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Informazione Corretta Rassegna Stampa
14.04.2012 Turchia: laicità, un ricordo lontano
Commento di Astrit Sukni

Testata: Informazione Corretta
Data: 14 aprile 2012
Pagina: 1
Autore: Astrit Sukni
Titolo: «Turchia: laicità, un ricordo lontano»

Turchia: laicità, un ricordo lontano
Commento di Astrit Sukni

La ' nuova ' Turchia      Astrit Sukni                            Fazil Say

La procura di Istanbul ha sporto denuncia nei confronti del pianista e compositore turco Fazil Say, il quale è accusato di offendere il credo religioso islamico e di provocare il risentimento pubblico con una serie di messaggi pubblicati sul suo profilo Twitter. Secondo la procura di Istanbul, i messaggi sono ritenuti offensivi anche nei confronti dei cristiani e degli ebrei perché violano l’art. 301 del codice penale che condanna coloro che incitano il popolo all’istigazione e all’odio nonché ai valori religiosi.

In uno dei suoi  tweet Fazil Say scrive: “Muezzin recita la preghiera in meno di 30 secondi. Perché così tanta fretta? L’amante? O l’aspetta un bicchiere di raki (grappa)?”; “Sono ateo e altro non so”; “Sono ateo e sono fiero di dirlo chiaro e tondo”; “il paradiso islamico è un bordello o un pub visto che il Corano (sic) dice che in Paradiso vi abbondano fiumi di bevande e di houris (donne bellissime) per coloro che compiono buone azioni mentre sono su questa terra.”

Dopo aver scatenato indignazione e diviso l’opinione pubblica, Fazil Say ha rimosso i tweet “incriminati”. La Turchia laica ormai è un ricordo lontano. Con l’avvento al potere, nel 2002, del partito AKP di Erdogan, la liberta di religione e di espressione ha assunto toni cupi e preoccupanti. Il governo islamista presieduto da Erdogan ha iniziato piano piano a censurare la libertà di parola e di espressione di molti artisti e giornalisti turchi.
Questa epurazione ha portato alla condanna di più di 70 giornalisti fino a marzo 2012. Le condanne sono arbitrarie e l’accusa è quella di anti-terrorismo o/e presunti legami con organizzazioni terroristiche, una definizione troppo ampia di terrorismo che consente condanne pesanti nei confronti degli oppositori. Indagare Fazil Say per blasfemia è un bias di interpretazione della legge in quanto il governo usa il sistema di due-pesi-due-misure, ossia se a essere dileggiata la religione islamica e i sunniti, si rischia la carcerazione; invece quando si reca offesa e si dileggia nei confronti degli altri credo religiosi non si viene puniti e non costituisce istigazione all’odio.

Ad essere blasfemo, con l’applicazione arbitraria della legge, è il governo turco e non Fazil Say per aver espresso il suo libero pensiero che mai dovrebbe riguardare le autorità turche.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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