie si
nascondono dietro un libretto di carta? E quanto sia confusa e
intricata la storia del Medio Oriente? Molto più di quanto sospettino
i volonterosi antisemiti che pensano che, con l'abolizione di Israele
tutto si risolverebbe e la pace regnerebbe in Medio Oriente. Tutto al
contrario, i conflitti tribali, religiosi, dinastici sono così
complicati e intrecciati da esplodere continuamente, come mostra la
tanto propagandata “primavera” araba, nome in codice per indicare il caos in
Medio Oriente.


Ugo Volli


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